UE, ora solo il 32% degli italiani ci crede. E il duo Trump-Musk incombe
- di: Jole Rosati

In un clima internazionale in rapido mutamento, l’Unione europea si trova oggi al centro di un acceso dibattito sulla sua capacità di governare un continente sempre più frammentato. Secondo il Rapporto “Gli italiani e lo Stato” del 2024, realizzato da LaPolis Università di Urbino Carlo Bo in collaborazione con Demos e Avviso Pubblico, la fiducia degli italiani nell’UE è scesa al 32%, segnando un netto calo di sette punti percentuali rispetto all’anno precedente. Tale dato evidenzia una sfiducia crescente nei confronti delle istituzioni sovranazionali, a differenza del maggior consenso riservato agli enti territoriali quali Regioni e Comuni.
Un progetto incompiuto
La “costruzione europea” si rivela un’impresa ambiziosa, ma ancora in gran parte irrealizzata. L’UE, spesso definita “unione poco unita”, resta fortemente condizionata dalle scelte individuali degli Stati membri. L’allargamento verso Est, unito alla persistenza dell’influenza russa, complica ulteriormente il quadro, facendo emergere una percezione di frammentazione nell’“stato dell’Unione”. I cittadini italiani valutano con scetticismo le competenze dell’UE in settori chiave come difesa, giustizia, politica estera, immigrazione ed economia, con percentuali di sostegno che oscillano tra il 43% e il 46%.
Tensioni internazionali e ripercussioni nazionali
L’attuale contesto geopolitico non fa che accentuare questa crisi di fiducia. L’intensificarsi dell’invasione in Ucraina e la crescente pressione russa hanno generato un clima di incertezza che travalica i confini europei. La recente ri-elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha ulteriormente scosso il panorama internazionale, soprattutto dopo che il presidente ha attribuito, in una mossa che ha destato polemiche, a Zelensky – definito “privo di popolarità” – la responsabilità della guerra. Queste affermazioni, ampiamente contestate dagli esperti, sottolineano il mutamento degli equilibri politici globali e la difficoltà per l’Europa di delineare un’identità autonoma. Sull’Unione europea, inoltre, incombono le mire dell’Amministrazione Trump-Musk, con l’obiettivo, chiarissimo, di farne una colonia da cui estrarre valore economico grazie al suo mercato, ma relegandola al ruolo di pietanza nelle trattative geopolitiche tra Grandi.
La voce dei protagonisti
Nel dibattito interno, le divisioni politiche si fanno sempre più nette. Il leader europeo Merz, noto per il suo approccio deciso e critico verso il tradizionale orientamento transatlantico, ha dichiarato: “Forti anche senza Usa”, richiamando l’urgenza per l’Europa di rivalutare le proprie strategie e di affermare una maggiore autonomia decisionale.
Parallelamente, i sondaggi politici evidenziano come, nonostante la sfida serrata tra Fratelli d’Italia e il Partito Democratico, il governo italiano registri livelli di fiducia estremamente bassi. Tale situazione si accompagna a un generale scetticismo nei confronti del progetto europeo, soprattutto all’interno della base elettorale del Centro-Destra.
Lucio Caracciolo ha aggiunto ulteriore chiarezza al quadro, tracciando un parallelo tra l’evoluzione dell’Occidente e il percorso incompiuto dell’Europa moderna: la memoria della “costruzione europea” si scontra con le nuove dinamiche geopolitiche e interne.
Giovani, anziani e nuove prospettive
Il calo della fiducia non è omogeneo: i cittadini sotto i 30 anni e gli over 55, in particolare quelli con un livello di istruzione medio-alto, mostrano una maggiore propensione a sostenere un rafforzamento dei poteri comunitari. Questi gruppi, pur vivendo esperienze europee e globali differenti, percepiscono l’UE come uno strumento essenziale per superare i limiti imposti dai confini nazionali, sebbene il consenso complessivo sia ormai lontano da quello riscontrato in passato.
Verso un’Europa autonoma?
Di fronte a tensioni interne ed esterne, la sfida per l’Europa consiste nel ritrovare un equilibrio tra integrazione e autonomia. La crescente diffidenza nei confronti di un’UE percepita come inefficace nel gestire le crisi e le pressioni geopolitiche imposte da potenze esterne mette in luce l’urgenza di una riforma strutturale. Solo rafforzando la capacità decisionale e rispondendo alle istanze di trasparenza e solidarietà, l’Europa potrà riconquistare il consenso necessario per affrontare le sfide del futuro.