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Unioncamere, V rapporto sull'imprenditoria femminile: "Imprese green e innovative ma troppo fragili"

- di: Barbara Bizzarri
 
Unioncamere, V rapporto sull'imprenditoria femminile: 'Imprese green e innovative ma troppo fragili'
Il rapporto presentato oggi a Roma e realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne e Si.Camera sull’imprenditoria femminile evidenzia una forte propensione all’innovazione digitale e agli aspetti più green e sostenibili delle aziende ma, purtroppo, anche la tendenza a chiudere prima e a investire poco. Per quanto la ripresa post pandemia abbia convinto il 14% delle imprese femminili ad iniziare ad investire nel digitale a fronte dell’11% delle aziende maschili e un 12% a investire nel green contro il 9%, a queste si aggiunge, in misura equivalente alle imprese non femminili, il 31% di aziende che ha aumentato o mantenuto costanti gli investimenti in tecnologie digitali in questi anni e il 22% che ha fatto altrettanto nella sostenibilità ambientale, contro il 23% delle altre imprese, tuttavia la metà delle imprese femminili ha interrotto gli investimenti o addirittura esclude di avviarli nel prossimo futuro.

Unioncamere, pubblica il V rapporto sull'imprenditoria femminile

Commenta il presidente di Unioncamere, Andrea Prete: “Dinanzi alle grandi sfide poste dal PNRR al sistema produttivo nazionale, le donne italiane a capo di una impresa stanno rispondendo positivamente, accelerando sul fronte degli investimenti digitali e in tecnologie più rispettose dell’ambiente. Ma questa inclinazione va sostenuta ed aiutata. Le imprenditrici, infatti, sentono l’esigenza di migliorare la formazione alle nuove tecnologie 4.0 e green sia a livello scolastico che universitario, di avere un accesso più facile alle risorse finanziarie, di semplificare le procedure amministrative. E chiedono anche una forte e costante attività di sensibilizzazione su questi temi, per comprenderne meglio la portata e gli effetti. Sulla loro strada, le imprenditrici troveranno le Camere di Commercio, che non hanno mai fatto mancare il proprio supporto a tutte quelle donne già impegnate o che aspiravano a impegnarsi nel mondo dell’impresa”.

Alla fine di giugno 2022, le imprese femminili contano un milione e 345mila attività, il 22,2% del totale delle imprese italiane. Un universo con caratteristiche proprie rispetto alle imprese gestite da uomini: una maggior concentrazione nel settore dei servizi (66,9% contro il 55,7%), minori dimensioni (il 96,8% sono micro imprese fino a 9 addetti, contro il 94,7% delle maschili), una forte diffusione nel Mezzogiorno (il 36,8% delle imprese guidate da donne opera in queste regioni, contro il 33,7% delle non femminili). Le analisi effettuate mostrano anche che le imprese femminili hanno una minore capacità di sopravvivenza: a tre anni dalla loro costituzione, restano ancora aperte il 79,3% delle attività guidate da donne, contro l’83,9% di quelle a guida maschile e, dopo cinque anni, la quota delle imprese femminili che sopravvivono è del 68,1%, contro il 74,3% delle altre. Tante giovani donne, però, scelgono la via dell’impresa: le imprese giovanili femminili sono il 10,5% del totale delle aziende condotte da donne, mentre l’imprenditoria giovanile pesa per il 7,6% sull’insieme delle imprese maschili. Fondare una impresa rappresenta anche una via importante di integrazione sociale ed economica e questo vale ancora di più per le donne.

Le imprenditrici di origine straniera sono infatti percentualmente più numerose: tra le imprese femminili, quelle guidate da straniere sono l’11,8%, a fronte del 10,4% di quelle condotte da uomini. Nel secondo trimestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, il numero delle imprese femminili è rimasto sostanzialmente stabile, crescendo di 1.727 unità (+0,1%) e il confronto con lo scorso anno mostra un incremento delle imprese femminili soprattutto nell’industria (+0,3%) e nei servizi (+0,4%), tra le società di capitali (+2,9%), nel Mezzogiorno (+0,6%) e tra le imprese straniere (+2,6%).
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