Crescono le imprese straniere, in Italia sono 657.000: +28% in agricoltura

- di: Barbara Bizzarri
 

Italia delle imprese sempre più multietnica con una netta settorializzazione a seconda della nazionalità di provenienza: commercio soprattutto per i cittadini marocchini, costruzioni per i titolari romeni, manifattura e intrattenimento per i cinesi. Le imprese straniere crescono sensibilmente anche nel 2023 e raggiungono il numero di 657 mila, il 10% in più rispetto a 5 anni fa, mentre quelle con titolari italiani nello stesso periodo sono diminuite del 3%: è quanto emerge dai dati Unioncamere-InfoCamere aggiornati al 30 giugno 2023 sulle imprese straniere iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio, che indicano un saldo positivo per 14.500 unità nei primi sei mesi di quest’anno, frutto di 35.501 iscrizioni e 20.923 cessazioni.

Crescono le imprese straniere, in Italia sono 657.000: +28% in agricoltura

“La multietnicità delle imprese in Italia è un bene - ha commentato il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete - perché fare impresa aiuta ad integrarsi e perché si pone un freno alla denatalità, fenomeno che coinvolge l’Italia e che non può alla lunga non ripercuotersi sul sistema imprenditoriale. Se la concorrenza è leale è la benvenuta e migliora il tessuto delle imprese”.

A trainare l’imprenditoria straniera nel primo semestre 2023 sono stati i settori delle costruzioni e dei servizi (+3% su base annua) che insieme rappresentano il 44% del totale, insieme all’agricoltura (+5%). Il commercio registra una lieve frenata (-0,7%) ma resta il settore più rappresentativo con oltre 261mila imprese. Sotto il profilo territoriale la maggior parte delle imprese straniere si concentra nel Nord-Ovest a partire dalla Lombardia (il 31% del totale). La provincia con la maggiore concentrazione di imprese straniere si conferma Prato, dove l’incidenza è pari al 33%, seguita da Trieste (20%) e Firenze (18%). All’estremo opposto la provincia con la minore incidenza è Barletta-Andria-Trani con il 2,5%.

Restringendo l’analisi alle imprese individuali, Marocco, Romania e Cina sono i Paesi da cui provengono la maggior parte dei titolari d’azienda (34% del totale) seguiti da Albania, Bangladesh e Pakistan (19%) e quindi da Egitto, Nigeria e Senegal (11%). Gli imprenditori marocchini combinano una marcata presenza ad una forte specializzazione territoriale, vantando la massima incidenza nelle province dello Stretto (Catanzaro, Reggio Calabria e Messina). La presenza dei romeni invece risulta meno specializzata territorialmente in quanto raggiunge la massima incidenza in province collocate in tre regioni diverse (Viterbo, Torino, Cremona). I titolari cinesi invece mostrano un’elevata incidenza e concentrazione in Toscana (Prato con il primato assoluto del 70% e Firenze) ma anche nelle Marche (Fermo).

Proprio sulla base dei dati Unioncamere, inoltre, Coldiretti ha rilevato che, con un balzo del 28% è in agricoltura che si è verificato il tasso più elevato di crescita della presenza di stranieri alla guida delle imprese negli ultimi cinque anni. La forte crescita della presenza di titolari stranieri, sottolinea Coldiretti, è in netta controtendenza rispetto alla riduzione generale del numero di imprese agricole condotte da italiani che si è verificata negli ultimi anni. Sono 20175 le imprese agricole condotte da stranieri in Italia, distribuite in maniera abbastanza eterogenea sul territorio nazionale. Toscana e Sicilia sono le due regioni in cui l'incidenza è più rilevante.

Anche l’agricoltura italiana è, dunque, sempre più multietnica con la presenza, insieme a tanti contadini "vip" che hanno scelto le campagne italiane, anche di molti immigrati che dopo un’esperienza in qualità di lavoratore dipendente sono riusciti a diventare imprenditori di sé stessi e a raggiungere una vera integrazione sociale ed economica. Una presenza qualificante per il settore grazie all’esperienze di altre culture ma anche di nuove tecniche produttive e tipi di coltivazioni.

Un contributo che è arricchito da 362 mila lavoratori dipendenti provenienti da tutto il mondo che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo ben il 32% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore nel 2022, secondo l’analisi della Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico immigrazione a cura del Centro studi e ricerche Idos. La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia è quella rumena con 78.214 occupati, davanti a indiani con 39.021, marocchini con 38.051 che precedono albanesi (35.474), senegalesi (16.229), pakistani (15.095), tunisini (14.071), nigeriani (11.894,) macedoni (9.362), bulgari (7.912) e polacchi (7.449).

Si tratta soprattutto di lavoro stagionale con picchi di domanda nei periodi estivi della raccolta che, conclude Coldiretti, sono garantiti grazie a lavoratori regolari provenienti da altri paesi perfettamente integrati che si fermano in Italia per qualche mese, tornando anno dopo anno con reciproca soddisfazione.

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