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Accordo USA-Panama, truppe americane già sul territorio. Cresce la tensione sul controllo del Canale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Accordo USA-Panama, truppe americane già sul territorio. Cresce la tensione sul controllo del Canale

Gli Stati Uniti tornano a puntare gli occhi sul Canale di Panama. Con un accordo definito “strategico” e siglato nelle ultime settimane, il governo panamense ha autorizzato la presenza militare statunitense presso alcune infrastrutture nevralgiche legate al controllo e alla sicurezza del Canale. L'annuncio, dato dallo stesso Donald Trump durante una riunione a porte chiuse con i membri del suo gabinetto, è stato poi confermato dal Segretario alla Difesa Pete Hegseth (nella foto), di ritorno da una missione diplomatica proprio a Panama. Secondo quanto dichiarato, molte truppe americane sono già operative sul posto e hanno occupato aree considerate “strategiche”, un’espressione che alimenta interrogativi sulla reale portata dell’accordo e sugli equilibri geopolitici in atto.

Accordo USA-Panama, truppe americane già sul territorio. Cresce la tensione sul controllo del Canale

Al centro della decisione americana c’è la crescente influenza della Cina sulla regione, in particolare attraverso l’interesse per il controllo logistico e commerciale del Canale. Negli ultimi anni, infatti, Pechino ha investito pesantemente in infrastrutture e aziende locali, tentando di costruire una presenza economica forte nel cuore dell’America Latina. Washington teme che questi investimenti non siano solo di natura commerciale, ma rappresentino un tentativo di espandere la propria influenza politica e militare. Lo schieramento di truppe americane, in quest’ottica, assume la valenza di una contromossa: impedire che il controllo – o anche solo l’accesso strategico – al Canale venga sottratto all’influenza occidentale. Trump è stato esplicito: “Abbiamo occupato alcune aree che prima non avevamo”, lasciando intendere che si tratta di un’azione preventiva, non solo simbolica.

Un ritorno alla Dottrina Monroe?
Il ritorno della presenza militare americana a Panama, dopo anni di sostanziale disimpegno, ha il sapore di una riedizione moderna della Dottrina Monroe: l’idea, cioè, che l’America Latina debba restare una sfera d’influenza esclusivamente statunitense. È un messaggio rivolto non solo alla Cina, ma anche agli altri attori globali che negli ultimi anni hanno cercato di accrescere il loro peso nella regione, dalla Russia all’Iran. L’accordo potrebbe dunque innescare una nuova fase di tensione tra potenze, alimentando un braccio di ferro su scala globale. La collocazione geografica del Canale – passaggio obbligato per il commercio marittimo tra Atlantico e Pacifico – lo rende infatti un punto nevralgico per gli equilibri internazionali, e la sua militarizzazione rappresenta un cambio di paradigma importante dopo decenni di gestione civile.

Le incognite sul fronte locale
La reazione dell’opinione pubblica panamense e dei Paesi limitrofi non è ancora chiara, ma già si registrano prime frizioni. Se da un lato il governo ha firmato l’intesa con Washington per ragioni di sicurezza e cooperazione economica, dall’altro lato crescono le critiche nei settori progressisti e nelle comunità indigene, che vedono il ritorno delle truppe americane come una forma di neocolonialismo. A ciò si aggiunge l’assenza di trasparenza sui dettagli dell’accordo: non sono stati resi pubblici i limiti temporali della presenza militare né le eventuali clausole di recesso. Le opposizioni parlano di un “accordo opaco” e invocano un dibattito parlamentare, mentre le organizzazioni internazionali osservano con attenzione lo sviluppo della situazione, temendo che possa innescare una corsa al riarmo nella regione.

Panama come nuova zona calda globale
La partita che si sta giocando a Panama non riguarda soltanto la sicurezza regionale, ma tocca direttamente gli equilibri mondiali. Con lo sguardo puntato sulla Cina, l’amministrazione Trump rilancia una strategia muscolare che riporta i temi della supremazia marittima e della sicurezza logistica al centro del dibattito geopolitico. La presenza americana in Centro America – dopo anni in cui l’attenzione si era spostata altrove, dal Medio Oriente al Pacifico – segna una svolta che potrebbe aprire una nuova fase della competizione globale. Le prossime settimane saranno decisive per capire se questa mossa sarà seguita da una reazione cinese, da un'escalation diplomatica o da un progressivo rafforzamento militare anche in altri snodi strategici del pianeta.

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