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Utilitalia, rapporto Sud: utility e filiera valgono complessivamente 16 miliardi

- di: Barbara Bizzarri
 
Utilitalia, rapporto Sud: utility e filiera valgono complessivamente 16 miliardi

Le filiere di acqua, energia e ambiente valgono quasi il 5% del Pil dell’Italia meridionale: è quanto emerge dal Rapporto Sud di Utilitalia e Svimez, presentato oggi a Palermo, dopo la firma lo scorso luglio dell’accordo con cui nove utilities del Mezzogiorno hanno costituito la Rete Sud.  Si tratta di un’iniziativa attraverso la quale le imprese associate a Utilitalia hanno deciso di fare squadra per migliorare i servizi offerti ai cittadini e affrontare congiuntamente le sfide operative, finanziarie e regolatorie del momento. «Con questa iniziativa la federazione ha voluto fornire un contributo concreto per un maggiore sviluppo dei servizi pubblici al Sud, che soffrono di un’eccessiva frammentazione e di un’ancora troppo diffusa presenza di gestioni in economia - spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini -. Fare rete tra i gestori è un passo importante per rafforzare il sistema delle imprese dei servizi pubblici secondo una logica industriale, un percorso obbligato per migliorare i servizi forniti ai cittadini, e per generare impatti positivi sull’occupazione e sull’indotto locale».

Utilitalia, rapporto Sud: utility e filiera valgono complessivamente 16 miliardi

La dimensione economica delle utility meridionali, in base alla quarta edizione del rapporto, è quantificabile in 11,5 miliardi di euro, ovvero il 24% del valore aggiunto realizzato dall’intero comparto italiano.  Considerando il contributo offerto dalle imprese che operano sull’intera filiera delle utility, si arriva a circa 16,1 miliardi: pari al 4,7% del Pil del Mezzogiorno: «Le utility assumono un ruolo decisivo nel supportare i segnali di ripresa dell’economia meridionale, favorendo la trasformazione strutturale che i sistemi economici territoriali dovranno avviare per contrastare e vincere le sfide legate al  cambiamento climatico e ai nuovi equilibri economici globali», sottolinea Luca Bianchi, direttore generale di Svimez.  Il Sud Italia, del resto, ha il maggiore potenziale su scala nazionale di produzione da fonti rinnovabili, in particolare l’eolico e il solare. Oggi il Mezzogiorno ha assunto un ruolo decisivo nel settore fotovoltaico, contribuendo per circa il 35% della capacità totale installata, che è in crescita in tutte le regioni del Sud: per raggiungere i target del Fit for 55, la capacità fotovoltaica addizionale (53,6 gigawatt) prevista entro il 2030 si concentrerà per il 61% nel Mezzogiorno. 

Tra le misure suggerite dalla federazione per implementare il settore figurano l’integrazione verticale della filiera, lo sviluppo di soluzioni integrate per offrire servizi innovativi, l’incoraggiamento dell’autoproduzione e il ricorso a investimenti in digital e tecnologie innovative.  In tema di rifiuti, il Sud Italia sconta invece un importante gap dal punto di vista impiantistico, per cui è difficile evitare l’export verso altre regioni o l’estero e il conferimento in discarica. Per centrare i target europei al 2035 sull’economia circolare, il fabbisogno impiantistico per i rifiuti indifferenziati è stimato da Utilitalia in 2,5 milioni di tonnellate ed è principalmente concentrato nelle regioni centro-meridionali; migliore è la situazione dei rifiuti organici, grazie ai numerosi impianti recentemente attivati o in costruzione, grazie anche ai finanziamenti del Pnrr.   Per quanto riguarda il sistema idrico, la siccità del 2023-2024 che ha colpito il Sud Italia mette in risalto le vulnerabilità del sistema infrastrutturale. Per uscire dalle logiche emergenziali, secondo il Rapporto, sono ancora troppe le gestioni in capo agli enti locali che, con una bassissima capacità di investimento (appena 11 euro per abitante nel 2022, contro una media nazionale di 70 euro), non consentono una rapida attuazione degli adeguamenti necessari.  Serve ridurre drasticamente le perdite di rete, fare manutenzione sugli invasi e puntare sulla differenziazione degli approvvigionamenti, incoraggiando anche la realizzazione di impianti di dissalazione e puntando sul riutilizzo delle acque reflue depurate.

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