Tornano a calare le vendite al dettaglio a dicembre: prosegue l'incertezza

- di: Daniele Minuti
 
Dopo il leggero aumento di novembre, a dicembre tornano a scendere le vendite al dettaglio, in calo dello 0,2% in valore e dello 0,7% in volume rispetto al mese precedente, mentre su base annua c'è un aumento del 3,4% del valore e un calo del 4,4% del volume: sono questi i dati contenuti nelle le stime preliminari Istat, che registrano come nel quarto trimestre 2022, in termini congiunturali, le vendite siano cresciute in valore dello 0,4% e calate in volume dell'1,8%, con i beni alimentari in aumento in valore di 0,7 punti percentuali e in calo in volume di 2,6 punti percentuali. Andamento analogo per i beni non alimentari (+0,2% in valore e -1,2% in volume).

Tornano a calare le vendite al dettaglio a dicembre: prosegue l'incertezza

Nell’intero 2022 le vendite aumentano in valore del 4,6% sull'anno precedente, mentre i volumi diminuiscono (-0,8%) per effetto del calo dei beni alimentari (-4,2%), non compensato dall'aumento di quelli non alimentari (+1,9%). La crescita in valore ha interessato tutte le forme distributive, con gli aumenti maggiori per la grande distribuzione specializzata e per i discount.

La nota recita: "A caratterizzare il calo congiunturale di dicembre è il lieve aumento in valore (+0,1%) e la diminuzione in volume (-0,6%) dei beni alimentari, mentre i non alimentari calano sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,4% e -0,8%). Su base tendenziale, c’è un aumento del 3,4% in valore e un calo in volume (-4,4%). Andamento analogo per le vendite dei beni alimentari (+5,8% in valore e -6,6% in volume) e dei beni non alimentari (rispettivamente +1,7% in valore e -3,1% in volume).
Rispetto a dicembre 2021, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per tutte le forme di vendita: grande distribuzione (+6,5%), imprese operanti su piccole superfici (+0,8%), vendite al di fuori dei negozi (+1,2%) e commercio elettronico (+0,3%)"
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L'Ufficio Studi Confcommercio ha così commentato: "Un dato peggiore delle attese che indica un chiaro sintomo delle difficoltà che cominciano ad avere le famiglie nel mantenere i livelli di benessere economico. Infatti, al netto degli importanti aiuti che continuano a sostenere soprattutto le fasce più deboli della popolazione, le pressioni determinate dall’elevata inflazione sul reddito disponibile e sulla ricchezza detenuta in forma liquida continuano a comprimere i consumi. I prezzi relativi, in peggioramento per i beni agevolano lo spostamento verso i servizi, soprattutto turistici. Anche su questo versante, tuttavia, è lecito prevedere un rallentamento nell’orizzonte del primo semestre dell’anno in corso. Tutto ciò si potrebbe tradurre in un primo quarto del 2023 caratterizzato da una moderata riduzione del prodotto in termini congiunturali. In un contesto che vede quasi tutte le tipologie distributive evidenziare, al netto della componente relativa al prezzo, andamenti non positivi delle vendite, i piccoli negozi continuano a essere particolarmente penalizzati. Nella media dello scorso anno le vendite di prodotti alimentari erogate dagli esercizi di minori dimensioni sono cresciute a valore dell’1%, implicando una forte riduzione dei volumi distribuiti a causa di una crescita dei prezzi della categoria pari all’8,8%. L’equilibrio di molte piccole imprese è, quindi, già molto fragile e non si può escludere una riduzione dei livelli di servizio commerciale in molte città italiane".

Gli fa eco Mario Resca, presidente Confimprese: "La frenata delle vendite a dicembre rientra nel quadro economico generale su cui impattano caro energia e inflazione. Inoltre, la corsa agli acquisti di fine novembre del Black friday conferma l’erosione delle vendite natalizie, che si sono concentrate su acquisti a prezzi contenuti in attesa di spese maggiori durante i saldi invernali. Tuttavia, nel mese di gennaio le nostre aziende danno segnali di fiducia che fanno ben sperare in una ripresa dei consumi nella tarda primavera, ma è necessario che si allenti la spinta inflazionistica".

In ultimo arrivano le dichiarazioni di Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione: "Nonostante un rallentamento dei prezzi dei beni energetici, il quadro economico rimane ancora caratterizzato dall’incertezza e da un elevato livello di inflazione di fondo, fattori questi che incidono sul potere d’acquisto degli italiani che da mesi stanno riducendo i consumi, in termini sia qualitativi che quantitativi. In particolare, da mesi registriamo una frenata significativa dei volumi di vendita nel comparto alimentare, che a dicembre è stata del -6,6% rispetto ad un anno prima. Un trend negativo che sta già mettendo in difficoltà alcune filiere agroalimentari. In questo scenario economico, che rimane complesso, gli italiani continuano a essere preoccupati per la tenuta dei propri bilanci familiari, fortemente gravati negli ultimi mesi dalla crescente pressione dell’inflazione nelle diverse voci di spesa quotidiana. La Distribuzione Moderna ha rilevato, nel corso dell’ultimo anno, che le abitudini di acquisto delle famiglie si stanno orientando sempre di più verso un’ottica di risparmio e convenienza, soprattutto sui beni più essenziali del comparto alimentare. Un trend che, qualora si affermasse e la corsa dei prezzi non dovesse essere adeguatamente contrastata, a tutela del potere di acquisto degli italiani, potrebbe influenzare significativamente i consumi, con il rischio di una frenata della domanda interna. Come comparto distributivo, riteniamo quantomai urgente avviare un confronto costruttivo con tutti gli attori della filiera, in particolare con l’industria del largo consumo, con l’obiettivo di trovare, con senso di responsabilità, tutte le soluzioni possibili per contrastare la spinta inflattiva ancora in atto. La crescita del Paese non può che passare dalla capacità di sostegno al consumo interno e dalla tutela delle eccellenze produttive e dei prodotti di qualità del made in Italy".
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