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Volkswagen lascia Xinjiang: tra affari e diritti umani in Cina

- di: Matteo Borrelli
 
Volkswagen lascia Xinjiang: tra affari e diritti umani in Cina
Volkswagen ha annunciato la vendita del suo stabilimento situato a Urumqi, nella regione cinese dello Xinjiang, gestito in collaborazione con il partner locale SAIC. La decisione arriva in un contesto di crescenti pressioni internazionali riguardo alle condizioni di lavoro e ai diritti umani nella regione, nota per essere al centro di controversie legate al trattamento della minoranza uigura.

La vendita e le motivazioni
Lo stabilimento di Urumqi, aperto nel 2013 con l’obiettivo di consolidare la presenza di Volkswagen nel mercato cinese occidentale, è stato oggetto di critiche per la sua posizione strategica nel cuore dello Xinjiang. Secondo fonti aziendali, la decisione di cedere l’impianto è legata principalmente a considerazioni economiche: la domanda per i veicoli prodotti nello stabilimento è stata costantemente bassa, rendendo l’operazione insostenibile.
Herbert Diess, CEO di Volkswagen fino a poco tempo fa (è stato  sostituito da Oliver Blume, nella fotoha spesso difeso la presenza dell’azienda nella regione, sostenendo che “Volkswagen opera secondo i più alti standard etici in tutti i mercati”. Tuttavia, il cambio di leadership e le crescenti critiche internazionali hanno probabilmente influenzato la decisione.

Controversie sui diritti umani
La regione dello Xinjiang è da anni al centro di accuse di violazioni dei diritti umani, con segnalazioni di lavori forzati e sorveglianza di massa nei confronti della minoranza musulmana uigura. Organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno chiesto alle multinazionali di interrompere le operazioni nella regione per non essere complici di tali abusi.
Volkswagen, uno dei pochi produttori occidentali con una presenza nello Xinjiang, è stata spesso messa sotto pressione da attivisti e governi stranieri. Nel 2022, un’indagine indipendente aveva già sollevato dubbi sulla trasparenza dell’azienda riguardo alle condizioni di lavoro nello stabilimento di Urumqi.

Impatti sul mercato cinese

La decisione di vendere l’impianto non rappresenta un ritiro dal mercato cinese, dove Volkswagen rimane uno dei principali attori con una quota di mercato significativa. Tuttavia, segnala un cambiamento nella strategia aziendale. “Questa mossa riflette una crescente attenzione ai rischi reputazionali e geopolitici legati alle operazioni nelle regioni sensibili”, ha dichiarato un analista di mercato di Fitch Ratings.
La Cina, che rappresenta il più grande mercato automobilistico del mondo, rimane cruciale per i profitti di Volkswagen. Tuttavia, le tensioni tra Cina e Occidente potrebbero complicare ulteriormente il panorama per le multinazionali.

Reazioni e prospettive
Attivisti per i diritti umani hanno accolto con favore la decisione di Volkswagen, ma molti sottolineano che “il danno reputazionale era già stato fatto”. Nel frattempo, il governo cinese ha minimizzato la notizia, sostenendo che la decisione è una “normale dinamica di mercato”.
La vendita dell’impianto potrebbe servire da esempio per altre aziende occidentali che operano nello Xinjiang. La pressione per aderire a standard etici più elevati è in crescita, e sempre più imprese si trovano a dover bilanciare i profitti con la responsabilità sociale.

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