Flop concorso magistratura: passa solo il 5%. Ma di chi è la colpa?

- di: Barbara Leone
 
E’ l’ignoranza che avanza. Di primo acchito verrebbe spontaneo commentare così l’inquietante notizia del gigantesco flop del concorso in magistratura, che ha visto un miserissimo 5% dei partecipanti superare la prova scritta della selezione. Dei 3797 che si erano presentati la scorsa estate, infatti, solo 220 sono passati agli orali. Col risultato, praticamente già certo, che almeno 90 dei 310 posti messi a concorso resteranno scoperti. A detta di Luca Poniz, pm milanese facente parte della commissione d’esame, i concorrenti non avrebbero un livello culturale adeguato al ruolo preposto: povertà linguistica e argomentativa, scarsa capacità di ragionamento ed errori marchiani di concetto, diritto e finanche di grammatica sarebbero alla base di questa “strage” d’aspiranti toghe. “Trovarecandidati del concorso in magistratura che non sanno andare a capo è un problema molto serio - ha detto il pm -, io l’ho imparato in terza elementare”. Insomma, un vero e proprio disastro. A cui s’aggiunge il recente allarme lanciato da Save the children, secondo cui un quindicenne su due non comprende il significato di un testo scritto. 

E’ l’ignoranza che avanza, dunque? Certo, ma non ci meravigliamo affatto. Anzi, era prevedibilissimo. Perché il delitto della cultura in Italia ha dei colpevoli ben precisi, che non sono ovviamente i ragazzi. I quali non hanno una preparazione sufficiente perché sulla scuola la politica ha tagliato con l’accetta, imponendo pseudoriforme degradanti e mortificanti per chi insegna e per chi apprende. Con dei soldi ridicoli alla scuola, e quindi ai docenti, viene chiesto di tutto di più: corsi sul bullismo, sull’affettività, sulla sicurezza stradale, sulla parità di genere e chi più ne ha più ne metta. Tutto è demandato alla scuola. Poi c’è l’alternanza scuola-lavoro, che lo vogliamo dire una volta per tutte? E’ una boiata pazzesca. Poi ci sono gli invalsi, ovvero il crocificio dei test a crocette che arricchisce solo i membri del Miur che se ne occupano. Dulcis in fundo le famiglie, che se poco poco ti azzardi a dire che il pargolo è un ciuccio con la coda tempo un nanosecondo e stanno già in procura a fare la denuncia. Ma questi poveri ragazzi che cosa dovrebbero imparare da un sistema così?

Dove l’istruzione è l’ultima ruota del carro. Fuori dalla scuola, poi, è il festival dei somari. Dall’indecenza dei reality a quella dei talk show. E sì, pure quella di certi giornalisti. Che dovrebbero essere i custodi della lingua italiana oltre che della verità, e invece hanno sdoganato i peggio svarioni. Come l’uso passivo dei verbi intransitivi, che dovrebbe essere l’abc soprattutto per un giornalista. E così un ragazzo accende la tv dove la giornalista taldeitali dice bella convinta: è stato sparato. Sì, alla grammatica sicuro le hai sparato. Per non parlare delle concordanze sballate, i periodi sospesi o lunghi una quaresima, uomini che diventano donne e viceversa, punteggiatura da orticaria, congiuntivi sconosciuti, piuttosto che messo ad capocchiam… E potremmo andare avanti all’infinito. Sull’analfabestismo del web, poi, meglio stendere un velo pietoso perché c’è veramente solo da piangere. Ignoranza che genera ignoranza. In questo meraviglioso valzer di asinaggine ci vogliamo meravigliare degli aspiranti magistrati che non conoscono l’uso dell’a capo? Forse a capo ci dovrebbe andare la classe politica, che di certo non è popolata da premi Nobel e Pulitzer. Fare un solenne mea culpa e rimettere mano, seriamente e definitivamente, alla scuola. Il resto sta a noi, giornalisti compresi. Spegnere ogni tanto web e tv ed aprire un caro vecchio libro sarebbe un inizio per dare il buon esempio ai nostri ragazzi. Perché ne va del loro futuro, ed anche del nostro. O di quel che resta. 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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