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Fisco verde, il cantiere italiano tra ambizioni e impasse

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Fisco verde, il cantiere italiano tra ambizioni e impasse

L’Italia prova a ridisegnare il ruolo della leva fiscale nella transizione ecologica, ma resta sospesa tra annunci e applicazioni parziali. A Napoli, durante il Forum “Fisco green: equità, sviluppo e semplificazione”, organizzato dalla Cassa nazionale dei ragionieri ed esperti contabili, il dibattito ha messo a nudo i limiti di un sistema che ha fatto della fiscalità una leva dichiarata, ma non sempre efficace. Un’assemblea con i toni del confronto costruttivo, ma anche dell’urgenza politica e istituzionale di dare coerenza alle scelte.

Fisco verde, il cantiere italiano tra ambizioni e impasse

A delineare un primo perimetro è Mauro Del Barba, esponente di Italia Viva e primo firmatario della legge sulle società benefit (nella foto). La sua è una posizione di equilibrio tra mercato e regola: “Per anni ho evitato di proporre incentivi fiscali, per lasciare al mercato il tempo di maturare. Oggi possiamo iniziare a ragionare su una fiscalità di vantaggio, piccola e progressiva, per chi assume impegni veri e duraturi in termini di sostenibilità”. Un’apertura che punta a premiare modelli solidi, evitando scorciatoie o operazioni di facciata.

Guerino Testa, Fratelli d’Italia, insiste sull’efficacia strategica del piano Transizione 5.0: “Il fisco deve stimolare comportamenti virtuosi, dall’efficienza energetica alla mobilità sostenibile. Crediti d’imposta, tassazione agevolata sui veicoli a basse emissioni e detrazioni mirate sono strumenti da potenziare, non da accantonare”. Nel suo intervento, Testa segnala anche la necessità di consolidare partnership tra pubblico e privato e rafforzare le misure per le famiglie a basso reddito. Ma ammette che la partita si gioca su un equilibrio sempre più fragile tra crescita e giustizia fiscale.

Antonio Misiani, Partito Democratico, affonda sulla gestione del piano Transizione 5.0: “Era nato con un impianto condivisibile, ma l’applicazione è stata un disastro. Solo il 10% delle risorse è stato utilizzato. Il problema è la complessità delle procedure. Se non semplifichiamo, nessun incentivo sarà realmente accessibile”. La critica si allarga anche alle scelte dell’attuale governo sulla riqualificazione edilizia: “La stagione del Superbonus è chiusa, ma si è scelto di tagliare anche le detrazioni ordinarie. Un errore che colpirà le famiglie e frenerà l’edilizia”.

Sala: “In Europa il fisco è l’unico motore rimasto. E noi?”
Nel panorama europeo, dove la politica monetaria è accentrata nelle mani della Bce, Fabrizio Sala (Forza Italia) rilancia: “Il fisco è l’unica leva sovrana che ci resta per guidare lo sviluppo. Ma serve una strategia chiara. Se moltiplichiamo bonus e deduzioni senza un piano complessivo, non raggiungeremo mai gli obiettivi della transizione”. L’energia, i costi delle imprese, la competitività del sistema Paese: tutto, dice, ruota attorno alla capacità dello Stato di governare la trasformazione con strumenti coordinati.

Dalla platea dei professionisti, Mario Chiappuella – commercialista dell’Ordine di Massa Carrara – chiede una riflessione più ampia: “Il fisco deve diventare strumento di equità. La transizione ecologica rischia di scaricare i suoi costi sui soggetti più fragili. Serve equilibrio, altrimenti aumenteremo le distanze sociali”. La transizione, nella sua lettura, non è solo green, ma soprattutto giusta.

A chiudere i lavori, Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili, riassume in poche righe la direzione da prendere: “La leva fiscale funziona solo se è leggibile, stabile e ben strutturata. Non possiamo più permetterci bonus episodici o misure confuse”. E lancia una proposta che guarda oltre: “La sostenibilità deve entrare nella cultura del Paese, a partire dalle scuole. Solo così si può costruire un futuro in cui il fisco premi davvero chi innova e rispetta l’ambiente”. Il tempo, ora, è una variabile decisiva.

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