Ondate di calore marine nel Mediterraneo: scoperte sorprendenti, meccanismi climatici e modelli predittivi per affrontare l’emergenza.
Ondate di calore marine: un approfondimento acceso e informato
Un recente studio rivela i meccanismi scatenanti delle ondate di calore marine nel Mediterraneo e prepara la strada per previsioni più affidabili.
Un binomio determinante: dorsali subtropicali e venti deboli
Il Mediterraneo è teatro di ondate di calore marine quando dorsali subtropicali persistenti — anticicloni che dall’Africa si estendono verso il mare — si stabilizzano per almeno cinque giorni, causando l’arresto dei venti. Il risultato è che il mare smette di disperdere calore e la superficie si riscalda velocemente.
Numeri che spaventano
L’analisi di eventi registrati dal 1982 al 2022 evidenzia che, nella parte occidentale del Mediterraneo, il 63,3% delle ondate di calore marine coincide con la combinazione di dorsali subtropicali persistenti e venti deboli. La percentuale scende al 46,4% nella zona centrale e al 41,3% in quella orientale. Eppure, queste condizioni atmosferiche si verificano solo tra l’8,6% e il 14,6% dei giorni estivi. Ciò significa che, quando si manifestano insieme, la probabilità di un’ondata di calore marina cresce da quattro a cinque volte rispetto alla media stagionale.
Perdita di calore e riscaldamento accelerato
Il fenomeno è amplificato dal fatto che, in assenza di venti sostenuti, viene meno oltre il 70% della dispersione di calore verso l’atmosfera. Si riducono sia l’evaporazione sia lo scambio di calore per conduzione, e diminuisce anche il rimescolamento delle acque superficiali con strati più profondi e freschi. Il risultato è un’impennata rapida e localizzata delle temperature marine.
Implicazioni ecologiche e clima: subito allerta, subito azione
Ecosistemi fragili in bilico
Il Mediterraneo si riscalda a una velocità superiore alla media globale, e questo rende vitale la capacità di prevedere gli eventi estremi. Nel giugno 2025 sono state rilevate temperature marine da 3 a 6 gradi sopra la media del periodo 1982–2023, valori che normalmente si registrano in agosto. Le anomalie più evidenti sono state segnalate tra le coste spagnole e italiane. Questi picchi termici possono compromettere la sopravvivenza di pesci, invertebrati e coralli, alterando gli equilibri riproduttivi e portando alla morte di intere popolazioni marine.
Previsioni a breve termine: ora si può
Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, insieme a diversi partner scientifici, sta perfezionando sistemi previsionali come il MedFS (Mediterranean Forecasting System), che consente di anticipare le ondate di calore marine con fino a dieci giorni di preavviso. Questa capacità predittiva è cruciale per settori come pesca, acquacoltura e gestione delle aree marine protette.
Parallelamente, si stanno sperimentando modelli di machine learning in grado di stimare con rapidità e precisione la temperatura superficiale del mare e l’insorgere di ondate di calore, offrendo prestazioni pari o superiori ai modelli numerici tradizionali.
Sapere oggi per agire domani
La ricerca scientifica ha ormai identificato con chiarezza le condizioni che portano il Mediterraneo a vivere ondate di calore marine: la coesistenza di dorsali subtropicali persistenti e venti deboli. Capire questo meccanismo significa poter intervenire in anticipo con strategie di allerta e mitigazione, in un contesto in cui il mare nostrum è destinato, se non si agisce rapidamente, a diventare sempre più caldo e fragile.
Le evidenze raccolte in oltre quarant’anni di dati mostrano che non si tratta di un fenomeno sporadico ma di una tendenza strutturale, legata al cambiamento climatico e capace di ridefinire l’equilibrio ecologico del Mediterraneo. Prevedere significa anche proteggere: non solo la biodiversità marina, ma anche le attività economiche e sociali che dipendono da un mare sano.