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Banche: Orcel (UniCredit) frena sugli aumenti di stipendio, ma degli altri...

- di: Redazione
 
Banche: Orcel (UniCredit) frena sugli aumenti di stipendio, ma degli altri...
Andrea Orcel è una delle stelle del firmamento del settore bancario che il mondo ci invidia, e non solo per essere arrivato al vertice di UniCredit, ma per come certifica la sua carriera.
Per sedere nelle poltrone sulle quali ha appoggiato le sue nobili terga, Orcel ha obbedito ad alcuni precisi comandamenti, tra i quali certamente c'è quello che, quando si prendono decisioni che coinvolgono decine di migliaia di persone (parliamo di dipendenti, non di clienti) , bisogna essere sempre consapevoli dei costi che esse comportano. Una cosa che, è di tutta evidenza, è un obiettivo dell'AD di UniCredit, se è vero che sta predicando frugalità nell'affrontare il delicato dossier delle retribuzioni dei bancari, che da tempo aspettano un contratto di categoria che salvaguardi, oltre al potere d'acquisto dei loro stipendi, anche la dignità del loro lavoro, che spesso viene sacrificata all'insegna di obiettivi e prestazioni che poco c'entrano con il ruolo.

Banche: Orcel (UniCredit) frena sugli aumenti di stipendio, ma degli altri...

Andrea Orcel, quindi, simbolo della prudenza, perché, davanti ad una apertura al dialogo, sugli stipendi, con il sindacato da parte del suo collega di Intesa SanPaolo, Carlo Messina, lui ha messo le mani avanti, sostenendo che forse è prematuro parlare di aumenti e costi, almeno in questa fase.
Una tesi che si potrebbe accettare da tutti, ma che in qualche modo sembra essere stonata se si guarda al quadro generale del comparto, che registra per le banche utili in crescita, a fronte di evidenti risparmi conseguenza della nuova organizzazione del lavoro e, quindi, del numero dei dipendenti, in calo da stagioni e solo parzialmente attutito da assunzioni mai in rapporto 1/1.
Ma ci può anche stare.

Ci può stare che Orcel sostenga che il periodo è delicato, dopo le brucianti crisi del recente passato, e che prima di fare qualsiasi passo bisogna essere certi che dopo non ci si penta. Ma, da uomo di numeri e anche di comunicazione, il dottor Orcel ci consentirà di chiosare su qualche sua affermazione, a fronte della disponibilità di Messina a concedere al personale quanto chiesto dai sindacati (435 euro per quanto riguarda i salari).
Anche se la prima considerazione è forse la più scontata. Ovvero che la sollecitazione alla prudenza, alla frugalità, insomma a non allargare i cordoni della borsa viene da chi ha avuto riconosciuto, da CdA di UniCredit, uno stipendio che, se lo prendesse anche solo per un anno, rassicurerebbe economicamente la sua famiglia per un paio di generazioni.

Della serie: io ho ottenuto quel che volevo. Sulle richieste degli altri, se ne parlerà più avanti, ma alle mie condizioni. Ci si consenta anche un sorriso nel sentire che Orcel rivendica alla sua banca di ''investire sulle persone e non chiudere filiali'', che sembra un leggero controsenso. Anche perché di uffici e sportelli di UniCredit ne sono stati chiusi negli anni, anche se questo aveva un senso nella razionalizzazione della presenza sul territorio. Ma vantarsene oggi sembra intempestivo.

Ma noi siamo noi, e Orcel è Orcel
, che in virtù delle sue responsabilità può dire quel che vuole, come la Virna Lisi della pubblicità. Ma sentirgli dire che le persone vanno messe al centro e occorre ascoltare anche le loro richieste sembra assurdo, leggendo poi, altra frase sulla quale i sindacati forse dovrebbero riflettere, che ''un avanzamento di carriera può essere molto meglio di 435 euro di aumento''.
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