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Biglietti aerei, perché costano tanto? Le risposte sono (almeno) tre

- di: Barbara Bizzarri
 
Biglietti aerei, perché costano tanto? Le risposte sono (almeno) tre

Nonostante la diminuzione del costo dei carburanti e il forte aumento della domanda, ovvero delle persone che vogliono o devono spostarsi in aereo, il prezzo dei biglietti aerei è cresciuto del 20% da inizio anno: ma perché?

Biglietti aerei, perché costano tanto? Le risposte sono (almeno) tre

Allianz Trade, leader mondiale nell'assicurazione del credito commerciale, ha analizzato la situazione andando ad approfondire le cause di un fenomeno che sta destando l’attenzione di tutti i viaggiatori e punta l’attenzione sulla scarsa disponibilità di aeromobili di nuova costruzione Secondo lo studio, infatti, i produttori si stanno riprendendo lentamente dal crollo delle consegne del 2020 e non riusciranno a garantire la quantità di velivoli pre-crisi (ovvero, 1.600 nuovi jet passeggeri per anno) nel 2023. Nel 2022, le consegne di aeromobili sono cresciute del +19,1% su base annua e i posti disponibili per chilometro (ASK) a livello mondiale sono aumentati del +39,6% su base annua. 

Per il 2023 si prevede una crescita delle consegne del +19,8%, ma l'attuale ritardo non sembra corrispondere ai piani ottimistici dei produttori di aerei.  Questa limitazione dell'offerta potrebbe, quindi, giustificare l’aumento stesso delle tariffe aeree. Per di più, nel 2018-2019, il settore ha visto circa 1.600 consegne annuali di aeromobili, a livello globale. A causa della pandemia prima, dei colli di bottiglia delle catene di approvigionamento e la scarsità di componenti successivamente, le consegne si sono dimezzate nel 2020 e hanno iniziato a migliorare progressivamente solo in seguito.

Inoltre, secondo Allianz Trade, un’altra risposta è da ricercarsi nella disponibilità dei posti per viaggiare, perché la capacità limitata frena il potenziale di guadagno delle compagnie aeree. 

Spiega la Sector Advisor Allianz Trade, Maria Latorre: “Il Revenue Passengers Kilometres, un indicatore chiave del settore che analizza i chilometri percorsi dai passeggeri paganti, è aumentato del 58,3% su base annua, a livello mondiale nel primo trimestre dell’anno (raggiungendo l’85,9% dei livelli pre-pandemici). Se consideriamo la stagione estiva le vendite globali di biglietti, per il periodo maggio-settembre, sono aumentate del 35,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo il 92% del livello pre-pandemico”.

Nell’ultima assemblea IATA, il vertice mondiale delle compagnie, l’attenzione è stata rivolta a quanto possa essere ancora “elastica” la domanda di passeggeri rispetto all’aumento dei prezzi dei voli e se esista un “tetto massimo al prezzo per chilometro”, oltre al quale la domanda debba scendere, perché non più supportata dalle possibilità del consumatore.

Infatti, nonostante l'inflazione, che viaggia ancora a ritmi sostenuti e costringe le banche centrali ad aumentare i tassi d’interesse interbancari, il numero dei passeggeri sui voli aerei sta tornando quasi ai livelli pre-pandemia.  La voglia di viaggiare sta sorprendendo molti. La domanda è particolarmente sostenuta in Asia, dopo la riapertura della Cina che ha superato l’emergenza Covid. Il comparto, che aveva accumulato grandi perdite e aveva costretto a importanti ricapitalizzazioni sostenute anche da massicci interventi statali, può anticipare l’anno del break even finanziario, inizialmente previsto per il 2024. 



I margini delle compagnie aeree stanno beneficiando dell'aumento delle tariffe e del calo delle spese operative. Anche se i prezzi del jet fuel, che rappresentano il 30% dei costi, rimangono al di sopra del livello pre-pandemia (diminuiti del 36%, a 91,3 USD al barile), circa la metà del picco di un anno fa. Allo stesso tempo, le tariffe aeree sono aumentate, soprattutto per le rotte internazionali come quelle tra Stati Uniti ed Europa (+23% in media da inizio anno). Analizzando gli aumenti dei prezzi in dettaglio, le tariffe aeree del segmento non premium sono aumentate in media del 20% da inizio anno, mentre per le premium il rincaro è nell’ordine del 2%. 

Conclude Latorre: “la IATA prevede che quest'anno il comparto raggiunga un utile netto di 9,8 miliardi di dollari, dopo una significativa perdita netta di quasi 140 miliardi di dollari nel 2020 (una perdita 7 volte maggiore rispetto a quelle registrate durante la crisi finanziaria del 2008). Il fattore che continua a ostacolare la mobilità aerea è la capacità limitata di produzione di nuovi velivoli. Attualmente c'è un ritardo di 6 mesi nelle consegne, per il quale i produttori di aerei incolpano i fornitori. Per le compagnie aeree ciò implica da un lato una mancata modernizzazione della propria flotta e dell’altro il mancato incremento dell’offerta di nuovi posti a sedere; ciò si traduce anche in un costante aumento delle tariffe”.

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