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Le giornate bollenti: il corpo messo alla prova dal grande caldo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Le giornate bollenti: il corpo messo alla prova dal grande caldo

In queste giornate l’Italia è attraversata da un’ondata di calore intensa e prolungata. Il Ministero della Salute ha attivato livelli di allerta arancione in diverse città e bollino rosso per Bolzano, Campobasso e Perugia, mentre al Sud le temperature hanno superato in più punti i 40 gradi. Non si tratta soltanto di un disagio stagionale, ma di una condizione atmosferica estrema che influenza direttamente il nostro organismo.

Le giornate bollenti: il corpo messo alla prova dal grande caldo

Le alte temperature sollecitano il sistema cardiovascolare, disidratano, mettono a rischio le fasce più fragili della popolazione: anziani, bambini, persone affette da malattie croniche. Comprendere perché fa così caldo aiuta anche a capire come proteggerci meglio.

L’anticiclone africano staziona sull’Italia

Le masse d’aria calda che stanno investendo il nostro Paese arrivano dal Sahara. Un vasto anticiclone africano si è posizionato da giorni sul Mediterraneo centrale e impedisce l’ingresso di correnti più fresche da ovest e da nord. Questo significa che l’aria calda resta intrappolata, comprimendo l’umidità verso il basso e impedendo alla temperatura di abbassarsi anche durante la notte. È questo il motivo per cui, anche nelle ore notturne, molte città registrano temperature elevate, che rendono difficile dormire, recuperare le energie e far funzionare con efficienza i meccanismi di termoregolazione del corpo.

Il riscaldamento globale amplifica le ondate
Le ondate di calore non sono un fenomeno nuovo. Ma la loro frequenza e intensità sono diventate anomale negli ultimi decenni. Il riscaldamento globale ha modificato il comportamento degli anticicloni africani, rendendoli più duraturi e potenti. L’Italia, trovandosi in una zona di transizione climatica tra Africa ed Europa centrale, ne subisce con particolare forza gli effetti. Le “super estati” che si estendono da maggio a settembre non sono più un’eccezione. Ogni grado in più nella temperatura media globale corrisponde a un salto significativo nella percezione del caldo urbano e nei rischi sanitari correlati.

Le città si trasformano in fornaci
Chi vive in città percepisce maggiormente la morsa del caldo per via del cosiddetto effetto “isola di calore urbana”. Cemento, asfalto, traffico, scarsità di vegetazione: tutto contribuisce ad accumulare e trattenere il calore durante il giorno, rilasciandolo lentamente la notte. Questo fa sì che la temperatura percepita, cioè quella che realmente condiziona il nostro corpo, possa essere di 3 o 4 gradi superiore rispetto a quella misurata nelle zone rurali. Il risultato è un accumulo progressivo di stress termico, che innesca affaticamento, insonnia, tachicardia e, nei casi più gravi, colpi di calore e scompensi metabolici.

Il corpo reagisce, ma con limiti

Per difendersi, il nostro organismo attiva meccanismi naturali di raffreddamento: sudorazione, vasodilatazione, riduzione dell’attività digestiva. Ma questi meccanismi hanno un limite, soprattutto se non accompagnati da idratazione continua e comportamenti adeguati. In queste giornate, anche una breve esposizione al sole può provocare disidratazione. Chi assume farmaci antipertensivi o diuretici, chi soffre di diabete o ha difficoltà respiratorie deve prestare particolare attenzione. Anche il sistema nervoso può risentire dell’ipertermia, causando irritabilità, confusione, vertigini. È essenziale mantenere ambienti freschi, evitare sforzi fisici nelle ore calde e alimentarsi in modo leggero ma regolare.

Il ruolo dell’informazione e della prevenzione
I bollettini di allerta emessi quotidianamente non vanno sottovalutati. Non sono solo dati per addetti ai lavori, ma strumenti fondamentali per adottare misure di prevenzione efficaci. Le amministrazioni locali e le ASL stanno riattivando reti di sorveglianza sugli anziani soli, distribuendo consigli utili e, dove possibile, accesso a spazi refrigerati. Tuttavia, molto dipende anche dal comportamento individuale e dalla consapevolezza di ognuno. In queste giornate, aiutare un vicino anziano, offrire un bicchiere d’acqua a chi lavora all’aperto o semplicemente evitare giudizi quando qualcuno rallenta il passo in strada significa fare prevenzione sociale, non solo sanitaria.

Una nuova normalità da imparare a gestire
Se un tempo il grande caldo era un evento eccezionale, oggi è una parte strutturale dell’estate italiana. Il cambiamento climatico ci costringe a rivedere abitudini e stili di vita: nella pianificazione urbanistica, nella gestione energetica, nei modelli sanitari. I dati parlano chiaro: ogni estate si registrano centinaia di morti in eccesso legate alle ondate di calore. Ma con una buona informazione e un atteggiamento consapevole, possiamo ridurre i rischi e convivere meglio con questa nuova realtà climatica. Il caldo non va né negato né drammatizzato, ma compreso. E, come insegna la medicina, prevenuto.

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