Lavorare meno per accrescere lo spirito, lo strano dogma di Cucinelli

- di: Redazione
 
E' meglio essere ricchi, belli e in salute, oppure poveri, brutti e con un piede nella fossa?
Interrogativi esistenziali profondi - che già venivano proposti agli italiani che, ogni sera, stavano davanti alla tv per guardare la manica di matti messa insieme da Renzo Arbore, in ''Quelli della notte'' - che forse ognuno di noi si pone ogni giorno, al dischiudere degli occhi al mattino dopo una notte in preda a inenarrabili incubi.
Cosa augurarsi dalla vita, se non di stare bene e senza problemi fisici? Eppure c'è chi ha affinato, portandolo ai massimi livelli, questo processo introspettivo arrivando al punto di affermare, in termini convintamente assertivi, che per stare meglio bisognerebbe lavorare di meno e guadagnare lo stesso, così da potere dedicare il resto della giornata ad accrescere la propria conoscenza e quindi la propria cultura.
Il nuovo paladino del ''lavorare meno'' - anche se non accompagnato dall'altro corno dello slogan, ''lavorare tutti'' - è Brunello Cucinelli, uno dei nomi importanti, a livello mondiale, del settore tessile.

Lavorare meno per accrescere lo spirito, lo strano dogma di Cucinelli

Un industriale illuminato, di quelli che talk show e kermesse si contendono, che va in controtendenza rispetto a tanti suoi colleghi che hanno ben altri parametri nel rapporto che un essere umano deve avere con il totem ''lavoro''.
Ma vediamo qual è il sogno di Cucinelli: ''Dobbiamo miscelare il lavoro allo spirito, la tecnologia all’umanesimo. Non possiamo far lavorare le persone davanti a un muro perché se guardano fuori producono meno. Se lavoriamo 12-13 ore, secondo me per il 30% di questo tempo non combiniamo niente. Invece, dobbiamo lavorare massimo 7 ore, mentre l’altro tempo lo dedichiamo a noi stessi e alla nostra anima''.
Confessiamo che una analisi di grana grossa ce la saremmo aspettata da uno dei tanti profeti che si aggirano nella fascia di confine che divide populismo, pauperismo, luddismo e voglia di promuoversi (cosa sempre più frequente), ma non da uno come Cucinelli che è quel che è per essere stato un industriale illuminato, che ha costruito una azienda e un impero economico a sua somiglianza e che, alla fine, ha anche avuto ragione quando inizialmente si guardava a lui con una certa diffidenza sui possibili risultati.

Quindi, non un ''figlio di'' o un ''nipote di'', specie di cui oggi c'è abbondanza, ma un uomo che si è fatto da sé. Al quale non si può certo negare il diritto di sognare. Ma, allo stesso modo, non ci si può esimere dal formulare critiche quando dice cose che possono andare bene solo in un mondo dove si cammina sui petali di rose, dove tutti sorridono e sono pronti a tenderti la mano, dove la fatica di stare chini sul banco di lavoro o sulla tastiera o compulsando codici o manuali è solo fonte di soddisfazioni.

Un mondo che, però, non esiste. Certo, tutti sono autorizzati a sognare, ma non a dire cose inesatte, quando non sono irrispettose delle realtà che vivono gli altri.
Il ragionamento di Cucinelli si basa su alcune coordinate che stanno solo nella sua testa. Perché dire che si lavora solo ufficialmente per 12 o 13 ore, ma in realtà sono otto o giù di lì, è irrispettoso. Perché, in questo modo, delimita un recinto in cui i lavoratori vivono senza produrre, si impegnano ma hanno difficoltà insormontabili per fare sì che quanto fanno si traduca in qualcosa di concreto.

Allora, ci permettiamo di chiedere a Cucinelli con il rispetto che impone la sua storia personale, quel 30 per cento che a suo dire si riduce a non combinare niente, è frutto di cosa: di incapacità o, peggio, di dolo, ovvero ''fregare'' il datore di lavoro? E, nel caso stessimo parlando di liberi professionisti, sono talmente idioti da stare chiusi in studio per molte ore in più del necessario sapendo che alla fine guadagnerà la stessa somma?
In ogni caso fa bene Cucinelli a parlare, a sognare un mondo diverso e migliore.
Ma si fermi lì, perché il crinale tra esprimere una idea e dire una baggianata è sempre sottile. Faccia l'industriale bene come fa da sempre e non pensi di essere il Leprecauno, unico custode del tesoro (in questo caso, della saggezza).
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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