Deloitte, Poggi: "La pandemia ha accelerato la digitalizzazione in tutta Europa"

- di: Daniele Minuti
 
La pandemia da Coronavirus ha sicuramente spinto il mondo intero a cambiare, per costrizione o per convenienza, e una delle trasformazioni più evidenti è quella relativa al processo di digitalizzazione che sin dall'inizio del lockdown ha visto una forte accelerazione, sia per aziende che per consumatori.

A confermare questa tendenza è uno studio compiuto da Deloitte Umanesimo Digitale, che svela come il 30% dei consumatori analizzati (il campione contiene soggetti in Paesi scandinavi, Regno Unito, Belgio, Germania, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Svizzera e Italia) ha provato ad acquistare prodotti online o i servizi di e-banking per la prima volta nella prima fase dell'emergenza sanitaria. E una percentuale simile, cioè del 35%, ritiene che manterrà questa abitudine anche dopo la fine della crisi sanitaria.
Rilevante anche il dato che riguarda la fascia più anziana della popolazione, con il 44% dei pensionati che si è affacciato per la prima volta nel mondo delle tecnologie digitali anche per comunicare, anche se il 41% degli intervistati preferisce un mix fra e-shopping e acquisti di persona.

A commentare questi numeri è stato Andrea Poggi, Innovation Leader North and South Europe di Deloitte (nella foto): "La nostra analisi conferma ciò che avevamo intuito all'inizio della pandemia: tecnologia e innovazione sono fondamentali per permetterci di continuare a lavorare, studiare e comunicare. Senza questo alleato, l'impatto dell'emergenza avrebbe avuto un peso anche maggiore dal punto di vista sanitario, economico e sociale: abbiamo però anche capito quali sono i limiti dell'innovazione, visto che non possiamo trasformare ogni esperienza fisica in digitale. L'uso massiccio della tecnologia ha fatto riscoprire l'importanza dell'interazione fisica fra persone con il 38% degli intervistati che ritiene la digitalizzazione un processo che considera poco l'aspetto umano della vita. Dovremo quindi ripensare l'innovazione in funzione di questi bisogni rendendola più antropocentrica, sviluppando modelli fisici che integrino digitale e fisico".

La digitalizzazione ha avuto effetti importanti in diversi settori, partendo da quello del lavoro (la media europea dei dipendenti che ha provato il lavoro da remoto dall'inizio della pandemia è del 23%, in Italia si sale al 25%) arrivando a quello dei consumi. Vanno però considerati anche i lati meno vantaggiosi: oltre alla già citata diffidenza nei confronti della mancanza di considerazione per il lato più "umano" dell'attività digital, ci sono anche la possibilità di riscontrare difficoltà tecniche (2 intervistati su 5 hanno denunciato difficoltà per l'accesso ai servizi scolastici da remoto) e l'elevato rischio infodemia.
Il fenomeno è stato anche trattato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un pericolo in costante crescita, riguardante la sovrabbondanza di informazioni dalla credibilità variabile che rende impossibile per i fruitori il trovare una fonte affidabile quando c'è bisogno di trovare informazioni importanti. L'ennesima arma a doppio taglio della digitalizzazione, che è un processo necessario ma che va gestito con estrema cura, anche dopo la fine dell'emergenza sanitaria.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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