Nella notte fra martedì e mercoledì il cuore dell’isola di Cebu, nelle Filippine centrali, ha tremato. Una scossa di magnitudo 6,9, con epicentro a una ventina di chilometri da Bogo City, ha ribaltato case, spezzato strade e ferito la vita quotidiana. Il bilancio ufficiale, ancora provvisorio, parla di decine di vittime – oltre 60 – e più di 150 feriti, ma i soccorritori avvertono che le cifre potrebbero crescere man mano che si scava tra le macerie.
Filippine, la scossa che piega Bogo: decine di morti e ospedali al collasso
La città di Bogo è diventata l’epicentro non solo del sisma ma della crisi umanitaria. L’ospedale provinciale è stato a sua volta danneggiato: i medici hanno dovuto soccorrere i feriti nei cortili o allestendo tende di emergenza. Molti pazienti sono stati trasferiti d’urgenza verso centri vicini già sotto pressione. Le immagini diffuse dalle tv locali mostrano file di persone in attesa di essere curate e palazzi storici ridotti a scheletri di cemento.
Case crollate e strade interrotte
La forza del sisma, con un’onda che si è propagata a pochi chilometri di profondità, ha reso fragili le strutture non antisismiche. Interi quartieri alla periferia di Bogo, e nei vicini centri di Medina e San Remigio, sono stati sventrati. Alcune chiese coloniali, simbolo della storia locale, hanno perso campanili e navate. Le scosse hanno interrotto linee elettriche e reti idriche, tagliando fuori decine di comunità e rendendo difficoltosi i soccorsi.
Emergenza dentro l’emergenza
A complicare la situazione, la zona era stata colpita pochi giorni fa da una tempesta tropicale, che aveva già messo a dura prova le infrastrutture e le autorità locali. Ora la doppia crisi – climatica e sismica – sta trasformando la tragedia in un banco di prova per la capacità di risposta del governo. Il presidente Ferdinand Marcos Jr. ha ordinato di mobilitare l’esercito per l’evacuazione e la distribuzione di acqua e viveri.
Ospedali e scuole sotto pressione
Molte scuole, chiuse per sicurezza, sono state trasformate in centri di accoglienza temporanea per centinaia di sfollati. Gli ospedali non bastano a reggere il flusso di feriti e chiedono medicine, plasma, personale sanitario. Le organizzazioni umanitarie e le Ong internazionali hanno avviato raccolte fondi e spedizioni di materiali d’urgenza.
La vulnerabilità di un Paese nel Pacifico
Il terremoto riporta l’attenzione sulla fragilità dell’edilizia filippina: case di legno o muratura semplice, costruite senza standard antisismici, crollano con facilità. Da anni scienziati e urbanisti segnalano la necessità di un piano nazionale per la messa in sicurezza. Le Filippine si trovano sulla cintura di fuoco del Pacifico, dove terremoti e eruzioni vulcaniche sono frequenti, ma i programmi di prevenzione avanzano a rilento.
Il conto economico e sociale
Oltre alle vite spezzate, il sisma mette a rischio il fragile tessuto economico di Cebu: piccole fabbriche, attività commerciali, cooperative agricole hanno subito danni alle strutture e agli stock di merci. Il turismo, una delle fonti di reddito più importanti, vede annullate centinaia di prenotazioni. La Banca di sviluppo filippina ha stimato che i danni complessivi potrebbero superare centinaia di milioni di dollari, con un impatto significativo sul Pil regionale.
Solidarietà e sfida alla ricostruzione
Mentre la terra continua a tremare con repliche più lievi, il Paese si interroga sulla capacità di ricostruire in modo più sicuro e resiliente. «Non possiamo limitarci a rimettere in piedi ciò che è crollato», ha detto il governatore di Cebu. «Serve una svolta urbanistica e un piano di prevenzione nazionale».
Il terremoto di Bogo si inscrive nella lunga lista di disastri naturali che colpiscono l’arcipelago filippino. Questa volta, però, la combinazione con i danni della tempesta tropicale ha creato una “tempesta perfetta” che mette alla prova non solo i soccorsi ma anche la coesione sociale e la capacità politica di un Paese costretto a ricostruire mentre cura le ferite.