Fondazione Crt: Polenzona lascia e attacca parlando di etica e legalità

- di: Redazione
 
Se non si trattasse della Fondazione Crt (la Cassa di risparmio di Torino), se non si trattasse di Fabrizio Palenzona e se non si dovesse ragionare sui contenuti espliciti e impliciti/subliminali della ufficializzazione delle sue dimissioni, il fatto che lui ne abbia lasciato la presidenza si potrebbe fare rientrare nelle dinamiche sempre vivaci della finanza italiana. 
Questa volta però non è così per lo spessore del personaggio (un capitano di lunghissimo corso che, come i capi indiani, ha molti scalpi davanti alla sua tenda) e per la poco usuale scelta di uscire di scena in modo clamoroso, non nella sostanza, quanto nella forma. Perché Palenzona ha deciso di togliere il disturbo lanciando strali contro i nemici che si è trovato a combattere, dice, dentro la Fondazione, che, per il suo profilo e il peso nella finanza italiana, qualche appetito nascosto lo motiva. Le bordate di Polenzona (che si è dimesso a poche ore di distanza dal segretario generale Andrea Varese, sostituito di gran carriera ad interim da Annapaola Venezia, visto che un incarico come il suo non poteva restare per troppo tempo vacante) sono state potenti, toccando temi come ''etica e legalità'' che difficilmente avrebbe utilizzato se non davanti ad una situazione irrimediabilmente compromessa in termini di rapporti interni alla Fondazione.

Fondazione Crt: Polenzona lascia e attacca parlando di etica e legalità

Ad aggiungere interesse alle parole di Palenzona c'è anche il suo trascorso, che lo ha anche portato ad essere al centro di inchieste, poi sistematicamente finite nel nulla. Palenzona probabilmente ha pesato parola per parola il testo della sua lettera di dimissioni che, all'esterno, sembra essere il resoconto di una guerra e non la definizione di equilibri interni ai quali qualcuno ha voluto attentare. 
Per spiegare, Polenzona ha rivendicato di avere ''sempre onorato e servito la Fondazione Crt per quasi 30 anni pur non avendo negli ultimi 25 rivestito ruoli istituzionali'', una precisazione quest'ultima che sembra essere rivolta a chi, evidentemente, anche se lui non aveva incarichi ufficiali, lo ha coinvolto nelle attività e nei progetti della Fondazione stessa. Poi la sottolineatura di profilo concreto, quando il presidente dimissionario dice di potere affermare (quasi che qualcuno abbia avuto a che ridire sui risultati da lui ottenuti), che ''tutti gli investimenti strategici che hanno fatto della Fondazione la terza più importante a livello nazionale portano la mia impronta e quella di chi con me ha ridato a partire dal 1995 equilibrio territoriale alla fondazione''. 
Ma l'affondo contro i suoi nemici si fa duro quando Palenzona riferisce dell'esistenza di ''patti occulti tali da creare una fondazione nella fondazione e alterare le dinamiche di funzionamento degli organi sociali''. Uno scenario davanti al quale Polenzona vede nelle dimissioni l’unica cosa che gli resta da fare. 
Comunque, semmai possibile, alle fucilate sono seguite le bordate, che questa volta, anche in assenza di nomi, hanno profili evidentemente ben chiari, almeno per chi è assiduo frequentatore della Fondazione: ''Taluni componenti degli organi sociali hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione dell’ente''. 
Fondazione Crt - alla cui guida Polenzona è tornato da un anno, proseguendo nella sterminata raccolta di incarichi prestigiosi -, dall'alto dei 2,4 miliardi di patrimonio, e delle partecipazioni in Unicredit e Generali è uno protagonisti della finanza italiana e, quindi, una preda ambita per molti. 
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