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Berlino si prepara alla nuova era Nato: servono fino a 60mila soldati in più

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Berlino si prepara alla nuova era Nato: servono fino a 60mila soldati in più

La Germania si appresta a una profonda trasformazione militare per rispondere ai nuovi obiettivi strategici della NATO. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Boris Pistorius, spiegando che Berlino dovrà arruolare fino a 60mila soldati in più rispetto all’attuale organico per adempiere agli impegni richiesti dall’Alleanza Atlantica.

Berlino si prepara alla nuova era Nato: servono fino a 60mila soldati in più

“Abbiamo bisogno di costruire nuove grandi unità militari – ha detto Pistorius – per garantire la nostra capacità difensiva e contribuire alla sicurezza collettiva”. La dichiarazione arriva in un contesto segnato da tensioni internazionali e da una crescente pressione sugli alleati europei affinché si assumano maggiori responsabilità nella difesa del continente, in linea con i nuovi standard operativi concordati a Bruxelles.

Il pressing degli Stati Uniti: “Ognuno faccia la sua parte”

Mentre Berlino pianifica l’espansione delle proprie forze armate, da Washington arriva un messaggio inequivocabile: “Non potete dipendere dagli Stati Uniti per sempre”. A pronunciare queste parole è stato il capo del Pentagono Pete Hegseth, che ha ribadito la strategia americana di deterrenza e pace fondata sulla forza, ma ha anche ammonito gli alleati: “Ogni nazione deve contribuire almeno con il 5% del proprio PIL per la spesa militare”. È un passaggio netto, che si inserisce nel solco delle posizioni già espresse dal presidente Trump, il quale ha più volte accusato i partner europei di approfittare della protezione americana senza investire adeguatamente. Il segnale è chiaro: la dottrina della sicurezza collettiva non può più poggiare su un’unica colonna.

Una svolta strategica che riflette lo scenario globale

Le dichiarazioni tedesche e americane sono il riflesso di un mutato equilibrio geopolitico. Il conflitto in Ucraina ha riportato l’attenzione dell’Europa sulle questioni di difesa, dopo anni di disarmo e ridimensionamento delle spese militari. Le nuove direttive NATO prevedono una maggiore prontezza operativa, l’adeguamento delle forze armate alle sfide ibride e una rete di difesa interoperabile. Per la Germania, ciò significa riattivare la leva dell’arruolamento, potenziare la produzione bellica e adattare le strutture esistenti. Pistorius ha dichiarato che il tempo delle scelte difficili è arrivato, e che i prossimi mesi saranno determinanti per capire se il Bundestag e l’opinione pubblica sosterranno questo cambiamento.

Il dibattito interno e le resistenze politiche

Nonostante l’urgenza strategica, in Germania non mancano i dubbi. La possibilità di ampliare le forze armate di decine di migliaia di unità comporta una revisione strutturale profonda, anche dal punto di vista economico e culturale. Il pacifismo radicato in settori dell’opinione pubblica, soprattutto a sinistra, si scontra con la necessità di un riarmo in tempi brevi. Inoltre, la crisi del personale – con difficoltà nel reclutamento e nella formazione – rende l’obiettivo di 60mila nuovi soldati una sfida logistica e organizzativa non trascurabile. La Bundeswehr, a lungo sottodimensionata e sottofinanziata, dovrà recuperare rapidamente un ritardo accumulato in decenni di ridimensionamento post-Guerra Fredda.

Trump e l’idea di una NATO “a geometria variabile”

Sul piano politico, l’evoluzione tedesca è anche una risposta all’approccio statunitense inaugurato da Trump, confermato nei suoi tratti fondamentali anche dopo il ritorno alla Casa Bianca. Il presidente americano ha più volte minacciato di ridurre il proprio impegno nella NATO, sostenendo che il peso della sicurezza europea grava in modo sproporzionato sugli USA. La richiesta del 5% del PIL in spese militari è un'escalation retorica che anticipa un possibile futuro in cui Washington sarà meno disponibile a intervenire in Europa. Per questo motivo Berlino, così come Parigi e Roma, è chiamata a rivedere radicalmente il proprio ruolo e i propri investimenti nella difesa.

Una nuova architettura militare in Europa

Il richiamo alla responsabilità collettiva non è solo un messaggio politico, ma una chiamata concreta all’azione. I nuovi obiettivi NATO prevedono una capacità di mobilitazione rapida e un’integrazione delle forze che richiede risorse, interoperabilità e una visione condivisa. Per la Germania, che storicamente ha oscillato tra prudenza e riluttanza nell’ambito militare, si tratta di un passaggio epocale. Le prossime riforme strutturali dell’esercito tedesco e la creazione di nuove unità saranno il banco di prova della reale disponibilità dell’Europa a camminare sulle proprie gambe. La sfida è anche culturale: costruire un’identità strategica comune che superi la tradizionale dipendenza da Washington.

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