FOTO: greenpeace.org
La statua campeggia al centro di Piazza Montecitorio, davanti all'ingresso della Camera dei Deputati. Alta più di due metri, realizzata interamente con materiali riciclati, ha la forma di un maiale: “Onorevoli, non potete più ignorarmi”, si legge su un cartello fissato al corpo dell'animale di cartapesta.
"Greenpeace sfida il Parlamento: il maiale gigante di cartapesta accusa gli onorevoli"
L'installazione, opera di Greenpeace Italia, è un monito per il Parlamento, accusato di aver lasciato marcire nei cassetti la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi”, presentata esattamente un anno fa.
Il maiale è lì, fermo e immobile, ma il suo messaggio è chiaro. Il Parlamento deve decidere: discutere la proposta di legge o continuare a ignorare il problema, con le sue conseguenze ambientali e sociali. La provocazione di Greenpeace arriva dopo un anno di silenzio, nonostante il testo sia stato sottoscritto da 23 parlamentari di cinque forze politiche diverse e abbia raccolto oltre mezzo milione di firme. Una proposta che punta alla transizione agro-ecologica, riducendo la dipendenza dagli allevamenti intensivi, settore responsabile di una quota significativa di emissioni di ammoniaca e consumo di risorse idriche.
Le cifre dell'emergenza
I numeri parlano chiaro: ogni anno, in Italia, oltre 700 milioni di animali vengono allevati intensivamente. Un sistema che consuma quantità enormi di acqua, distrugge la biodiversità e minaccia la salute pubblica. Gli allevamenti intensivi sono infatti tra i principali responsabili della diffusione di batteri resistenti agli antibiotici, un rischio sempre più concreto secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Eppure, il Parlamento continua a non affrontare la questione.
La proposta di legge presentata da Greenpeace, insieme a WWF, ISDE – Medici per l’ambiente, Terra! e Lipu, prevede misure concrete per ridurre l'impatto ambientale e sociale del settore. Tra queste, una moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi e un piano di riconversione per sostenere le aziende che scelgono modelli sostenibili. Un cambio di passo che non è più rimandabile, sottolineano gli attivisti, mentre il maiale di cartapesta resta a fissare il Parlamento, in attesa di risposte.
Una politica che non decide
Greenpeace denuncia un immobilismo istituzionale che, secondo l’associazione, mette a rischio ambiente e salute pubblica. "La proposta è sul tavolo, il sostegno c'è. I politici italiani sono pronti a raccoglierla?", chiedono gli attivisti. La campagna, partita dal basso, ha già ottenuto un consenso ampio, coinvolgendo cittadini, esperti e organizzazioni ambientaliste. Ma senza un passo concreto da parte del Parlamento, resterà solo una battaglia simbolica.
Intanto, il maiale resta lì, di fronte a Montecitorio, testimone silenzioso di una politica che fatica a decidere. Greenpeace non ha intenzione di fermarsi: l'installazione è solo il primo passo di una nuova offensiva per portare il tema al centro del dibattito pubblico. Il tempo delle attese è finito, dicono gli attivisti. Ora tocca al Parlamento scegliere da che parte stare.