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Italia sotto pressione: tasse alte e salari bassi nel rapporto Ocse

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Italia sotto pressione: tasse alte e salari bassi nel rapporto Ocse

Il nuovo rapporto Taxing Wages 2025 dell’Ocse riporta con forza al centro del dibattito pubblico due nodi cruciali per l’Italia: il peso eccessivo del cuneo fiscale e il livello insufficiente delle retribuzioni. La somma delle imposte e dei contributi che grava sul costo del lavoro ha toccato nel 2024 il 47,1% per un lavoratore single con reddito medio, in aumento di 1,61 punti rispetto all’anno precedente. Si tratta del quarto valore più alto tra le 38 economie avanzate monitorate dall’organizzazione internazionale, a fronte di una media Ocse che si ferma al 34,9%. La distanza è evidente e non accenna a ridursi, anzi si amplia.

Italia sotto pressione: tasse alte e salari bassi nel rapporto Ocse

Se si guarda alle famiglie con figli a carico, la situazione appare leggermente più favorevole. Per una coppia con due figli e un solo percettore di reddito, il cuneo fiscale italiano scende al 35,4%. Un valore più vicino alla media, che riflette l’effetto degli strumenti di sostegno familiare, dagli assegni alle detrazioni. Ma questo dato non può bastare a ridimensionare la questione. La pressione fiscale sul lavoro in Italia rimane troppo alta, soprattutto se confrontata con la scarsa capacità del sistema di generare salari dignitosi e competitivi.

Retribuzioni ferme: l’Italia al 23° posto su 38
Il secondo elemento critico che emerge dal rapporto riguarda infatti il livello delle retribuzioni. L’Italia si posiziona al 23° posto tra i 38 Paesi dell’Ocse per salario netto annuale medio di un lavoratore single. Non solo siamo molto distanti dai Paesi più avanzati, ma il trend è stagnante da anni. I salari italiani non riescono a crescere in linea con la produttività e restano compressi, erosi dall’inflazione e da un contesto contrattuale spesso rigido. L’effetto combinato tra alte tasse sul lavoro e stipendi modesti rischia di penalizzare ulteriormente la competitività e la qualità della vita.

Oltre i contributi: il vero peso è nel fisco e nei salari
Contrariamente a quanto spesso sostenuto nel dibattito politico, non sono i contributi previdenziali a spiegare da soli il peso del cuneo fiscale. L’Ocse sottolinea che il vero problema sta nella struttura complessiva della tassazione sul lavoro, che in Italia grava in misura eccessiva sia sui datori che sui lavoratori. La mancanza di una riforma organica e stabile, capace di riequilibrare il sistema fiscale e incentivare il lavoro, continua a rappresentare un ostacolo allo sviluppo del Paese.

Decontribuzioni insufficienti, servono riforme strutturali
Negli ultimi anni, i governi italiani hanno cercato di intervenire con misure temporanee, spesso focalizzate sulla decontribuzione per i redditi più bassi. Ma l’Ocse lancia un segnale chiaro: questi interventi, per quanto utili nel breve periodo, non bastano. Occorre ripensare in profondità il rapporto tra fisco e lavoro, ridisegnando gli incentivi e liberando risorse per aumentare le retribuzioni nette. Senza una strategia di lungo periodo, l’Italia rischia di restare bloccata in una spirale di stagnazione: costi del lavoro elevati, salari bassi, scarsa produttività.

Un sistema da ripensare: il lavoro come leva per la crescita
Il lavoro dovrebbe essere il motore dello sviluppo e dell’inclusione sociale, ma in Italia continua a essere trattato come una voce da comprimere. L’eccessiva tassazione disincentiva le assunzioni e spinge molti giovani a cercare opportunità all’estero. Al tempo stesso, i lavoratori faticano a vedere riconosciuto il valore della propria attività. Ripartire dal lavoro significa ridare dignità ai salari, alleggerire il peso fiscale e costruire un sistema in cui l’impresa sia incentivata a crescere e investire. Il rapporto Ocse non si limita a fornire numeri: traccia un perimetro entro il quale la politica economica italiana è chiamata a compiere scelte decisive.

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