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Crisi idrica, Legambiente: "Agricoltura sprecona, solo il 4,6% recupera l’acqua reflua"

- di: Barbara Leone
 
Crisi idrica, Legambiente: 'Agricoltura sprecona, solo il 4,6% recupera l’acqua reflua'
Pur rappresentando una delle colonne portanti dell’economia del Paese, l’agricoltura italiana si trova oggi a fronteggiare gravi problematiche legate alla gestione delle risorse idriche, consumando il 57% dell’acqua prelevata sul territorio. Questa percentuale rende il comparto agricolo il maggiore utilizzatore d’acqua, seguito dagli usi civili, che rappresentano il 31%, e da quelli industriali, che si fermano al 12%. A rivelarlo sono i dati diffusi da Legambiente in occasione del 4º Forum Acqua, organizzato a Roma in collaborazione con Utilitalia. A fronte di un così elevato consumo di acqua, sorprende negativamente il dato relativo al riutilizzo: solo il 4,6% dei terreni agricoli italiani impiega acque reflue depurate per l’irrigazione. Questo dimostra che l’Italia è in forte ritardo rispetto ad altri Paesi europei nell'adottare pratiche più sostenibili per il recupero delle risorse idriche. Il recupero delle acque piovane, un altro strumento prezioso per la riduzione dei consumi, resta anch'esso scarsamente implementato.

Crisi idrica, Legambiente: "Agricoltura sprecona, solo il 4,6% recupera l’acqua reflua"

Oltre alla quantità d’acqua utilizzata, è la sua qualità a destare preoccupazione. L’agricoltura intensiva e l’uso di fertilizzanti e pesticidi contaminano le falde acquifere, mettendo a rischio non solo l’ambiente, ma anche la salute delle persone. Secondo gli ultimi studi condotti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), 183 diverse sostanze inquinanti sono state rilevate nel 55,1% dei punti di monitoraggio di acque superficiali e nel 23,3% di quelli relativi alle acque sotterranee. Tra queste sostanze, gli erbicidi rappresentano la maggioranza, con il Glifosato e il suo metabolita Ampa tra i principali responsabili dell’inquinamento. Questa contaminazione, combinata con la crisi climatica, aggrava ulteriormente la situazione. Gli eventi meteorologici estremi come siccità, alluvioni, grandinate e esondazioni sono sempre più frequenti e danneggiano gravemente le colture. Negli ultimi quattro anni, dal 2021 al settembre 2024, l’Osservatorio Città Clima di Legambiente ha registrato 96 eventi meteo estremi legati all’acqua che hanno avuto un impatto devastante sul comparto agricolo. Il 58% di questi eventi sono stati grandinate, seguite dalla siccità (27%), allagamenti (10%) e esondazioni fluviali (4%). Le regioni più colpite sono state Piemonte, Veneto, Puglia, Emilia-Romagna e Sardegna.

La capacità di rispondere alle sfide del cambiamento climatico appare, dunque, ancora piuttosto limitata. Nonostante il quadro complesso, Legambiente individua una potenziale soluzione nella promozione del riutilizzo delle acque reflue depurate. I depuratori italiani, infatti, producono circa 9 miliardi di m³ di acqua all’anno: un volume che, se opportunamente trattato, rappresenterebbe una risorsa preziosa per l’agricoltura. Quest’acqua, ricca di nutrienti, potrebbe essere utilizzata per l’irrigazione, riducendo così la pressione sulle risorse idriche tradizionali e abbattendo i costi ambientali legati ai prelievi eccessivi. Legambiente propone un piano ambizioso per incentivare il riutilizzo dell’acqua, fissando obiettivi progressivi: il 20% delle acque reflue depurate dovrebbe essere impiegato in agricoltura entro il 2025, il 35% entro il 2027 e il 50% entro il 2030. Traguardi che però richiederebbero non solo investimenti in infrastrutture, ma anche un cambio di mentalità da parte degli operatori agricoli, che dovrebbero considerare l’acqua reflua come una risorsa preziosa piuttosto che come un rifiuto.

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