Le lesioni muscolari

- di: Dott. Alessandro Moccia
 

Le lesioni muscolari rappresentano uno degli infortuni più frequenti in campo sportivo.
Esse possono avere un’incidenza anche del 30% in alcune discipline e possono essere causate da fattori diretti o fattori indiretti. Le lesioni da traumi diretti sono caratterizzate da agenti esterni che impattano con la superficie muscolare, andando a creare danno in particolare sulle fibre profonde adiacenti all’osso, provocando un travaso ematico che difficilmente arriva in superficie; proprio per questo motivo tali lesioni vengono sottovalutate.
Più frequenti sono le lesioni da traumi indiretti, cioè quando è lo stesso atleta a provocarle. Un allungamento improvviso, una contrazione violenta, una tensione muscolare eccessiva in condizioni ambientali non favorevoli, un’attrezzatura inadeguata possono essere la causa di lesione.

Si classificano in base al danno anatomico:
Contrattura - Non c’è un vero danno anatomico bensì un’alterazione del tono.
Stiramento - Limitato a poche fibre muscolari.
Distrazioni - Variano da una rottura del 5% a una completa rottura del ventre muscolare.

Ma come possiamo capire se è avvenuta una lesione muscolare?

Se il soggetto presenta da subito un dolore ben localizzato con impotenza funzionale, probabilmente è stata lesa l’integrità delle fibre. Differente invece se il dolore (comunque relativo, meno pungente e mal localizzato) compare alcune ore dopo l’attività sportiva, in tal caso si parlerà di contrattura. La prognosi varia a seconda del distretto muscolare colpito e ovviamente dal tipo di danno.
Nelle prime 72 ore è sempre opportuno agire attraverso il R.I.C.E. (termine inglese che racchiude le seguenti parole rice, ice, compression e elevation ovvero riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione) con lo scopo di contenere l’edema. Sarà poi l’esame ecografico ad evidenziare in maniera specifica il danno muscolare.
Per le lesioni di primo e di secondo grado la terapia da effettuare sarà concentrata nelle prime due settimane dall’esame diagnostico. Necessario intervenire con ausilio del mezzo fisico per eccellenza la “Tecarterapia” la quale permette la riparazione delle fibre muscolari coinvolte, attraverso una ipervascolarizzazione dei tessuti da associare in un secondo momento ad un rinforzo isometrico ed eccentrico del muscolo. Fondamentale il recupero del tono, del gesto atletico con esercizi mirati che lo rendono forte ed elastico.
Diverso invece è il discorso per le lesioni di terzo grado dove potrebbe essere necessaria l’immobilizzazione per 20 giorni e nei casi più gravi anche l’intervento chirurgico.
La terapia da affrontare è la stessa. Naturalmente saranno più lunghi i tempi di recupero (in alcuni casi si può anche compromettere una carriera sportiva).
Tuttavia anche dopo una completa guarigione è importante che il soggetto segua un protocollo di mantenimento, fatto di lavoro di rinforzo e streching al fine di evitare l’insorgere di eventuali recidive.
 

Dott. Alessandro Moccia 

Fisioterapista - Osteopata D.O.

Nazionale Italiana Di Scherma 

 

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