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Santanché alla prova della sfiducia: gelo nella maggioranza

- di: Bruno Coletta
 
Santanché alla prova della sfiducia: gelo nella maggioranza
Daniela Santanché (nella foto in Aula con il ministro Musumeci) ha affrontato la prima seduta su un’altra mozione di sfiducia in Parlamento, ma questa volta il sostegno della maggioranza appare più fragile che mai. A chiedere le sue dimissioni sono il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico e l'Alleanza Verdi e Sinistra, dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio nell’inchiesta Visibilia e l’incombente accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps. Il voto, però, è stato rinviato a data da destinarsi.

Un sostegno che vacilla
Nonostante le rassicurazioni ufficiali, l'assenza di molti esponenti del centrodestra nell’Aula di Montecitorio è apparsa evidente. Nessun deputato di Forza Italia era presente, solo una rappresentante della Lega (la viceministra all'Ambiente Vannia Gava) sedeva nei banchi del governo, mentre tra le file di Fratelli d’Italia si contavano appena 11 deputati. Al fianco della ministra, i due ministri meloniani Nello Musumeci e Luca Ciriani, che hanno minimizzato l’accaduto: “Assolutamente no, Daniela è una tosta”, ha assicurato Musumeci. Ciriani ha spiegato l’assenza di molti colleghi con il fatto che fosse lunedì, giorno in cui normalmente la Camera non si riunisce.

Una strategia di indifferenza?
Giovanni Donzelli, deputato di FdI, ha dato una lettura differente della scarsa affluenza della maggioranza, definendola una reazione studiata per sminuire la mozione di sfiducia. “Non dobbiamo dare importanza alle provocazioni dell’opposizione”, ha dichiarato. Anche Matteo Salvini ha ribadito il principio della presunzione di innocenza: “Uno è innocente fin quando non è condannato in tre gradi di giudizio. Non vedo perché dovrebbe dimettersi per un avviso di garanzia o per un rinvio a giudizio”.

La terza mozione di sfiducia
Questa è la terza volta che Santanché affronta una mozione di sfiducia dall’inizio del governo Meloni: la prima fu respinta al Senato nell’estate del 2023, la seconda alla Camera lo scorso aprile. Il centrodestra è certo che anche questa verrà bocciata, ma promette una presenza più massiccia in Aula quando il voto sarà calendarizzato.

Le critiche dell’opposizione
Le opposizioni non si arrendono e insistono sulla necessità delle dimissioni della ministra. Per loro, Santanché rappresenta “un conflitto di interessi vivente”, oltre ad essere accusata di mentire ai cittadini e aggrapparsi alla poltrona. Elly Schlein (PD) e Giuseppe Conte (M5S) erano presenti in Aula, sebbene non abbiano preso la parola. Conte ha però lanciato un duro attacco in serata, dichiarando al Tg3: “Ci sono gravi accuse, addirittura anche una truffa aggravata per l’utilizzo improprio di fondi Covid. Non possiamo permettere questo senso di impunità a un ministro del nostro governo che sta arrecando disdoro all’Italia intera”.

Santanché non arretra
La ministra non ha mostrato esitazioni. È arrivata a Montecitorio con mezz’ora di anticipo, sfoggiando un tailleur crema e un foulard, scambiando battute con i giornalisti prima di entrare in Aula. Ha ascoltato la discussione, parlato con Musumeci e preso appunti, ma ha lasciato l'Aula senza replicare agli attacchi dell’opposizione, suscitando ulteriori critiche.
Mentre il centrodestra cerca di ricompattarsi e le opposizioni continuano a incalzare, il destino politico di Santanché rimane appeso al calendario parlamentare e alla capacità del governo Meloni di tenere unito il proprio schieramento.

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