Il gruppo della Lega alla Camera ha ufficializzato l’intenzione di presentare un emendamento al decreto Infrastrutture per rinviare al 31 ottobre 2026 il blocco dei veicoli diesel Euro 5, previsto attualmente per l’autunno 2025 in quattro regioni del Nord Italia: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Il capogruppo Riccardo Molinari ha spiegato che la misura è stata pensata per venire incontro alle difficoltà delle famiglie e dei lavoratori, molti dei quali non avrebbero i mezzi economici per sostituire i propri veicoli in tempi così rapidi.
Molinari sfida Bruxelles: “Stop al blocco dei diesel Euro 5, non lasceremo soli i cittadini”
Il rinvio di un anno, ha sottolineato Molinari, dovrà comunque accompagnarsi a misure di compensazione ambientale, come il potenziamento del verde urbano o interventi di efficientamento energetico, lasciando in capo alle Regioni la possibilità di anticipare o ulteriormente posticipare il divieto a seconda delle necessità territoriali.
L’autonomia delle Regioni come cardine della proposta
Il disegno della Lega punta a rafforzare la dimensione locale della gestione ambientale, consentendo a ogni Regione di calibrare i tempi in base alla propria struttura urbana, al sistema di trasporto pubblico e alle peculiarità socio-economiche. L’attuale previsione contenuta nel Piano Aria del Bacino Padano obbliga infatti oltre 300 comuni a introdurre, dal 1° ottobre 2025, il divieto di circolazione per i diesel Euro 5. Il provvedimento riguarda un parco veicoli di oltre 3,7 milioni di unità, con picchi nelle province più industrializzate del Nord. Il rischio, secondo la Lega, è che si generi una frattura sociale ed economica tra chi può permettersi un’auto nuova e chi resterebbe escluso da lavoro, scuola o servizi essenziali per mancanza di alternative.
Il fronte ideologico e le critiche a Bruxelles
La scelta della Lega si inserisce in un quadro politico ben preciso. “Faremo di tutto per stoppare il blocco dei diesel Euro 5,” ha dichiarato Molinari, attaccando quella che ha definito una “guerra contro lavoratori e ceti popolari” condotta dall’Unione Europea attraverso direttive ambientali calate dall’alto. Anche Matteo Salvini è intervenuto sul tema, parlando di “una delle follie della Commissione von der Leyen” e ribadendo che il partito si sta battendo da settimane su questo fronte. Il governo italiano è già sotto procedura d’infrazione da parte della Corte di giustizia UE per il superamento cronico dei livelli di biossido di azoto, in particolare nella Pianura Padana. La sentenza del 2022 e i successivi richiami del 2024 hanno reso urgente l’adozione di misure drastiche. Tuttavia, la Lega contesta l’applicazione rigida e generalizzata, chiedendo un approccio più flessibile e compatibile con la realtà sociale.
Le sanzioni previste e la questione Biella
In base alla normativa attuale, chi violerà il divieto rischierà una sanzione compresa tra i 168 e i 679 euro, con la possibilità di sospensione della patente per recidiva. L’emendamento della Lega introduce anche una modifica rilevante sulla soglia demografica dei comuni coinvolti: il limite passerebbe da 30.000 a 100.000 abitanti, escludendo quindi numerosi centri medi come Biella, da cui la stampa ha già ribattezzato la misura come “salva Biella”. Per i Comuni di dimensioni più contenute, con minore densità e limitate opzioni di trasporto pubblico, l’applicazione del divieto risulterebbe non solo sproporzionata ma anche difficilmente controllabile.
Autovelox e trasparenza: un secondo emendamento
In parallelo al rinvio del blocco diesel, la Lega ha annunciato un secondo emendamento al decreto Infrastrutture riguardante la gestione degli autovelox. La norma prevede che ogni Comune debba comunicare formalmente al Ministero delle Infrastrutture l’elenco completo degli impianti di rilevamento della velocità presenti sul proprio territorio. In assenza di questa comunicazione, i dispositivi non potranno essere attivati. Secondo Molinari, si tratta di una misura di trasparenza per evitare che gli autovelox vengano utilizzati come strumenti di mera imposizione fiscale a danno degli automobilisti, senza una reale finalità di prevenzione degli incidenti.
Il passaggio parlamentare decisivo entro luglio
Il decreto Infrastrutture, all’interno del quale gli emendamenti della Lega potrebbero trovare spazio, è stato approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 19 maggio e ora è all’esame delle Camere. Il testo dovrà essere convertito in legge entro il 19 luglio. Da qui a quella data, la Lega lavorerà per raccogliere il consenso delle altre forze di maggioranza, e forse anche di parte dell’opposizione, su una proposta che ha già sollevato grande attenzione sia nei territori coinvolti sia nel dibattito nazionale. L’esito di questo passaggio legislativo sarà decisivo non solo per la sorte dei veicoli Euro 5, ma anche per ridefinire il rapporto tra politica ambientale europea e autonomia nazionale.