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Panetta al vertice del FMI: “A rischio decenni di progressi. I conflitti minano la lotta alla povertà”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Panetta al vertice del FMI: “A rischio decenni di progressi. I conflitti minano la lotta alla povertà”
“Il mondo sta affrontando un allarmante aumento di conflitti e acute tensioni geopolitiche, con effetti interconnessi che rischiano di annullare i progressi compiuti negli ultimi decenni nella lotta alla povertà estrema”. È un messaggio forte, quello lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel corso del suo intervento al Comitato per lo Sviluppo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, in corso a Washington. Un appello che travalica i confini della tecnica per toccare la sfera politica, in un momento in cui l’equilibrio economico globale appare sempre più fragile.

Panetta al vertice del FMI: “A rischio decenni di progressi. I conflitti minano la lotta alla povertà”

Le parole di Panetta arrivano in un contesto in cui l’economia globale è chiamata a reggere l’urto di molteplici shock: le guerre in Ucraina e Medio Oriente, le tensioni tra Stati Uniti e Cina, la fragilità cronica di intere aree dell’Africa e del Sud America. Tutto questo, secondo il governatore, ha un impatto diretto sulla sicurezza alimentare, sulla stabilità dei mercati e sulla capacità delle istituzioni multilaterali di promuovere sviluppo e inclusione. “Condizioni di sicurezza persistentemente deboli – ha detto – scontri improvvisi in Paesi fragili, battute d’arresto nel commercio internazionale, mettono a rischio ogni sforzo di consolidamento sociale ed economico”.

Il ruolo delle istituzioni multilaterali in un mondo che cambia

Panetta ha sottolineato la necessità che la Banca Mondiale e il FMI rafforzino il proprio impegno per sostenere i Paesi più vulnerabili, rivedendo le regole di accesso al credito e mobilitando nuove risorse. Il governatore ha auspicato una riforma della governance multilaterale che tenga conto dell’evoluzione degli equilibri internazionali e della crescente necessità di protezione sociale nei Paesi a basso e medio reddito. La richiesta è chiara: servono strumenti più flessibili, capaci di rispondere rapidamente ai bisogni di economie colpite da shock esterni.

Il protezionismo commerciale come minaccia sistemica

Uno dei passaggi più significativi del discorso ha riguardato i nuovi nazionalismi economici e la recrudescenza del protezionismo. “Le battute d’arresto nel commercio internazionale – ha ammonito Panetta – non sono episodi isolati, ma il segnale di una tendenza preoccupante”. Il governatore ha indicato le guerre tariffarie come una delle principali minacce al sistema multilaterale, poiché ostacolano la cooperazione, frammentano le catene del valore e accentuano le diseguaglianze. Anche in questo caso, l’appello è a ritrovare una governance economica condivisa, in grado di coniugare apertura dei mercati e tutela degli interessi nazionali.

Italia e Europa tra sfide interne e responsabilità globali

Panetta ha voluto anche ribadire il ruolo dell’Europa, e dell’Italia in particolare, nel contesto globale. Se da un lato i Paesi europei si trovano ad affrontare tensioni interne e un rallentamento della crescita, dall’altro non possono rinunciare alla propria vocazione cooperativa. La transizione verde, la digitalizzazione e la gestione dei flussi migratori richiedono – ha detto – uno sforzo collettivo e responsabile, che deve includere anche un ripensamento delle politiche di aiuto allo sviluppo e di partenariato internazionale.

La sfida del futuro è una finanza più giusta

L’intervento del governatore della Banca d’Italia si chiude con una riflessione di fondo: la finanza, da sola, non basta. Serve una nuova etica dello sviluppo, capace di restituire senso alle parole crescita e progresso. In un mondo lacerato dai conflitti, dove milioni di persone rischiano di essere ricacciate in condizioni di estrema vulnerabilità, è la tenuta del patto tra economia e democrazia a essere in discussione. Ed è proprio da Washington che Panetta rilancia il monito: o si ricuce il legame tra stabilità e solidarietà, oppure i decenni di progresso che abbiamo conosciuto diventeranno un ricordo.
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