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Le proteste degli agricoltori: l'Europa sorda, distratta, colpevole

- di: Redazione
 
Le proteste degli agricoltori: l'Europa sorda, distratta, colpevole
Ci sono delle cose che ciascun uomo immancabilmente incrocia nella sua vita: le polemiche sull'arbitraggio di una partita di calcio; le proteste degli esclusi da qualcosa, da qualsiasi cosa; le promesse dei politici; le rivelazioni ad orologeria sulla scomparsa di una ragazzina romana, sparita una quarantina d'anni fa.
Ma in testa a questa singolare classifica, senza timore di sbagliare nella valutazione, ci sono le periodiche manifestazioni di protesta degli agricoltori, europei e italiani, contro la mancata attenzione che viene riservata a loro e, più in generale, alla filiera dell'agro-alimentare.

Le proteste degli agricoltori: l'Europa sorda, distratta, colpevole

Sta accadendo anche in questi giorni, con il fuoco della protesta che attraversando l'Europa, con un duplice bersaglio: Bruxelles e i governi nazionali.
Comunque la si pensi, niente di nuovo sotto il sole perché, da che mondo è mondo, quando gli agricoltori, come le formiche, nel loro piccolo si incazzano, sono dolori per tutti. Questo accade dal momento che la loro protesta si traduce sempre in manifestazioni spettacolari, come le marce dei trattori di oggi e le mucche portate in giro, come fossero madonne pellegrine, ai tempi della crisi del latte (quella delle quote ignorate, con le sanzioni che ne seguirono e sulle quali la Lega costruì, all'epoca, parte delle sue fortune).

Ora le manifestazioni dilagano e gli agricoltori italiani vogliono alzare il tono della protesta
, non solo intasando le strade di maggiore transito, per fare partecipe, suo malgrado, la gente di quel che vogliono o rivendicano, ma anche mettendo nel mirino ben altro.
Come un assedio di Roma (nella misura che si deciderà) o minacciando di portare la protesta sin davanti alla quarta camera del Paese (Montecitorio e Palazzo Madama, le prime due, casa Vespa, la terza), l'Ariston di Sanremo, per farne il palcoscenico delle loro rimostranze, oltre che delle canzonette.

Tutto nella prassi, si potrebbe chiosare, perché si sa che le proteste tanto più sono eclatanti, tanto maggiori sono le possibilità che le istanza vengano accolte.
Che poi le proteste possano creare disagi, gli agricoltori lo sanno e chiedono comprensione e vicinanza alla loro battaglia. Anche se meglio si dovrebbe definirla una guerra, che ha come principale nemico l'Europa, che sembra non essere in grado di risolvere i problemi del comparto, presa com'è da altre questioni.
Ma la pazienza, si sa, per definizione non è infinita, a meno di non essere Giobbe.
E non si può pretendere pazienza da chi lavora sui campi o nelle aziende dall'alba al tramonto, sperando che non scendano i prezzi di vendita che si spuntano e che, bassi come sono, non fanno altro che ingrassare le tasche della grande distribuzione.

L'Europa, però, non può essere ridotta a una macchietta, quella che decide quanto lunghe debbano essere le zucchine o che circonferenza massima debbano avere i frutti, dal momento che le decisioni di indirizzo ambientalista adottate tendono a non fare sconti a nessuno. Ma ci sono scelte e scelte, e non sempre quelle che vengono da Bruxelles sono comprensibili o condivisibili, creando una gabbia di regole e norme che soffocano l'agricoltura, ma soprattutto senza che esse mostrino di potere essere utili per uno sviluppo futuro.
Come sempre, le politiche di Bruxelles sembrano non avere altra via che quella delle decisioni radicali, non trovando soluzioni mediate.

Come accade in agricoltura, come sta accadendo nel settore dell'automotive, sempre in un'ottica generale di salvaguardia dell'ambiente. Ma se le scelte dell'Ue rischiano di desertificare le zone agricole (chiedendo agli operatori del settore di seguire direttive talvolta chiaramente anti-economiche, anche se permane il regime dei sussidi) alla fine di quale ambiente parliamo?
Perché andando avanti così parleremo solo dell'ambiente incolto, abbandonato e magari potenzialmente terreno di conquista per operazioni immobiliari. Vallo a sapere.
E poi c'è la politica di casa nostra che, all'improvviso, ha scoperto i problemi di prospettiva dell'agricoltura. Tanto che ora è una corsa a dire agli agricoltori: ecco, siamo con voi. Anzi, siamo sempre stati con voi. Anche se in pochi se ne sono accorti.

Pure i nuovi fondi destinati alla filiera sembrano convincere poco o nulla gli agricoltori, che da sempre assistono a spostamenti di stanziamenti da qui a là e a miliardi che miracolosamente spuntano all'improvviso, dopo che le esigenze del settore sono state ignorate per troppo tempo. Sino a quando i trattori non hanno invaso le strade e qualche politico si è scoperto all'improvviso agricoltore in sonno, come fosse un adepto di una setta segreta.
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