La Corte Suprema del Regno Unito ha emesso una decisione destinata a segnare una svolta nella legislazione britannica sul riconoscimento di genere. Con una sentenza definitiva, i giudici hanno stabilito che, ai fini della legge, il termine “donna” può riferirsi esclusivamente a chi è nata biologicamente di sesso femminile. La pronuncia, che si applica in Inghilterra, Galles e Scozia, rappresenta una netta vittoria per i gruppi femministi tradizionali che da tempo chiedevano limiti all’autodeterminazione legale del genere. Allo stesso tempo, la sentenza ha provocato l’immediata reazione delle associazioni LGBTQ+, che denunciano un passo indietro nei diritti civili conquistati negli ultimi decenni.
Regno Unito, la Corte Suprema: “Donna solo chi nasce donna”
La controversia nasce in Scozia, dove il governo locale aveva approvato una legge che estendeva la definizione di “donna” anche alle persone trans che avessero ottenuto un Gender Recognition Certificate, documento che consente il cambio legale di genere. Il gruppo femminista “For Women Scotland” ha contestato la norma sostenendo che tale ampliamento comprometteva i diritti e gli spazi riservati alle donne biologiche. Dopo una lunga battaglia legale, la Corte Suprema ha dato loro ragione, affermando che il concetto giuridico di “donna” non può essere alterato per includere persone nate maschi, anche se legalmente riconosciute come donne ai sensi della normativa sul genere.
L’approvazione di J.K. Rowling e il fronte politico conservatore
Tra le prime a esprimere entusiasmo per la sentenza è stata la scrittrice J.K. Rowling, da tempo al centro di polemiche per le sue posizioni critiche verso la teoria del genere fluido. “Questa decisione – ha scritto l’autrice di Harry Potter – protegge i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il Regno Unito”. Le sue parole hanno immediatamente alimentato un vivace dibattito online, dove da un lato sono state sostenute da esponenti del Partito Conservatore, dall’altro aspramente contestate da attivisti e personaggi pubblici impegnati nella tutela dei diritti LGBTQ+. Il ministro per le Pari Opportunità ha definito la sentenza “una base giuridica solida per proteggere la sicurezza e la dignità delle donne”, mentre l’opposizione laburista si è mostrata divisa.
La reazione delle organizzazioni LGBTQ+: “Sentenza pericolosa”
Le associazioni di difesa dei diritti civili e LGBTQ+ hanno denunciato un grave arretramento. “È incredibilmente preoccupante per la comunità transgender”, ha dichiarato Stonewall, la principale organizzazione britannica per i diritti LGBTQ+. Secondo gli attivisti, la sentenza potrebbe aprire la strada a discriminazioni diffuse nell’accesso ai servizi, ai luoghi protetti e alle politiche di inclusione. Alcuni giuristi hanno evidenziato il rischio di una frammentazione normativa tra il riconoscimento civile del genere e la sua definizione ai fini legali, soprattutto nel mondo del lavoro, della sanità e del diritto penale. Il clima è teso anche nei campus universitari e nei centri culturali, dove il dibattito è particolarmente acceso.
L’onda lunga della Brexit e la spaccatura sociale
La decisione della Corte Suprema arriva in un momento in cui il Regno Unito sta ridefinendo molti dei suoi riferimenti normativi, anche in conseguenza della Brexit. Il distacco dalle direttive europee in materia di diritti civili ha permesso a Westminster e alle Corti supremi nazionali di affermare un’interpretazione più restrittiva rispetto agli standard continentali. Questa nuova sentenza si colloca in una cornice politica e culturale che vede crescere il peso delle istanze identitarie, della protezione dei confini – fisici e simbolici – e della riaffermazione di modelli tradizionali. Il Regno Unito, in questo senso, sembra percorrere una traiettoria distinta rispetto ad altri Paesi europei che negli ultimi anni hanno ampliato le tutele per le persone trans.
Un precedente destinato a influenzare il dibattito globale
La sentenza britannica avrà certamente effetti anche fuori dai confini nazionali. In un’epoca in cui le battaglie sui diritti si combattono anche nelle aule dei tribunali, ogni pronunciamento giuridico diventa un precedente. Gli osservatori internazionali si dividono tra chi ritiene questa decisione un pericoloso arretramento e chi la interpreta come una necessaria delimitazione giuridica. Il confine tra tutela delle donne e riconoscimento dell’identità di genere appare, ancora una volta, il terreno più fragile e conteso delle democrazie occidentali. Il Regno Unito, con questa sentenza, lo ha tracciato con chiarezza – ma non senza conseguenze.