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Trump vola in Scozia, ma senza il ‘Wall Street Journal’. La Casa Bianca chiude la porta

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump vola in Scozia, ma senza il ‘Wall Street Journal’. La Casa Bianca chiude la porta

Il presidente Trump parte per la Scozia, ma il pool stampa che lo accompagnerà nel viaggio non include il Wall Street Journal. Una decisione che suona come un’esclusione deliberata, un atto di marginalizzazione nei confronti di una voce scomoda. La Casa Bianca non ha fornito spiegazioni ufficiali, ma il significato politico è evidente. In una stagione già attraversata da tensioni istituzionali e mediatiche, la scelta di escludere uno dei principali quotidiani americani dal viaggio presidenziale appare come un segnale chiaro di chiusura.

Trump vola in Scozia, ma senza il ‘Wall Street Journal’. La Casa Bianca chiude la porta

Il Journal non è una testata minore. È una colonna portante del giornalismo statunitense. Tenerlo fuori non è un disguido. È una presa di posizione. Una linea tracciata. E a tracciarla è chi ha il potere di scegliere chi racconta e chi no.

La stampa filtrata, come ai tempi peggiori
Seguire il presidente in trasferta è un diritto e un dovere del giornalismo in una democrazia matura. Escludere selettivamente i media significa alterare il racconto. Svuotarlo di autenticità. Modellarlo a uso e consumo del potere. È una scelta che apre un varco: quello dell’informazione addomesticata. E il fatto che accada negli Stati Uniti, simbolo della libertà di stampa, rende tutto più amaro.

È una manovra che lascia trasparire spirito punitivo, ritorsivo. Un gesto che porta con sé l’odore acre della vendetta politica. E se una sola parola può essere usata per definirla, è questa: puzza. Puzza di bavaglio.

Lo scontro con Harvard e i 2 miliardi congelati
Parallelamente, Trump combatte un’altra battaglia: quella con Harvard. In ballo ci sono 2 miliardi di dollari di fondi congelati. L’università ha avviato una causa per ottenerne lo sblocco. Ma al centro dello scontro c’è molto più del denaro: c’è una visione opposta del sapere, dell’autonomia, dell’istruzione. Trump non ha mai nascosto la sua ostilità verso il mondo accademico progressista. E ora, con i mezzi dell’amministrazione, passa dalle parole ai fatti. Vuole piegare anche l’ultimo spazio libero dal controllo politico.

Harvard e il Journal: due facce della stessa logica. Due oppositori simbolici di un modello autoritario che non accetta il dissenso, nemmeno quando ha alle spalle secoli di legittimità.

Epstein, i file segreti e la Camera che temporeggia
Sul caso Epstein, intanto, si registra un’altra frenata. La Camera ha deciso che non voterà sulla desecretazione dei file riservati prima della pausa estiva. Il rinvio suona come un atto di difesa. O forse di paura. L’America aspetta di sapere chi ha coperto cosa. Ma la politica non sembra pronta ad aprire il vaso. Preferisce temporeggiare, proteggere, rinviare.

E anche in questo, si coglie una dinamica comune: chi ha il potere usa il tempo come arma. Rallenta per non decidere. Blocca per non spiegare. Tratta la verità come un fastidio.

Scozia, Harvard, stampa: il cerchio si stringe
Trump vola in Scozia. Ma ciò che accade intorno a lui parla più del viaggio stesso. Il cerchio si stringe attorno a chi ancora chiede trasparenza: i giornali indipendenti, le università autonome, gli osservatori critici. Tutti fuori dalla porta. Tutti sotto pressione.

Il Wall Street Journal è stato escluso. Harvard viene punita. I file su Epstein restano sotto chiave. È la rappresentazione di un potere che vuole scrivere da solo la propria narrazione. Un potere che non si limita a governare, ma vuole dominare il racconto. Finché la democrazia diventa un’eco lontana.

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