Dalle pensiline verdi ai giardini mobili, la rivoluzione urbana parte dal verde. In un progetto europeo, 25 soluzioni per raffreddare l’ambiente e migliorare la vita nei quartieri più roventi.
Un arsenale verde contro le ondate di calore
Nel cuore dell’estate romana, quando l’asfalto cuoce e i palazzi rilasciano calore fino a notte fonda, prende forma una nuova strategia urbana: 25 soluzioni naturali, adattabili, sostenibili e replicate a scala di quartiere. Dalle microforeste urbane ai corridoi vegetati tra i binari del tram, l’obiettivo è uno solo: abbassare le temperature e restituire vivibilità alle città strangolate dalla calura.
Il progetto europeo Urban Heat Island Adaptation in Rome, attivo dal 2023 e ancora in corso, punta a trasformare i municipi I e V della Capitale – quelli più esposti alle isole di calore – in veri laboratori di adattamento climatico. Coordinato da PwC Italia, con la collaborazione dell’ENEA, dell’Università Roma Tre e dell’Ecologic Institute di Berlino, lo studio combina scienza, partecipazione cittadina e visione politica.
Non più solo cemento: il verde come infrastruttura urbana
L’isola di calore urbana è un fenomeno tanto noto quanto trascurato nelle politiche di pianificazione: quando si rimuove il suolo naturale e si sostituisce con asfalto e cemento, la città si trasforma in una fornace. La temperatura può aumentare anche di 5 gradi rispetto alle zone rurali circostanti.
“L’isola di calore aggrava gli effetti delle ondate di calore, già in aumento per il cambiamento climatico, e incide sulla morbilità e mortalità delle fasce più vulnerabili della popolazione”, ha dichiarato Elisabetta Salvatori, responsabile dell’Unità ENEA per le soluzioni nature-based. “Per questo è fondamentale agire su scala locale, integrando vegetazione, acqua e materiali innovativi”.
Le 25 soluzioni verdi: flessibili, replicabili, sostenibili
Il ventaglio di proposte include sia interventi strutturali, come tetti e pareti verdi o giardini della pioggia, sia soluzioni leggere, modulari e mobili, pensate per essere adattate anche in contesti complessi come i centri storici. Tra queste spiccano:
- Pensiline verdi alle fermate del trasporto pubblico, che uniscono ombra e raffrescamento naturale;
- Parcheggi e marciapiedi drenanti per favorire l’infiltrazione dell’acqua;
- Tramvie verdi, veri e propri corridoi ecologici tra i binari;
- Giardini mobili e orti urbani su ruote, che si spostano dove serve ombra o socialità;
- Microforeste urbane, ovvero concentrazioni di alberi ad alta densità su superfici ridotte;
- Arredi vegetati e pergolati fioriti per rendere gradevoli anche le zone più inospitali.
Ogni proposta è stata selezionata per il potenziale climatico, ma anche per l’impatto sulla salute mentale, la biodiversità e la qualità estetica dello spazio urbano. Il principio guida? “L’albero giusto al posto giusto”, evitando specie allergeniche e privilegiando piante locali.
Roma come laboratorio europeo di adattamento
Il progetto si inserisce nel quadro della Nature Restoration Law, la nuova legge europea che impone agli Stati membri di garantire almeno il 10% di copertura arborea urbana entro il 2030. Una sfida enorme per città storiche come Roma.
“La chiave sta nel progettare non solo nuovi parchi, ma infrastrutture verdi diffuse, continue e integrate”, sottolinea Laura Rossi, urbanista del Dipartimento di Architettura a Roma Tre. “Serve una rete di raffrescamento ecologico capillare, che entri nelle scuole, nei cortili, nei marciapiedi”.
Formare chi amministra: senza competenze non c’è transizione
Una delle novità più interessanti del progetto è il focus sulla formazione degli amministratori locali. Le soluzioni green richiedono gestione costante, conoscenza delle specie vegetali, monitoraggio dei benefici ecosistemici.
“Stiamo formando tecnici comunali, assessori e operatori del verde per costruire nuove competenze nella gestione resiliente della città”, conferma lo staff ENEA. E da qui possono nascere anche nuovi green jobs: manutentori del verde pubblico, esperti in ecodesign urbano, tecnici del drenaggio urbano sostenibile.
Dove sono le isole di calore: Roma, Milano, Napoli sotto la lente
Se Roma fa da apripista con un progetto pilota, il fenomeno delle isole di calore riguarda tutta Italia. Nelle giornate più torride, Milano può raggiungere i 44°C tra le vie centrali, mentre Napoli e Palermo superano di 6-7 gradi le aree collinari vicine.
Anche le periferie senza verde, le zone ad alta densità edilizia e quelle vicine alle grandi arterie di traffico sono identificate come hotspot urbani. Bologna, Padova, Bari e Torino hanno già avviato tavoli tecnici per studiare la trasferibilità del modello romano.
Non si tratta solo di bellezza: è una questione di sopravvivenza
Nel 2022, a Roma, le ondate di calore hanno causato oltre 1.200 decessi aggiuntivi. Nel 2025, con l’anticiclone africano Minosse e 10 giorni consecutivi sopra i 39°C, il trend non si è invertito.
L’ombra di un albero, la frescura di una pensilina verde, la presenza di un piccolo orto urbano non sono più lussi da architetti illuminati, ma strumenti salvavita. In un clima che cambia, il verde urbano non è decorazione: è strategia. È adattamento. È resilienza.