Hollywood in sciopero, fallite le trattative con gli Studios. Attori e sceneggiatori: "Non ci faremo sostituire dall'IA"

- di: Barbara Bizzarri
 
Dal 1960, anno finora rimasto il solo a segnare l’unico sciopero di star e maestranze, non una voce si era levata da Hollywood, a dimostrazione di cosa significhi vivere sotto la ruota degli Studios. Oggi, però, dopo decenni di silenzio, un nuovo sciopero anima la città degli angeli, su cui perfino Biden ha ritenuto opportuno commentare che “tutti hanno diritto a uno stipendio dignitoso” (vieni a dirlo anche in Italia, mr. President. Thanks).

Hollywood in sciopero, fallite le trattative con gli Studios

I rappresentanti del sindacato degli attori capitanati dall’attrice Fran Drescher, nota al pubblico italiano come La Tata Francesca Cacace, grazie a un doppiaggio geniale che ha adattato il personaggio originale al gusto nostrano, si sono accalcati dinanzi ai palazzi che rappresentano gli Studios contro i quali protestano: Netflix, Warner Bros. Discovery, Disney, Amazon NBCUniversal. Una folta rappresentanza dei 1600 attori e attrici rappresentati dal sindacato Sag-Aftra sono arrivati in autobus insieme a Dresher, unendosi agli sceneggiatori riuniti sotto l’egida del WGA, (Writers Guild of America), già al settantacinquesimo giorno di sciopero, emblemi di uno dei mestieri più sottopagati dell’industria, e non si capisce perché dato che, senza una buona storia, un film nasce praticamente già morto.

Molti altri attori, da Bob Odenkirk a Jessica Chastain, hanno rilanciato il video in cui Dresher strapazza i capi degli studi: “Piangete miseria a destra e a manca, e intanto regalate stipendi milionari ai vostri amministratori delegati”. Fra i cartelli più fantasiosi, quello che recita la scritta “Logan Roy ci pagherebbe di più” con riferimento al tycoon senza scrupoli di Succession, serie tv celebrata con 27 nomination agli Emmy, mentre il vero Logan Roy, la star scozzese Brian Cox ha detto al telegiornale della Bbc: "immagino che lo sciopero possa andare avanti fino alla fine dell'anno".

L’adesione allo sciopero è altissima, superiore al 97%, e la lista dei set bloccati è già lunga: il sequel del GladiatoreDeadpool 3 con Ryan Reynolds Hugh JackmanGhostbusters 4, Beetlejuice 2 che si stava girando in Inghilterra, Mission: Impossible – Dead Reckoning Part Two con Tom Cruise. Anche George Clooney ha commentato l'inizio dello sciopero dei membri del SAG dopo la mobilitazione degli sceneggiatori iniziata qualche settimana fa: "Si tratta di un punto di svolta nel nostro settore. Affinché il nostro settore sopravviva le cose devono cambiare. Per gli attori quel viaggio inizia ora".

Ed è così che le più importanti premiere di questi giorni, Barbie e Oppenheimer, saranno disertate dalle star, producendo un effetto a catena con ripercussioni, soprattutto economiche, notevolissime. Il blocco di produzioni e promozioni (Venezia già trema alla prospettiva di vedere abbandonato il red carpet del Festival del Cinema) mette in dubbio il futuro dell'industria dell'intrattenimento globale.  Le quattro settimane di trattative serrate che vedevano, da una parte Sag-Aftra (Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists), il gruppo di associazione che raccoglie 160mila attori e attrici di cinema e televisione, e dall'altra l'AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers), ovvero i produttori e i rappresentanti dei più grandi Studios e piattaforme di streaming si sono risolte con un nulla di fatto: "Quello che succede qui è importante perché sta accadendo a noi ma pure in tutti i campi del lavoro, quando i datori di lavoro fanno di Wall Street e dell’avidità la loro priorità. L’intero modello di business è modificato da streaming digitale e intelligenza artificiale: questo è il momento della verità. Se non ci alziamo a protestare ora, finiremo nei guai, ci faranno fallire, e il grande capitale di Wall Street ci sostituirà con delle macchine artificiali. Noi siamo i lavoratori e insieme domandiamo rispetto. L’economia senza di noi non esiste". 

Questo quanto dichiarato dal sindacato, che si riferisce anche una problematica da risolvere subito: l’avvento dell’AI sul mercato del lavoro, che presenta grande fascino ed enormi rischi - di cui si cominciano già a vedere le avvisaglie - in particolare sul medio e lungo termine, passata la sbornia della novità. Tra le altre cause del contendere degli sceneggiatori, la richiesta di più tutele economiche, sanitarie e maggiori royalties nel caso di estensione dei contratti: obiettivi simili agli attori, che richiedono un aggiustamento dei compensi in base all'inflazione, l’incremento delle royalties quando film e serie passano sulle piattaforme streaming, limitazione allo sfruttamento illimitato e perpetuo della loro immagine e un freno all'utilizzo dell'intelligenza artificiale e di altri strumenti digitali di alterazione dei volti e delle voci.

Non si deve dimenticare, infatti, che, per i più, Hollywood non significa contratti milionari e vite da sogno: tutto ciò è riservato a una sparuta minoranza, tanto famosa proprio perché rara. Per una Julia Roberts, per dire, che guadagna quanto il Pil di una nazione, esistono migliaia di attori e attrici sottopagati, che spesso devono ricorrere ad altre occupazioni per vivere, per non parlare della disoccupazione diffusa. Hollywood è la meta di migliaia di wannabes, ma non tutti, anzi, quasi nessuno ce la fa, e l’America, al di là del sogno che propina, può essere un posto estremamente crudele dove vivere. Quindi, gli interpreti che non riescono a vivere della loro recitazione e vorrebbero trattamenti più equi sono moltissimi. Il blocco che coinvolge tutte le attività connesse con le produzioni potrebbe però porre nuove basi per un sistema che rischiava l’implosione da tempo e che, alla luce delle necessità scaturite anche in seguito alla pandemia, deve essere riveduto e corretto: l’avvento dello streaming, la moltiplicazione di realtà produttive, il consolidamento di un mercato globale, il ricorso alle nuove tecnologie e la corsa a ritmi produttivi sempre più serrati hanno messo in atto delle mutazioni difficili da frenare e prevedere, portando un punto di rottura nell'equilibrio tra quantità e qualità delle produzioni e sul valore etico, umano e artistico del lavoro delle varie professionalità coinvolte. Ora questo “double strike”, e lo stop forzato che ne deriva potrebbero portare, magari, a interrogarsi su quali potrebbero essere le strade più eque e sensate da percorrere per costruire il futuro dell’entertainment: magari, privilegiando la qualità che, in questo periodo, è andata sempre più scemando parallelamente alla crescita della quantità di prodotti offerti sul mercato.

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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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