Unilavoro PMI: "Il 29% dei giovani punta all'estero: serve investire su di loro"

- di: Daniele Minuti
 
L'Italia si dimostra, sempre di più, un paese "per vecchi" o quantomeno difficile per i più giovani: le prospettive per la prima fascia di età lavorativa continuano a essere difficili ed è su questo e su ricerche specifiche, si è espresso Graziano Ceglia, Vicepresidente Nazionale di Unilavoro PMI.

Graziano Ceglia (Unilavoro PMI) commenta i dati relativi alle prospettive giovanili in Italia

L'Istat ha stimato che il 6% degli italiani fra 25 e 34 anni si è trasferito all'estero dal 2008 al 2020, mentre una ricerca del 2020 della Fondazione Vicentini stimò che il 29% di essi proietta il proprio futuro all'estero per motivi che vanno dalle difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente, a raggiungere benessere economico a livello di nucleo familiare o anche solo l'indipendenza.

Questo è causato dalla fin troppo complicata regolamentazione del mercato che frena le possibilità dell'ingresso dei giovani, senza dar loro le possibilità necessarie per programmare il loro futuro a lungo termine, problema a cui si somma l'alto costo del lavoro, legato al continuo innalzamento dell'età pensionabile.

Graziano Ceglia, Vicepresidente Nazionale di Unilavoro PMI (nella foto), ha commentato: "Quando si crea una situazione simile, l’Italia perde due volte: da una parte spende molte risorse nella formazione dei ragazzi, dall’altra però, non fornendo loro delle concrete opportunità di crescita, li consegna di fatto ad altri paesi che sono disponibili ad offrire loro di più. Ricordiamo che l’Italia ha sempre investito molto nel settore della formazione, tant’è che le nostre Università sono tra le migliori al mondo: solo per fare un esempio, secondo la classifica del Qs World ranking redatta nel 2022, la Sapienza è prima per studi classici e decima in archeologia. L’altro lato della medaglia però non è così brillante perché una volta formati molti dei nostri ragazzi decidono di fare i bagagli per cercare altrove prospettive migliori. In questo modo, oltre a vanificare l’investimento iniziale, perdiamo l’opportunità di avere delle professionalità di eccellenza. Purtroppo la politica ha sempre creduto poco nei giovani, per questo è necessario un patto generazionale in cui finalmente si predispongano delle risorse da destinare all’occupazione giovanile. Le possibilità di intervento non mancano: innanzitutto azzerare le tasse sui contratti di assunzione di un giovane invece che disperdere risorse economiche su bandi spesso di difficile gestione. Aggiungerei poi la possibilità per le aziende di usufruire di sgravi fiscali visto che apprendistato a parte, non c’è molto. Infine credo sarebbe opportuno agevolare i giovani che vogliono fare impresa sollevandoli da ogni tipo di imposizione fiscale almeno per i primi anni di avvio dell’attività, sarebbe un buon modo per accompagnarli in un percorso imprenditoriale all’inizio sempre all’insegna delle difficoltà e incentivarli a costruire il proprio futuro qui, non altrove".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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