• PIRELLI25 850 1
  • Banca IFIS GIUGNO25 850 1
  • 8501 intesa GREEN 25
  • POSTE25 850 1

Alcol e depressione: una ricerca sfata il mito del "bere per dimenticare"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Alcol e depressione: una ricerca sfata il mito del 'bere per dimenticare'

Un recente studio pubblicato sull’American Journal of Psychiatry mette in discussione una delle convinzioni più diffuse sull’uso dell’alcol: l’idea che le persone affette da depressione bevano principalmente per dimenticare o per ridurre i sentimenti negativi. La ricerca, condotta dalla University of Chicago Medicine e guidata da Andrea King, ha invece evidenziato che il consumo di alcol tra chi soffre di disturbo da uso di alcol (AUD) e depressione è associato a livelli di stimolazione positiva e piacere comparabili a quelli riscontrati nei soggetti senza disturbi dell’umore.

Alcol e depressione: una ricerca sfata il mito del "bere per dimenticare"

L’indagine ha coinvolto 232 individui statunitensi di età compresa tra 21 e 35 anni, il 50% dei quali soddisfaceva i criteri per il disturbo da uso di alcol. I partecipanti sono stati monitorati tramite smartphone e hanno risposto a domande ogni mezz’ora durante due episodi distinti: uno in cui consumavano alcol e uno in cui erano sobri.

I dati raccolti hanno mostrato come l’effetto gratificante dell’alcol fosse presente in entrambi i gruppi, senza una differenza sostanziale tra chi soffriva di depressione e chi no. L’analisi ha inoltre rivelato che, sebbene il consumo di alcol contribuisca a una lieve riduzione degli stati d’animo negativi, l’effetto non è così rilevante come comunemente ritenuto.

"Tendiamo a pensare che le persone bevano eccessivamente quando sono depresse", spiega Andrea King, "ma il nostro lavoro suggerisce che l’alcol non viene assunto solo come forma di automedicazione per alleviare il malessere, bensì anche per la sua capacità di indurre sensazioni di piacere e stimolazione".

Nuove prospettive sulla dipendenza
Lo studio contraddice l’ipotesi secondo cui il piacere legato al consumo di alcol diminuisce con il progredire della dipendenza. Anzi, i ricercatori ipotizzano che molte persone inizino a bere per piacere e solo in seguito sviluppino una dipendenza caratterizzata dalla necessità di evitare i sintomi dell’astinenza e lo stress.

"Lavori come questo ci permettono di colmare il divario tra l’analisi scientifica e la vita reale", sottolinea Daniel Fridberg, coautore della ricerca. "Capire meglio i meccanismi che rendono vulnerabili all’abuso di alcol potrebbe un giorno tradursi in strategie di trattamento più efficaci".

In questa direzione si muoveranno i prossimi studi del team, che intende ora ampliare l’analisi a soggetti di età compresa tra 40 e 65 anni per valutare eventuali differenze nella tolleranza agli effetti dell’alcol con l’avanzare dell’età.

Implicazioni per la sanità pubblica

Le implicazioni di questa ricerca vanno oltre la pura curiosità scientifica. Se l’alcol non è solo un mezzo per lenire il dolore emotivo, ma anche un forte stimolante del piacere, le politiche di prevenzione e trattamento della dipendenza potrebbero dover essere ripensate.

Gli attuali approcci terapeutici, infatti, si concentrano spesso sulla riduzione del consumo di alcol come strategia per evitare il peggioramento della depressione. Tuttavia, questa ricerca suggerisce che la motivazione a bere non deriva esclusivamente dal bisogno di ridurre il disagio psicologico, ma anche dal desiderio di sperimentare sensazioni piacevoli.

Per i decisori sanitari e per gli esperti di dipendenze, questi risultati aprono nuovi interrogativi su come affrontare il problema in maniera più efficace, bilanciando le strategie di intervento tra la gestione del piacere indotto dall’alcol e la prevenzione dei rischi legati alla dipendenza.

La ricerca della University of Chicago Medicine rappresenta un punto di partenza per una comprensione più approfondita dei fattori psicologici che influenzano l’uso di alcol. Ulteriori studi saranno necessari per chiarire in che modo l’interazione tra piacere, stress e vulnerabilità individuale possa portare allo sviluppo di un disturbo da uso di alcol e per individuare soluzioni più mirate per chi ne soffre.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 6 record
20/06/2025
Vaccini mRNA anticancro: la svolta europea sui tumori solidi
Da modelli Covid al melanoma: l’Europa accelera sui vaccini personalizzati contro i tumori...
19/06/2025
Screening oncologici, l’Italia si ferma a metà: solo il 44% aderisce ai test preventivi
In Italia, meno di un cittadino su due partecipa agli screening gratuiti per la diagnosi p...
19/06/2025
Non è solo una questione di tempo: bambini, schermi e salute mentale, la vera sfida è come li usano
Non bastano i limiti di tempo, né i consigli generici su quanto un bambino dovrebbe o non ...
19/06/2025
Nuovo test del sangue anticipa la diagnosi di cancro fino a 3 anni
Scopri come un’analisi rivoluzionaria sta cambiando il futuro della diagnosi oncologica – ...
18/06/2025
Olio d’oliva e tumore al seno, così si riduce il rischio aggressivo
Un cucchiaio al giorno protegge: scopriamo i dati, le reazioni e le prospettive future. Un...
17/06/2025
La dieta mediterranea: prima guida clinica per prevenire i tumori
Un viaggio tra scienza, stile di vita e sostenibilità: ecco come l’alimentazione più iconi...
Trovati 6 record
  • Banca IFIS GIUGNO25 720
  • PIRELLI25 300
  • POSTE25 720
  • 720 intesa GREEN 25