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Francia, stop al fumo in parchi e spiagge: rivoluzione dal 1° luglio

- di: Marta Giannoni
 
Francia, stop al fumo in parchi e spiagge: rivoluzione dal 1° luglio
Via le sigarette dai luoghi frequentati dai bambini, multe fino a 135 euro.
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Una mossa storica per tutelare i minori
Dal primo luglio 2025 fumare in Francia sarà vietato in tutti i luoghi pubblici all’aperto frequentati dai bambini. Si tratta di una stretta senza precedenti: saranno off-limits per i fumatori parchi, giardini pubblici, spiagge, fermate degli autobus, aree attorno alle scuole, impianti sportivi e zone ludiche. Un cambio di passo netto, che mira a ridurre drasticamente l’esposizione dei minori al fumo passivo e a disincentivare l’imitazione da parte dei più giovani.
“La libertà di fumare finisce dove comincia quella dei bambini a respirare aria pulita”, ha dichiarato la ministra della Salute e della Famiglia Catherine Vautrin in un’intervista al quotidiano Ouest-France. Le multe per chi infrangerà il divieto arriveranno fino a 135 euro.
Vautrin ha precisato che il divieto non si estenderà alle terrazze dei bar né alle sigarette elettroniche, anche se ha aggiunto: “Non escludo nulla per il futuro, compresa la regolamentazione della nicotina nei prodotti da svapo”.
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Un problema sanitario e sociale da 75.000 morti l’anno
Il tabacco continua a essere la prima causa di morte evitabile in Francia. Secondo i dati dell’agenzia sanitaria Santé publique France, ogni anno il fumo provoca circa 75.000 decessi nel Paese, ovvero oltre 200 al giorno. Il fumo attivo e passivo è strettamente correlato a tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie croniche, con un impatto sanitario enorme e un costo economico stimato in oltre 150 miliardi di euro l’anno per lo Stato.
La nuova stretta si inserisce nel Programme national de lutte contre le tabac 2023-2027, che punta a creare una “génération sans tabac” entro il 2032. Secondo Philippe Bergerot, presidente della Ligue contre le cancer, “queste misure sono attese da tempo e rappresentano un cambio di paradigma culturale, oltre che sanitario”.
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Opinione pubblica favorevole: sei francesi su dieci dicono sì
La misura, annunciata a ridosso della Giornata mondiale senza tabacco del 31 maggio, gode di ampio consenso pubblico. Un sondaggio commissionato dalla Ligue contre le cancer mostra che il 62% dei francesi è favorevole a un divieto più ampio del fumo nei luoghi pubblici.
“Stiamo assistendo a un mutamento profondo nella percezione del fumo: non è più un’abitudine tollerata, ma un comportamento da limitare per il bene collettivo”, ha osservato Olivier Galland, sociologo e ricercatore al CNRS, in un’intervista a Le Monde.
La stessa Lega contro il cancro ha lanciato una campagna intitolata “Respirer n’est pas un luxe”, con l’obiettivo di rafforzare l’accettazione sociale del divieto e fornire strumenti educativi nelle scuole.
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La Francia segue l’Europa (ma con più coraggio)
A fine 2024, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una raccomandazione (non vincolante) per estendere le restrizioni al fumo anche agli spazi all’aperto, in particolare quelli dove si trovano bambini e adolescenti. Il testo raccomanda anche di includere i nuovi prodotti a base di nicotina, come le e-cig e i dispositivi a tabacco riscaldato, in un quadro normativo aggiornato.
La Francia ha scelto di andare oltre: già oggi oltre 5.000 comuni hanno introdotto divieti parziali nelle spiagge o nei parchi, ma la misura nazionale rende finalmente uniforme la tutela.
A livello internazionale, solo pochi Paesi hanno adottato misure così rigide. Il caso più estremo resta il Bhutan, dove il fumo è vietato ovunque salvo che in casa propria. In Nuova Zelanda, il governo aveva varato una legge per impedire la vendita di tabacco a chiunque nato dopo il 2008, poi abrogata dal nuovo esecutivo.
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E in Italia? Milano fa da apripista
In Italia, la legge Sirchia del 2003 vieta il fumo nei locali chiusi pubblici e nei luoghi sensibili come scuole, ospedali e trasporti pubblici. Ma negli ultimi anni alcune città hanno deciso di alzare l’asticella. Milano, per esempio, ha vietato dal 2021 il fumo nei parchi pubblici, alle fermate dei mezzi e negli stadi.
Il sindaco Beppe Sala ha commentato: “Non è proibizionismo, ma rispetto. Proteggere i non fumatori, specie i più giovani, è una priorità”.
Altri comuni come Verona, Bologna e Bolzano hanno introdotto ordinanze analoghe, ma la normativa resta frammentata e manca una cornice nazionale aggiornata.
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Il nodo delle e-cig e i nuovi orizzonti del controllo
Un capitolo ancora aperto è quello delle sigarette elettroniche. In Francia, al momento, non sono oggetto del divieto all’aperto, ma restano nel mirino del governo. Catherine Vautrin ha lasciato intendere che si sta lavorando a una proposta per limitarne l’uso tra i minori, anche alla luce dei dati crescenti sul loro utilizzo precoce.
In effetti, uno studio dell’Institut Pasteur pubblicato a marzo 2025 mostra che tra i 13 e i 17 anni il tasso di utilizzo occasionale delle e-cig ha superato il 20%, spesso in modalità “senza nicotina”, ma comunque con effetti ancora in parte sconosciuti sulla salute.
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Un modello per altri Paesi?
La misura francese sarà osservata con attenzione da molti governi europei. “La scelta di Parigi potrebbe fare da apripista per un nuovo ciclo di normative in Europa”, ha dichiarato Hans Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa, in una nota ufficiale del 29 maggio. “Il tabacco non è solo una questione individuale: è un problema di salute pubblica globale”.
Anche l’Italia, che nel 2005 fu pioniera con la legge antifumo nei locali chiusi, potrebbe oggi tornare protagonista in Europa aggiornando la sua normativa ai tempi e alle nuove abitudini di consumo.
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Una rivoluzione culturale
Non si tratta solo di salute, ma di un cambio di paradigma culturale. Fumare in presenza di bambini sta diventando socialmente inaccettabile. La Francia, con questa decisione, punta a costruire una nuova normalità: spazi pubblici più salubri, aria più pulita, infanzia più protetta.
E mentre le sigarette spariscono dalle spiagge e dai parchi, si apre anche una sfida educativa. Perché un divieto, per funzionare, ha bisogno di consenso, ma anche di consapevolezza.
Come ha detto la ministra Vautrin: “Non si tratta solo di vietare. Si tratta di proteggere. E di educare”.

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