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ESMO Open: il 76% dei Paesi escluso dai trial oncologici, il divario globale che uccide

- di: Bruno Coletta
 
ESMO Open: il 76% dei Paesi escluso dai trial oncologici, il divario globale che uccide
Negli ultimi vent’anni, la ricerca oncologica ha compiuto passi da gigante, portando a terapie capaci di prolungare e migliorare la vita dei pazienti. Immunoterapia, farmaci a bersaglio molecolare e anticorpi coniugati sono risultati concreti di questo progresso. Tuttavia, uno studio pubblicato su ESMO Open mette in evidenza una verità inquietante: il 76% dei Paesi non ha mai ospitato un trial clinico oncologico. Questo dato svela un divario globale che non è solo statistico, ma profondamente umano, con milioni di vite sacrificate sull’altare delle disuguaglianze.

ESMO Open: il 76% dei Paesi escluso dai trial oncologici

I trial clinici sono la base della medicina moderna. Divisi in tre fasi principali, verificano la sicurezza, l’efficacia e il confronto con le terapie standard. In oncologia, questi studi rappresentano spesso l’unica speranza per i pazienti che non rispondono alle cure convenzionali. Partecipare a un trial clinico significa avere accesso a trattamenti all’avanguardia, monitoraggio costante e cure personalizzate.

Tuttavia, non tutti possono beneficiare di questa opportunità. La disparità geografica e socioeconomica limita l’accesso ai trial, rendendoli un privilegio riservato a pochi.

Lo studio su scala globale


L’analisi di ESMO Open, basata su dati di ClinicalTrials.gov, ha monitorato 87.748 trial clinici condotti tra il 2000 e il 2021. I risultati sono lampanti: la maggior parte delle sperimentazioni si concentra nei Paesi ad alto reddito, mentre quelli a basso e medio reddito restano esclusi.

La Cina, grazie a investimenti senza precedenti, ha superato gli Stati Uniti e l’Europa nel numero di studi avviati, consolidandosi come leader nella ricerca clinica. Anche economie emergenti come India e Corea del Sud stanno registrando una crescita significativa. Tuttavia, queste eccezioni non bastano a colmare il divario: la maggior parte dei Paesi africani e dell’America Latina è assente dal panorama della ricerca oncologica.

Il costo delle disuguaglianze


L’assenza di trial clinici in molte aree del mondo non è solo una questione accademica. Ha conseguenze reali, tangibili e spesso drammatiche. Nei Paesi senza infrastrutture di ricerca, i pazienti non solo perdono l’accesso a trattamenti sperimentali, ma sono anche esclusi dai benefici collaterali dei trial: assistenza avanzata, diagnosi precoci e monitoraggi continui.

Questa esclusione perpetua il circolo vizioso della povertà sanitaria. Senza dati raccolti in contesti diversi, anche i risultati dei trial rischiano di essere meno rappresentativi e quindi meno efficaci per alcune popolazioni.

Le ragioni del divario


Il divario nei trial clinici è il risultato di diversi fattori:

1. Infrastrutture inadeguate: molti Paesi a basso reddito non dispongono di ospedali e laboratori idonei a ospitare sperimentazioni complesse.

2. Mancanza di formazione: la carenza di personale specializzato limita la capacità di condurre studi clinici.

3. Scarso investimento pubblico e privato: le risorse economiche si concentrano nei Paesi più ricchi, dove il ritorno sugli investimenti è garantito.

4. Barriere burocratiche: regolamenti rigidi e iter amministrativi complessi rallentano o impediscono l’avvio di trial nei Paesi in via di sviluppo.

L’emergere di nuove potenze della ricerca

Nonostante il predominio di Stati Uniti ed Europa, negli ultimi anni la Cina ha scalato rapidamente la classifica della ricerca oncologica, superando i tradizionali leader. Grazie a un sistema centralizzato e a politiche aggressive di finanziamento, il Paese è diventato un punto di riferimento per le sperimentazioni di fase iniziale.

Allo stesso tempo, alcune nazioni del Sud-est asiatico stanno emergendo come nuovi poli di ricerca. India, Corea del Sud e Singapore stanno investendo massicciamente in infrastrutture e formazione, diventando hub per sperimentazioni cliniche. Questi sviluppi dimostrano che, con le giuste strategie, è possibile colmare almeno parzialmente il divario.

Ridurre il divario: soluzioni possibili

Lo studio di ESMO Open non si limita a descrivere il problema, ma propone anche soluzioni. Gli autori sottolineano l’importanza di:

Investire in infrastrutture sanitarie: migliorare ospedali e laboratori nei Paesi a basso reddito.

Formare personale locale: aumentare la disponibilità di medici e ricercatori qualificati.

Promuovere collaborazioni internazionali: incentivare i partenariati tra istituti di ricerca dei Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo.

Semplificare la burocrazia: ridurre le barriere amministrative che ostacolano l’avvio dei trial.

Inoltre, le aziende farmaceutiche dovrebbero assumersi una maggiore responsabilità sociale, investendo nei Paesi dove l’accesso alle cure innovative è ancora limitato. Anche le organizzazioni internazionali, come l’OMS, potrebbero giocare un ruolo cruciale nel coordinare gli sforzi globali per ridurre le disuguaglianze.

Un’opportunità mancata per il progresso globale

L’assenza di trial clinici in gran parte del mondo non solo danneggia i pazienti, ma rappresenta un’occasione persa per la scienza. Coinvolgere una platea più ampia e diversificata di partecipanti non significa solo offrire speranze di cura, ma anche migliorare la qualità dei dati raccolti e sviluppare terapie più universali ed efficaci.

Il futuro della ricerca oncologica non può prescindere da un impegno concreto per colmare il divario globale. Se la lotta contro il cancro deve essere davvero universale, è tempo di trasformare le promesse in azioni.
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