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L’Europa si accende con il sole: a giugno la svolta energetica

- di: Vittorio Massi
 
L’Europa si accende con il sole: a giugno la svolta energetica
Per la prima volta l’energia solare è la prima fonte elettrica Ue. Italia ai massimi storici, ma calano gli impianti residenziali. Pronto il Piano sociale per il clima: 9,3 miliardi per equità e transizione.

A giugno l’Europa ha girato l’interruttore: il sole è diventato la prima fonte di elettricità

Per la prima volta da quando esistono rilevazioni sistematiche, l’energia solare ha superato gas e carbone nella produzione elettrica dell’Unione europea. Secondo un recente report, il solare ha coperto il 22,1% della domanda di elettricità dell’Ue, contro il 14,4% del gas e il 6,1% del carbone. È un balzo simbolico e concreto insieme, che ridisegna le gerarchie energetiche del continente.

Oltre metà dell’Ue batte record storici

L’avanzata non è episodica: in almeno 13 Paesi su 27 si sono registrati record mensili di produzione solare. Spiccano i Paesi Bassi con un clamoroso 40,5% di energia dal sole e la Grecia con il 35,1%, mentre la Spagna e la Germania superano stabilmente il 30%. Ma è in Italia che il dato assume un valore politico: a giugno il solare ha generato il 42,6% dell’energia elettrica nazionale, superando per la prima volta l’idroelettrico (fermo al 37,3%).

“Questi numeri non sono solo buone notizie per il clima, ma per le tasche dei cittadini”, sottolinea l’Alleanza per il fotovoltaico, che evidenzia come “l’elevata disponibilità di energia nelle ore di picco stia spingendo verso il basso i prezzi all’ingrosso dell’elettricità”, contribuendo a frenare l’inflazione energetica.

Italia, più sole ma meno impianti: la frenata del residenziale

Il quadro europeo è luminoso, ma in Italia si accende anche una spia rossa: nei primi sei mesi del 2025 il numero di nuovi impianti fotovoltaici è crollato. Secondo un’elaborazione su dati ufficiali, tra gennaio e giugno sono stati connessi 113.465 nuovi impianti per 2.809 MW, in netto calo rispetto allo stesso periodo del 2024: -33% nel numero di installazioni, -16% in potenza installata.

La flessione colpisce soprattutto il segmento residenziale. “La fase espansiva degli ultimi anni si è bruscamente interrotta”, denuncia l’associazione Italia Solare, chiedendo “una strategia strutturale: detrazioni stabili, semplificazione delle connessioni, incentivi all’autoconsumo e sviluppo delle comunità energetiche”.

A fine giugno 2025 risultano attivi in Italia quasi 2 milioni di impianti (1.992.353), per una potenza cumulata di 39,9 GW, ma senza una correzione di rotta il traguardo dei 70 GW entro il 2030, previsto dal PNIEC, rischia di rimanere lontano.

Il nuovo Piano sociale per il clima: 9,3 miliardi per non lasciare indietro nessuno

La buona notizia è che una parte del problema è stato anticipato dal governo, con il nuovo Piano sociale per il clima, annunciato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Si tratta di una misura da 9,3 miliardi di euro destinata a coprire il periodo 2026-2032, pronta per essere trasmessa a Bruxelles nell’ambito del Social Climate Fund europeo.

Il piano punta a ridurre gli impatti sociali della transizione ecologica con interventi mirati su edilizia, mobilità e lotta alla povertà energetica. In particolare:

  • 3,2 miliardi di euro per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e delle microimprese vulnerabili;
  • 1,375 miliardi per rafforzare il Bonus Sociale Gas Plus per le famiglie in difficoltà;
  • 3,105 miliardi per finanziare servizi di mobilità pubblica e hub di prossimità nelle aree svantaggiate;
  • 1,74 miliardi per realizzare portafogli digitali per il trasporto pubblico destinati ai cittadini colpiti da povertà di mobilità.

È la prima volta che in Italia si tenta di accompagnare la transizione verde con un’azione redistributiva su larga scala, finanziata in parte anche da fondi europei. Secondo il ministro Gilberto Pichetto Fratin, si tratta di un “passo decisivo per rendere la decarbonizzazione una sfida sociale condivisa”.

Sole protagonista: ma la transizione non si fa da sola

Il sorpasso del solare su gas e carbone rappresenta un punto di svolta. Ma i dati del primo semestre italiano dicono anche un’altra cosa: senza politiche stabili e incentivi mirati, la crescita può arrestarsi improvvisamente. In questo contesto, il Piano sociale per il clima è un tassello importante, ma non sufficiente. Serve un disegno più ampio, che coniughi semplificazione normativa, incentivi di lungo periodo e un vero protagonismo delle comunità locali.

Come ha scritto Dave Jones, analista senior di Ember: “Il solare ha già vinto nella logica dei costi e nella competitività di mercato. Ora deve vincere anche nella pianificazione politica”.

L’Europa si sta scaldando col sole, ma deve evitare di bruciarsi per disattenzione. E l’Italia, che ha tutte le carte in regola per diventare leader nel fotovoltaico, non può permettersi di rallentare proprio ora.

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