ZTE Corporation, De Sio: "La comunicazione si evolverà in forme più rapide e inclusive"

- di: Redazione
 
La gestione a livello di comunicazione delle crisi, le prospettive dell’ecosistema informativo con l’arrivo del 5G e con l’accelerazione sul fronte dell’uso dell’intelligenza artificiale, come questi argomenti si intersecano con i temi della democrazia e della cittadinanza consapevole - sui quali l’informazione ha un ruolo cruciale - e molto altro ancora. Intervista ad Alessio De Sio, Chief Institutional & Communication Officer di ZTE Corporation.

Dott. De Sio, lo scorso 2 febbraio si è aggiudicato il Premio internazionale “Best Branding Person” del Gruppo per il quale lavora, ZTE Corporation, che è tra i principali leader internazionali nella fornitura di prodotti e servizi per le telecomunicazioni, con una leadership assoluta in tema di 5G. La medaglia d’oro di Gruppo le è stata assegnata per la qualità del suo lavoro nell’ambito delle Relazioni istituzionali e della Comunicazione. Che cosa significa per lei questo Premio?
È un riconoscimento al lavoro portato avanti insieme alla mia squadra. Ho la fortuna di avere in team di giovani e qualificate professioniste che condividono insieme a me la passione per il nostro lavoro e il desiderio di alzare l’asticella delle nostre prestazioni professionali. C’è anche un pizzico di soddisfazione personale, visto che sono stato votato all’interno di una grande Corporation che ha più di 70.000 dipendenti. E’ uno stimolo a fare ancora meglio per ripagare la fiducia dei miei colleghi.

Ha tenuto un’importanze lezione, davanti ad un gruppo di suoi colleghi manager, politici, imprenditori al Master in Lobbying and Public Affairs della 24Ore Business School su “Come gestire le situazioni di crisi nel contesto geopolitico”. Ecco, come si muove un comunicatore del suo livello nel clima sempre più conflittuale tra l’Occidente, in particolare gli Usa, e la Cina, con i contraccolpi su Corporation come ZTE, nata in Cina nel 1985 e che ha il suo quartier generale a Shenzhen? In questi casi si sente più un comunicatore o più un diplomatico? E quanto c’è della diplomazia nella comunicazione?
Mi sento un po’ tutti e due. Comunicatore, perchè avverto la responsabilità e il bisogno di far conoscere le tante positive attività della mia azienda, specialmente in un contesto ancora vittima di pregiudizi e fake news. Doplomatico, perchè una parte del mio lavoro verte sulle relazioni con le istituzioni e servono esperienza, equilibrio e tatto.

Il valore reputazionale è un bene di primaria importanza (per molti andrebbe iscritto tra i beni patrimoniali delle aziende) e la comunicazione ha in quest’ambito un ruolo di grande rilevanza. Come si preserva tale valore anche in ‘fase difensiva’, ossia quando ci sono eventi negativi per l’Azienda per cui si lavora? Può sintetizzarci, in quest’ambito, il caso San Marino, su cui lei ha espresso parole molto dure?
Ritengo anche io che il valore reputazionale di una azienda vada iscritto tra i suoi beni patrimoniali, e mi auguro ci si arrivi presto. Serve modernizzare il sistema anche in questa direzione. In un Gruppo come ZTE la reputation è fondamentale, sia per quanto riguarda l’impatto con i clienti e sia per quanto attiene le relazioni con gli stakeholder istituzionali. Dal mio punto di vista posso affermare che, contrariamente a quanto si possa pensare, gioco “in attacco”. Ovvero mostro subito chiaramente le nostre attività basate sulla trasparenza e la collaborazione, attraverso una serie di fatti documentali incontrovertibili. Su San Marino ho espresso nettamente la posizione di una azienda che voleva fare della piccola Repubblica il primo Stato smart del mondo, ma che non è riuscita nello scopo a causa di eventi su cui preferisco non aggiungere altro.

Cosa cambierà il 5G in generale e nella comunicazione in particolare? E, più in generale, cosa cambierà l’intelligenza artificiale nella comunicazione? Comanderanno gli algoritmi stabiliti dai provider o prevarrà ancora la deontologia professionale dei comunicatori, compresi i giornalisti? E con quali effetti per la democrazia, la cittadinanza consapevole e informata, per l’ecosistema dell’informazione?

Avrò forse una visione romantica, ma io sono convinto fermamente che sarà e dovrà sempre essere l’uomo a comandare su ogni tipologia di macchina. In questo senso 5G ed intelligenza artificiale sono due paradigmi che devono dialogare proprio grazie alla intelligenza umana che li ha pensati, progettati e realizzati. La comunicazione si evolverà verso forme sempre più rapide e inclusive, ma mi auguro che non vada verso l’aridità delle notizie. Il copia e incolla fa regredire la mente.

Lei ha affermato: “Se qualcosa è mancato sul 5G è un processo di umanizzazione. In Italia si sono diffuse troppe fake news, troppe paure nelle pubbliche amministrazioni a concedere le autorizzazioni”. Può entrare nel dettaglio di questa affermazione?

Ancora oggi la conoscenza delle potenzialità di questa nuova rete non sono note alla gran parte degli utenti che pensano serva solo a scaricare i film in pochi secondi. In realtà il 5G sarà il perno di un nuovo ecosistema che migliorerà la qualit dellla vita di tutti noi. Basti pensare alla maglietta intelligente che ZTE, insieme a Proger e AccYourate, ha lanciato al recente Mobile World Congress di Barcellona di fine giugno-inizio luglio. Una t-shirt che monitora in tempo reale tutti i parametri bio-fisici dell’individuo, tra cui il ritmo cardiaco ed è ing rado di lanciare l’allarme alle centrale mediche. Questo è un esempio calzante di umanizzazione del 5G.

Prima di diventare un top manager ha lavorato per circa 10 anni al quotidiano Il Tempo e ha fatto il sindaco di Civitavecchia. Cosa si è portato dietro di quelle esperienze nella sua nuova vita professionale?
Il rapporto con la gente, come prima cosa. Io sono una persona che ama dialogare, apprendere, confrontare e confrontarsi. Lo faccio con tutti, a prescindere dai ruoli in azienda e fuori. E poi da (ex) giornalista mi porto dietro quel senso di curisoità che miporta sempre ad approfondire ogni aspetto del mio lavoro quotidiano.

Quali, a suo parere, sono stati in questi 10 anni i cambiamenti più profondi nei parametri della comunicazione? E quali caratteristiche vengono richieste agli operatori di comunicazione che prima non venivano chieste? In questo contesto, si tratta di coordinare e miscelare professionalità specifiche molto diverse, oppure c’è un’intercambiabilità nei ruoli e nei compiti?
Oggi il giornalista è un comunicatore a tutto tondo. Ci sono reporter che scrivono e realizzano filmati. Altri che vanno in tv e poi sono direttamente accessibili dai propri follower attraverso i social. Altri ancora che non sono giornalisti, ma che comunicano attraverso i vari canali web. La figura del comunicatore si è evoluta mano mano che la comunicazione diventanava digitale. Io ricordo bene quando, a 18 anni, ero un giovane cronista presso la redazione de IL TEMPO a Civitavecchia, la mia città, e scrivevamo ancora su una vecchia Olivetti linea 80 e poi mandavamo gli articoli tramite un “omino” che alle ore 16 arrivava da noi, prendeva i pezzi e saliva sul primo treno per andare nella sede centrale di Roma. Esiste l’intercanbiabilità, ma io non credo molto ai tuttologhi.

L’attenzione maggiore è sempre rivolta alla comunicazione esterna, ma è di vitale importanza anche quella interna a un’organizzazione. È sbagliato, da questo punto di vista, dire che una professionista di alto livello come lei, che occupa un ruolo di grossa responsabilità in un grande Gruppo, deve essere un po’ come un Giano bifronte?
Direi che piuttosto io debba essere un manovle della comunicazione. Aperto ai cambiamenti. Curioso dei fatti e delle persone. Amante della propria azienda. Comunicare significa trasmettere ad altri che ancora non sa no cose ed elementi che tu hai appreso poco primo, o grazie alla tua esperienza sul campo. La differenza la fa solo l’impatto sul business, che è strettamente legato alla Comunicazione esterna.

Coniugare l’interesse del Gruppo per cui un comunicatore di livello lavora con gli interessi più generali della società. Quando è che risulta più difficile? Qual è la linea rossa da non attraversare mai?
È quella di sentirsi “arrivati”. Vedo tanti colleghi un po’ spocchiosi in giro, che ti rispondono ad un what’s app anche dopo una settimana.... Il rispetto per tutti, in special modo per i “più piccoli” non deve mancare mani. In questo senso ho appreso molto da Gianni Letta e Paolo Scaroni, due giganti nele relazioni e nel rispetto nei confronti degli altri.

Infine, una domanda che facciamo sempre ai nostri interlocutori per capire meglio la loro personalità. Di certo non avrà molto tempo libero, ma in quel poco che ha che cosa fa, e quali sono i suoi rimedi all’eventuale stress accumulato? Che cosa legge volentieri?

Io passo tutto il mio tempo libero con la mia cagnolina, Birba, che per me è come una figlia, così come lo era Sky, il maschio, che mi ha lasciato un anno e mezzo fa e che rimarrà sempre nel mio cuore enei miei pensieri. Leggo moltissimo, soprattutto libri di scrittori esteri sulla geopolitica e sui “dietro le quinte” dei cosiddetti palazzi.
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