Il 2024 si è chiuso con un bilancio negativo per due pilastri dell'economia italiana: moda e meccanica. Secondo il report dell’Ufficio Studi di Confartigianato, la produzione nel settore moda ha registrato una flessione del 10,5%, mentre la meccanica ha subito un calo del 6% rispetto all'anno precedente. Numeri che preoccupano imprese e lavoratori, in un contesto già segnato da incertezze economiche e pressioni internazionali.
Moda e meccanica in crisi: il Made in Italy frena, produzione in calo e aziende in difficoltà
La moda, da sempre fiore all'occhiello del made in Italy, ha attraversato un anno complicato. Il segmento più colpito è stato quello degli articoli in pelle, che ha registrato un tracollo del -17%, con un picco negativo per il comparto calzaturiero (-18,5%). Anche il tessile e l’abbigliamento non sono stati risparmiati, con decrementi rispettivamente del 6,9% e del 7,5%. Le cause? Un mix letale di aumento dei costi di produzione, rallentamento dei consumi e concorrenza internazionale sempre più agguerrita.
Gli effetti di questa crisi si vedono anche nella filiera: molti laboratori artigianali, cuore pulsante della produzione italiana, stanno chiudendo i battenti. “I clienti ordinano meno, e i pagamenti arrivano sempre più in ritardo”, racconta un imprenditore del distretto calzaturiero di Marche e Toscana, una delle aree più colpite.
Meccanica in affanno, autoveicoli in caduta libera
Anche il settore della meccanica, storicamente solido e trainante, sta vivendo una fase di contrazione. Il dato più preoccupante riguarda la produzione di autoveicoli, che ha subito un vero e proprio crollo del 29,1%. Un segnale allarmante, che risente del rallentamento della domanda globale e della transizione all’elettrico, che ha colto impreparata parte dell’industria italiana.
I fornitori di componentistica per l’auto stanno vivendo mesi difficili, tra incertezze sulle nuove tecnologie e costi di adeguamento alle normative ambientali sempre più stringenti. In difficoltà anche il comparto della meccanica di precisione e della robotica industriale, che ha risentito di una frenata degli investimenti, sia nazionali che internazionali.
Meno aziende, meno lavoro: un problema strutturale
Oltre ai dati sulla produzione, emerge un altro trend preoccupante: il numero di imprese nei settori moda e meccanica è in calo costante. Tra il 2021 e il 2024, il numero totale di aziende attive si è ridotto del 3,1%, con una contrazione ancora più marcata proprio nei due comparti in crisi. In totale, in questi anni sono scomparse 21.000 imprese, un’emorragia che rischia di lasciare un vuoto difficile da colmare nel tessuto economico italiano.
La chiusura di un’azienda significa anche perdita di posti di lavoro: le aspettative sulle assunzioni per il 2025 sono in forte calo, con gli imprenditori che preferiscono mantenere un profilo prudente, evitando nuove assunzioni e ricorrendo sempre più a contratti a termine o al blocco del turnover.
Verso il 2025: spiragli di ripresa?
Nonostante il quadro negativo, qualche segnale positivo inizia a intravedersi. Le previsioni per i primi mesi del 2025 indicano un leggero miglioramento degli ordini, anche se ancora lontano dai livelli pre-crisi. Alcuni imprenditori della meccanica stanno scommettendo sulla digitalizzazione e sull’export per uscire dalla stagnazione, mentre nel settore moda si guarda con interesse alla ripresa del turismo internazionale, che potrebbe dare nuovo slancio agli acquisti di prodotti italiani.
Ma l’incertezza resta alta, e la sfida per il governo e le imprese sarà quella di rilanciare due comparti strategici per il Paese. Serve un piano industriale forte, incentivi mirati e una politica che aiuti le imprese a reggere l’urto della competizione globale senza perdere la loro identità. Perché il made in Italy non può permettersi di rallentare.