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Roma Capitale, verso più autonomia: in arrivo il disegno di legge costituzionale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Roma Capitale, verso più autonomia: in arrivo il disegno di legge costituzionale

Entro il mese di maggio il Consiglio dei ministri potrebbe esaminare un disegno di legge costituzionale destinato a cambiare profondamente il volto amministrativo e istituzionale di Roma. Dopo anni di richieste rimaste inascoltate, la Capitale potrebbe vedere finalmente riconosciuta un’autonomia più ampia, sia in ambito normativo che finanziario, nonché un rafforzamento delle competenze per i suoi 15 municipi. A imprimere la svolta è l’impegno diretto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da sempre favorevole a un modello che avvicini Roma agli standard di altre capitali europee in termini di poteri e qualità dei servizi.

Roma Capitale, verso più autonomia: in arrivo il disegno di legge costituzionale

A redigere la bozza del provvedimento sono due ministeri chiave: quello per le Riforme istituzionali, guidato da Maria Elisabetta Alberti Casellati, e quello per gli Affari Regionali e le Autonomie, diretto da Roberto Calderoli. Casellati, con i suoi uffici, si sta occupando degli aspetti tecnici, mentre Calderoli segue il testo nella prospettiva della più ampia devoluzione di poteri sul territorio nazionale. Alla squadra lavora anche il senatore Andrea De Priamo (Fratelli d’Italia), figura politica romana che da tempo spinge per una revisione dell’attuale assetto istituzionale. L’asse tra Palazzo Chigi e i due dicasteri segnala la volontà di fare della riforma di Roma una priorità di governo.

Una battaglia storica di Meloni che risale al 2021
L’attenzione di Giorgia Meloni per il dossier non è una novità. Già nel 2021, quando era all’opposizione, presentò un emendamento alla legge di bilancio per impegnare il governo ad avviare il trasferimento dei poteri a Roma Capitale. In quel testo, Meloni chiedeva “ogni misura necessaria” a completare il processo, con risorse e beni finalizzati al miglioramento della qualità della vita e dei servizi, e all’allineamento della Capitale italiana con gli standard delle altre capitali europee. Ora che guida l’esecutivo, la premier può trasformare in norma quell’indirizzo politico, con l’intento di dare finalmente a Roma lo status speciale che le compete.

La sentenza della Corte e il nodo delle “funzioni”
Il nuovo disegno di legge dovrà però tenere conto della recente sentenza della Corte costituzionale sull’autonomia differenziata. I giudici, infatti, hanno chiarito che non è possibile trasferire intere materie alle Regioni o a specifici enti, ma solo singole “funzioni”, in un quadro definito e coerente con l’ordinamento. Questo orientamento giuridico influenzerà inevitabilmente anche l’impianto della riforma su Roma: sarà necessario dettagliare puntualmente quali poteri la Capitale potrà esercitare direttamente, e con quali strumenti finanziari. Il lavoro tecnico in corso mira proprio a garantire che il ddl sia compatibile con il quadro costituzionale vigente.

Più poteri, più risorse, ma nel rispetto del bilancio statale
L’autonomia della Capitale non sarà illimitata. Il principio guida, secondo quanto filtra dai ministeri coinvolti, è quello di ampliare la capacità decisionale e di spesa di Roma, senza però rompere l’equilibrio generale del bilancio dello Stato. In concreto, si immagina un rafforzamento delle leve normative, regolamentari e finanziarie, a beneficio dei municipi e dei cittadini. La riforma mira a snellire la burocrazia, potenziare i servizi e garantire tempi più rapidi nelle decisioni, soprattutto in materia urbanistica, mobilità, commercio e cultura. Un’operazione che, se portata a termine, rappresenterebbe il più significativo riconoscimento istituzionale per Roma dai tempi della riforma del titolo V della Costituzione.

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