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Roma Pride 2025, una parata tra memoria, identità e conflitto

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Roma Pride 2025, una parata tra memoria, identità e conflitto

Sabato 14 giugno, Roma ospiterà la trentunesima edizione del Pride, manifestazione pubblica legata alla visibilità e ai diritti delle persone LGBTQIA+. Il corteo partirà alle ore 15:00 da Piazza della Repubblica, attraversando alcune tra le principali arterie cittadine – viale Luigi Einaudi, via Cavour, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana – fino a concludersi in serata con un concerto all’Ippodromo delle Capannelle, evento denominato Pride X.

Roma Pride 2025, una parata tra memoria, identità e conflitto

In programma, tra gli altri, le esibizioni di Rose Villain, BigMama e Ditonellapiaga. La scelta dello slogan “Fuorilegge”, mutuato dall’omonimo brano di Rose Villain, vuole sottolineare il senso di esclusione percepito da parte di una parte della cittadinanza, soprattutto sul piano simbolico e normativo.

La manifestazione è preceduta da una serie di appuntamenti distribuiti nell’arco di due settimane, raccolti all’interno del Pride Park: una programmazione culturale ospitata ai Giardini delle Terme di Traiano, che prevede incontri, spettacoli, presentazioni e spazi di confronto.

Origini e trasformazioni del Pride: dai moti di Stonewall a Roma


Il Pride nasce in risposta a un episodio specifico: nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969, una retata della polizia al bar Stonewall Inn di New York, frequentato da persone omosessuali e transessuali, sfociò in una rivolta spontanea. Quel momento divenne il simbolo dell’inizio di un movimento globale per la liberazione sessuale. Il primo “Gay Liberation Day” si svolse l’anno successivo, nel 1970, e da allora il mese di giugno è diventato, a livello internazionale, il periodo delle marce dell’orgoglio.

In Italia, le prime manifestazioni simili si tengono negli anni Settanta, con un Pride nazionale che fa tappa in diverse città. A Roma, il primo Pride ufficiale è datato 1994, mentre nel 2000 la capitale ospita il World Pride, evento che portò per la prima volta in Italia una manifestazione di respiro internazionale, in un contesto ancora segnato da tensioni tra movimenti LGBTQIA+ e parte delle istituzioni civili e religiose. Da allora, il Pride romano ha assunto un ruolo centrale nel panorama nazionale, sia per dimensioni sia per visibilità mediatica.

Sociologia di un evento: oltre la festa, una performance collettiva

Dal punto di vista sociologico, il Pride può essere letto come una forma di “performance pubblica”, dove l’identità individuale e collettiva si esprime attraverso il corpo, la musica, i simboli, e lo spazio urbano. È un evento che rompe la routine quotidiana delle città, riappropriandosi di luoghi solitamente destinati ad altri usi, e che mette in discussione l’idea di neutralità dello spazio pubblico.

Per molti studiosi delle scienze sociali, il Pride rappresenta un momento liminale, in cui le gerarchie simboliche vengono temporaneamente sospese o rimesse in discussione. È anche un evento profondamente stratificato: vi partecipano persone mosse da motivazioni politiche, culturali, affettive o semplicemente celebrative. La componente ludica non è in contraddizione con quella politica, ma ne costituisce una forma espressiva.

Nel tempo, il Pride ha assunto anche le caratteristiche di un’industria culturale. La presenza di sponsor, la professionalizzazione degli eventi collaterali e l’adesione di grandi marchi o istituzioni hanno trasformato parte della manifestazione in un prodotto riconoscibile, con il rischio, secondo alcuni osservatori, di una perdita di radicalità. Altri, invece, sottolineano come questa evoluzione abbia reso il Pride più inclusivo e accessibile.

Un osservatorio sulla società italiana

Nel contesto italiano, la parata dell’orgoglio LGBTQIA+ funziona anche come specchio del dibattito pubblico. Le parole d’ordine cambiano nel tempo, rispecchiando tensioni politiche, istanze legislative, crisi culturali. Il Pride diventa così un indicatore dei rapporti tra società civile, istituzioni e minoranze. L’edizione 2025, nel suo slogan “Fuorilegge”, evoca un senso di conflitto con norme percepite come escludenti: dal mancato riconoscimento delle famiglie omogenitoriali alle difficoltà legate al percorso delle persone transgender, fino all’assenza di una legge nazionale contro l’omobitransfobia.

Allo stesso tempo, la crescente partecipazione di enti pubblici, scuole, università e movimenti giovanili suggerisce un ampliamento del consenso sociale verso le istanze del Pride. Nonostante le critiche – spesso polarizzate – che ogni edizione solleva, il Roma Pride si conferma come una delle principali piattaforme pubbliche in cui si discute, si mette in scena e si rivendica la pluralità dell’identità contemporanea. Una manifestazione che, al di là delle letture ideologiche, contribuisce a definire il campo visibile del dibattito democratico italiano.

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