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Unesco, le rovine di Gerico nei 13 nuovi siti patrimonio dell'umanità: ira di Israele

- di: Barbara Bizzarri
 
Unesco, le rovine di Gerico nei 13 nuovi siti patrimonio dell'umanità: ira di Israele
L’Unesco, nel corso della recente riunione a Riyadh, in Arabia Saudita, ha designato tredici nuovi siti da porre sotto l’egida del patrimonio dell’umanità, in Paesi come Iran, Cina, Etiopia, Azerbaijian e il territorio palestinese della Cisgiordania.

Unesco, le rovine di Gerico nei 13 nuovi siti patrimonio dell'umanità: ira di Israele

Il sito archeologico di Tell es-Sultan, che contiene testimonianze di comunità preistoriche risalenti al IX millennio a. C., situato vicino alla città palestinese di Gerico, nella Cisgiordania occupata da Israele, è stato il sito più politicizzato ad essere incluso nella lista, e si unisce ad altri tre siti protetti dall'Unesco nella regione, ovvero, la Chiesa della Natività e la via di pellegrinaggio a Betlemme, il paesaggio culturale del sud di Gerusalemme e Battir e la Città Vecchia di Hebron. L'Unesco ha accettato la Palestina come stato membro nel 2011. Israele, che ha lasciato l'Unesco nel 2019, ma ha inviato un delegato a Riyadh per l'incontro, ha rilasciato ieri una dichiarazione, diffusa dal Jerusalem Post, che descrive l'inclusione di Tell es-Sultan come "un altro segno dell'uso cinico dei palestinesi da parte dell'Unesco".  Il Ministero degli Esteri israeliano, che pure ha avuto parole di apprezzamento per la direttrice dell'Unesco Audrey Azulay, ha aggiunto, tramite il portavoce Lior Hayat, che "Israele porrà in atto azioni nei riguardi dell'Organizzazione al fine di cambiare tutte le decisioni distorte prese".

Nella lista è stato compreso anche l’affascinante paesaggio delle vecchie foreste di tè del monte Jingmai, vicino alla città di Pu'er nella provincia cinese dello Yunnan, vicino al confine cinese con il Myanmar, con l’intento di tutelare la cultura del tè. Si pensa infatti che gruppi indigeni locali abbiano raccolto alberi di tè selvatici fin dalla dinastia Han (206BC-AD220). Tra i siti protetti, anche 54 caravanserragli storici iraniani, situati in 24 province in tutto il Paese, attraverso il Golfo Persico dall'Arabia Saudita. I caravanserragli sono un luogo di rifugio storico lungo la strada, per pellegrini o commercianti in viaggio, e fiancheggiano la rete di rotte commerciali che collegano l'Asia con l'Africa e l'Europa, in particolare la Via della Seta.

In Europa, invece, spicca un gruppo di aree medievali ebraiche nella città tedesca orientale di Erfurt, in particolare la vecchia sinagoga, un edificio in pietra del XIII secolo che illustra la vita familiare ebraica dell’epoca. Inoltre, il Comitato si è attivato per riconoscere zone ucraine in pericolo: la Cattedrale di Santa Sofia e il complesso monastico Kyiv-Pechersk Lavra a Kiev, così come l'intero centro storico della città di Leopoli, sono le ultime aggiunte ucraine alla lista, una decisione presa "a causa della minaccia di distruzione posta dall'offensiva russa", secondo una dichiarazione della stessa Unesco, che ha iniziato la Lista del Patrimonio Mondiale nel 1978. Da allora, l’Organizzazione ha elencato oltre 1.000 siti da tutelare, a partire dall’Acropoli di Atene fino alla Grande Muraglia cinese.  Tuttavia, l'esito della 45a sessione del Comitato è stato impressionante anche per i luoghi che ha scelto di non proteggere. La città di Venezia, il cui futuro è sempre più minacciato dai cambiamenti climatici, non è stata votata, nonostante la raccomandazione del World Heritage Centre.

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