Maurizio Bassani "Quella di Parmalat è una storia di successi"

- di: bassani-parmalat-intervista
 
Un gigante del food che non cessa mai di innovare mantenendo e rafforzando così la sua leadership nel latte e i suoi derivati e nelle bevande a base di frutta e che ora rilancia sulla Sostenibilità mettendo in campo un Piano strategico ad hoc. Presente e futuro di Parmalat in questa intervista al nuovo Direttore Generale, Maurizio Bassani.

Intervista al nuovo DG di Parmalat, Maurizio Bassani

I risultati dello Studio Impatto Paese, condotto qualche anno fa da Sda Bocconi School of Management sull’andamento e lo sviluppo del settore lattiero-caseario in Italia, hanno riconosciuto il ruolo primario di Parmalat non solo nel settore del food, ma nell’intera economia nazionale. Dottor Bassani, può fornirci un quadro sintetico dei nu-meri del Gruppo?
È passato qualche anno da questa ricerca e consapevoli dei mutamenti che ci vedono protagonisti, anche in chiave di responsabilità sociale di impresa, stiamo lavorando per raccontare presto con un nuovo Rapporto il valore che Lactalis genera in l’Italia con le sue diverse realtà, ossia Parmalat, Galbani e Castelli. Come Parmalat oggi ci avvaliamo di circa 2.000 collaboratori abbiamo 9 stabilimenti in 8 regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Sicilia) per servire 57.000 clienti in Italia.

Lei è stato nominato alcuni mesi fa, a marzo, Direttore Generale di Parmalat. Qual è la sua mission?
Il mio nuovo ruolo è nel solco della continuità. Quella di Parmalat è una storia di successi e all’interno del Gruppo Lactalis ha un ruolo importantissimo: siamo la Business Unit specializzata nel latte, ma non solo; panna e besciamella Chef, così come i succhi di frutta Santàl sono fiori all’occhiello. Sono entrato in Parmalat 10 anni fa e ciò che mi ha colpito fin dal primo giorno è l’attaccamento delle persone all’azienda. Nel mio nuovo ruolo, quindi, continuerò a lavorare affinché questo orgoglio di appartenere ad un grande Gruppo come Lactalis possa continuare a consolidarsi. Sono convinto infatti che gli obiettivi e le responsabilità siano individuali, ma i risultati si ottengono tutti insieme. Mi impegnerò quindi affinché lo spirito di coesione e di gruppo sia sempre più forte.

Come avete affrontato l’emergenza Covid-19? Quali gli effetti che la pandemia ha prodotto nell’ampia filiera che fa riferimento al vostro Gruppo?
In quanto azienda alimentare, noi e tutta la filiera non ci siamo mai fermati proprio per poter garantire gli approvvigionamenti alle famiglie italiane, questo grazie anche al lavoro straordinario dei nostri dipendenti, che abbiamo fin da subito dotato di un protocollo di sicurezza e di tutti i DPI necessari a garantire la continuità produttiva e allo stesso tempo la loro sicurezza. Se vogliamo guardarla da un altro punto di vista, la pandemia ci ha fatto riscoprire il piacere dello stare in casa e ci ha fatto riavvici-nare ad alcune sane abitudini, come la colazione in casa e il pranzo in famiglia, cosa che a mio avviso ha aiutato a rinsaldare legami sociali.

Capitolo Sostenibilità, nel quale siete sempre stati i primi della classe. Di recente vi siete dotati a livello di Gruppo di una specifica Direzione posta a capo di un team di lavoro, individuando un Piano strategico per un impegno sulla Sostenibilità a tutto tondo. Può darci le coordinate principali di questo Piano?
Consapevoli del nostro ruolo locale e globale nel contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, abbiamo avviato un percorso volto a identificare le nostre priorità e a declinare il nostro impegno nella sostenibilità. Le nostre iniziative sulla sostenibilità sociale e ambientale sono numerose: da una forte attenzione alla qualità dei prodotti e alla cura delle persone, dall’impegno delle comunità in cui operiamo, agli sforzi nella riduzione delle emissioni di CO2, ad un uso con-sapevole delle risorse naturali e allo sviluppo di nuovi packaging. Stiamo lavorando su tutti questi progetti sia a livello di singola BU, sia a livello di Gruppo Lactalis in Italia ma anche a livello di Groupe Lactalis nel mondo. Si tratta di un grande sforzo e di tante figure in campo, perché il cambiamento deve essere tangibile.

Restando sul tema Sostenibilità, una delle sfide maggiori è sul fronte del packaging. Cosa è cambiato in Parmalat su questo fronte e a cosa state lavorando?

Riduzione della quantità di packaging utilizzato, progettazione degli imballi per ridurne il peso, impiego di materiali riciclabili e riciclati, utilizzo di materiali a basso im-patto ambientale: sono queste le azioni principali della “packaging strategy” che dal 2010 a oggi ci ha permesso di ridurre di 7mila tonnellate la quantità di plastica impiegata e di evitare l’emissione di 14mila tonnellate di CO2. Ma il lavoro non finisce qui: siamo sempre all’opera insieme al nostro personale di R&D e in sinergia con i fornitori per trovare soluzioni sempre più sostenibili e che rispondano alle esigenze della Circular economy.

Parmalat ha basato e basa il suo successo competitivo su tre innovazioni: di prodotto, di processo e di controllo. Quali sono i nuovi target che vi siete dati nell’ambito di queste tre innovazioni, anche alla luce della rivoluzione digitale?
Partiamo dal concetto che la CSR non è una moda, ma un vero e proprio modo di fare business. L’innovazione oggi non è soltanto di prodotto o di processo, ma coinvolge l’intera filiera. Questo significa che lavoriamo per soddisfare un bisogno del consumatore, e lo facciamo tenendo conto del contesto sociale, ambientale ed economico della filiera. Si parte dalle materie prime e dal confronto con i nostri fornitori per una sostenibilità a monte, si passa alla trasformazione e produzione, dove come Parmalat attiviamo tutti i nostri strumenti di sostenibilità, fino ad arrivare al recupero del packaging, nell’ottica della circular economy per una sostenibilità anche a valle della filie-ra. In questo step non dimentichiamo che anche il consumatore gioca un ruolo chiave: ecco perché ci impegniamo in opere di sensibilizzazione e di diffusione di una cultura della sostenibilità ambientale, sociale e alimentare.

L’innovazione ha caratteri sempre più integrati. Qual è il livello della vostra collaborazione con le Università e i Centri di ricerca?

Un’azienda che ha nel DNA l’innovazione non può prescindere dall’investire, in maniera diretta sulla propria filiera o indiretta attraverso l’attivazione di terze parti, nello studio e nello sviluppo di soluzioni sempre più avanzate, siano esse di natura alimentare o tecnologica. Se consideriamo poi che abbiamo la fortuna di avere nel nostro territorio un’Università storica come quella di Parma e di ospitare un’importante Istituzione quale l’EFSA, il nostro impegno in termini di slancio nell’innovazione assume un carattere ancora più deciso. In generale, collaboriamo con una buona parte delle università presenti oggi in Italia e abbiamo numerosi partner anche nel panorama inter-nazionale. Posso citare ad esempio il progetto europeo MoLoKo dove, unica azienda, collaboriamo con 10 partner scientifici per un progetto di animal welfare e sostenibi-lità di filiera.

Nel 2019 Parmalat ha dato vita, su impulso di Lactalis, a un’importante riorganizzazione. Quali risultati ha prodotto? Le scelte attuali si pongono in continuità con quella riorganizzazione o si tratta di una strategia totalmente nuova?
Parmalat è stata fondata nel 1961 con l’obiettivo di entrare nel mercato del latte fino ad allora dominato dalle centrali del latte locali. Nel corso degli anni, Parmalat ha avviato un processo di crescita, dapprima a livello regionale e nazionale (tra gli anni 1970 e 1980) e successivamente anche a livello internazionale.
Tale strategia di crescita internazionale ha permesso al Gruppo Lactalis, a seguito dell’acquisizione di Parmalat avvenuta nel 2011, di consolidare la sua presenza in più di 150 Paesi, divenendo così il primo operatore a livello internazionale nel settore. Si tratta quindi una storia di continua crescita volta a portare in Italia e nel mondo il meglio della tradizione lattiero-casearia italiana.

Qual è il ruolo di Parmalat in un Gruppo della portata di Lactalis?
Siamo parte integrante di un Gruppo che, come ha recentemente dichiarato il CEO Philippe Palazzi, diventerà sempre più un’azienda “rispettata, profittevole, moderna e orientata al bene della comunità”. E l’Italia, con i suoi brand, è il secondo Paese più importante all’interno del Gruppo dopo la Francia. L’idea alla base dell’operato di Lac-talis in Italia è quello della generazione di valore e benessere nei territori in cui opera con le sue aziende a vantaggio del Sistema Paese. Come Parmalat, contribuiamo a sviluppare sempre più progetti che vanno in questa direzione: ci impegniamo a rendere la nostra filiera sostenibile, attenta al benessere animale e vocata alla qualità; siamo aperti alle esigenze dei consumatori e promuoviamo momenti di educazione e sensibilizzazione su tematiche di interesse sociale; crediamo nella necessità di un business sempre più orientato alla circolarità. Insomma, possiamo dire di essere veri e propri protagonisti all’interno del Gruppo e spesso pionieri del cambiamento.

Quali segnali sono giunti dal mercato nel primo semestre? E come pensa sarà l’intero 2021 di Parmalat?
In questo anno e mezzo qualunque tipo di previsione è diventata impossibile allorché alle normali incertezze legate al cambio di abitudini dei consumatori, sono interve-nuti fattori esterni come “pandemia”, “lockdown”, “zone a colori”, “green pass” che hanno influenzato drasticamente le nostre abitudini e i consumi. Ancora oggi la situa-zione è in evoluzione ed è quindi molto fluida. Per quanto riguarda Parmalat, il 2021 è stato in linea con le aspettative, sebbene con un mix diverso da quello che ci aspettassimo. Abbiamo per lunghi mesi infatti visto soffrire il fuori casa, mentre sono rimasti piuttosto sostenuti i consumi in casa. In questo scenario così complesso voglio avere fiducia e dichiarare che siamo moderatamente ottimisti.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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