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Emissioni CO₂ in risalita, consumi fermi e prezzi al top: analisi Enea

- di: Marta Giannoni
 
Emissioni CO₂ in risalita, consumi fermi e prezzi al top: analisi Enea
Nel primo semestre 2025 la decarbonizzazione frena, il solare cresce ma non basta, e l’Italia paga l’energia come in nessun’altra parte d’Europa.

Introduzione energica

L’Analisi semestrale dell’ENEA, aggiornata il primo agosto, fotografa un’Italia in bilico: emissioni di CO₂ aumentate dell’1,3%, consumi stazionari e prezzi dell’energia tra i più elevati nel Vecchio Continente. Un quadro che suona come campanello d’allarme per la transizione energetica.

Emissioni e consumi: il paradosso italiano

Dopo due anni e mezzo di riduzioni, le emissioni tornano a crescere (+1,3%) pur con consumi energetici complessivamente fermi: +6% gas, –2% petrolio, –3% rinnovabili. In particolare, la crescita è dovuta principalmente al settore ETS (+7% nel primo trimestre, +1% nel secondo), mentre il secondo trimestre frena l’espansione.

Il rallentamento delle rinnovabili – idroelettrico in calo del 20%, eolico –12% – è parzialmente bilanciato da un aumento del fotovoltaico del 23%, grazie all’installazione di +3,3 GW.

Prezzi record e competitività zoppicante

Il prezzo medio dell’energia elettrica sulla Borsa italiana è stato di 120 €/MWh, il doppio rispetto a Spagna (62 €/MWh) e Francia (67 €/MWh).

Questo divario incide sulla produzione industriale ad alta intensità energetica: il settore è ancora oltre il 10% sotto la media manifatturiera italiana, già ai minimi storici.

Transizione in affanno: l’indice ISPRED

L’indice ENEA ISPRED, che misura la transizione secondo il “trilemma” (decarbonizzazione, sicurezza energetica e costo), segna un calo di circa –25% rispetto a un anno fa.

Soprattutto la decarbonizzazione è il punto dolente: nei prossimi cinque anni servirebbe una riduzione media annua delle emissioni del 6%, quasi il doppio di quanto realizzato fino a oggi. Se si prosegue con il ritmo attuale, il target climatico del 2030 slitterebbe addirittura al 2035.

Eurozona in parallelo: un fotovoltaico trainante

In linea con l’Italia, anche l’Eurozona ha consumi energetici stazionari, con gas in aumento del 5%, rinnovabili in calo del 3% e fotovoltaico in crescita del 20%.

L’energia nucleare cresce del 2%, trainata dalla produzione francese. Ma, anche qui, la stabilità delle emissioni nel semestre si scontra con la necessità di una riduzione annua del 7% dei gas serra per centrare i target del 2030.

Focus Italia: riscaldamento civico e rigassificazione

In Italia, i consumi del settore civile crescono del 3%, spinti dal gas per riscaldamento e dalla domanda elettrica nel terziario; i trasporti calano dell’1%.

La domanda elettrica nazionale registra un lieve incremento (+0,4%), segno della stagnazione dell’elettrificazione dei consumi.

Sul fronte sicurezza energetica, l’avvio del rigassificatore di Ravenna ha condotto il gas liquefatto – tra maggio e giugno – a coprire il 35% dei consumi, superando l’import dall’Algeria.

Prezzi zero, ma quasi assenti in Italia

Gli Stati europei registrano ore di prezzo zero o negativo, soprattutto in Spagna (oltre 6 ore/giorno in media), sintomo di eccesso di solare e parco rinnovabile non flessibile. In Italia, invece, tali ore rappresentano solo lo 0,5% dei casi nella zona Sud.

Ciò conferma come sul mercato italiano il ruolo del gas resti dominante per la determinazione dei prezzi all’ingrosso, diversamente dagli stati con maggiore integrazione e flessibilità rinnovabile.

Tra luci e ombre

L’analisi ENEA mette in luce un’Italia in affanno nell’azione climatica: le rinnovabili crescono solo nel solare, ma non bastano a compensare il calo di idro– e eolico; le emissioni risalgono, mentre i consumi restano insabbiati; i prezzi restano tra i più alti d’Europa, frenando competitività industriale.

Serve uno scatto sistemico e coordinato sulle energie pulite, una maggiore flessibilità del mix elettrico e azioni strutturali per spingere la decarbonizzazione. In assenza di ciò, il 2030 è sempre più un miraggio.

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