L’impegno di FEduF per aiutare le fasce deboli a contrastare la violenza economica

- di: Redazione
 

Dialogare con Giovanna Boggio Robutti significa confrontarsi con uno dei massimi esperti del campo dell’educazione finanziaria, in cui è impegnata da vent’anni, dopo una solida esperienza in imprese e servizi finanziari. Dal novembre del 2014 è stata chiamata all’incarico di Direttore Generale della Fondazione per l’Educazione finanziaria e al Risparmio.  FEduF è stata costituita ad iniziativa dell’Associazione bancaria italiana ed è una fondazione senza scopo di lucro. Per il suo suo ruolo in FEduF, Boggi Robutti si occupa di seguire lo sviluppo di programmi di educazione finanziaria, grazie alla collaborazione con istituzioni nazionali e locali, così come con esperti, al fine di promuovere l´educazione finanziaria rendendola una competenza consolidata per le nuove generazioni. A Giovanna Boggio Robutti Italia Informa ha posto alcune domande legate soprattutto al suo essere componente del comitato scientifico della Scuola Politica ‘’Vivere nella Comunità’’.

L’impegno di FEduF per aiutare le fasce deboli a contrastare la violenza economica

Formare le future generazioni non solo nelle competenze politiche, ma anche in quelle economico-finanziarie è l’obiettivo di ‘’Vivere nella Comunità’’, di cui è membro del comitato scientifico. Cosa significa essere parte di questo prestigioso ed unico progetto?

Significa avere un’opportunità eccezionale di contribuire alla formazione della futura classe dirigente del Paese affinché questa sia portatrice di conoscenze e valori ispirati all’eccellenza. Il mio lavoro riguarda la creazione di consapevolezza sulla relazione individuale e sociale con il denaro e la capacità di fare scelte consapevoli rispetto alle risorse economiche, avendo coscienza dell’impatto che queste possono avere sulla comunità. La partecipazione a questo prestigioso progetto consente di accelerare un processo di crescita culturale che rappresenta un fattore di democrazia, sostenibilità economica e sociale nonché di competitività per il Paese.

Nella Scuola Politica sono presenti alcune delle figure più importanti del nostro Paese come i Professori Cassese, Capaldo, Cartabia, Profumo, Mattarella, insieme a Carlo Messina e Stefano Lucchini e a molti altri. Cosa rappresentano queste  personalità per lei e per gli studenti che frequentano la Scuola?

L’autorevolezza e la profondità di pensiero delle persone che si ha il privilegio di incontrare in questo percorso rendono l’esperienza della Scuola di Politica un unicum che arricchisce sia dal punto di vista umano sia professionale. Consente di attingere in prima persona ad una fonte inesauribile di cultura in qualsiasi campo del sapere, dall’economia, alla legge, dalla politica alle relazioni umane. Poter contribuire alla missione della Scuola Politica è non solo un grande onore, ma anche un’occasione per restituire ciò che io stessa ho ricevuto nel corso della mia carriera dalle tante persone che sono state per me esempio di ispirazione, rettitudine e professionalità.

La Scuola Politica è composta da un corpo docenti di altissimo livello, tra professori universitari e amministratori delegati, presidenti di società, dirigenti della pubblica amministrazione, manager ed esperti professionisti. La parola d’ordine è multidisciplinarietà. Perché, a suo parere, oggi la multidisciplinarietà è un valore aggiunto fondamentale?

La relazione con il denaro, su cui si basa l’educazione finanziaria, non è solo una questione tecnica, ma un ambito ben più complesso che richiama aspetti culturali, sociologici, psicologici, antropologici nonché diritti e valori. L’interdisciplinarietà è una base di partenza fondamentale nel lavoro che facciamo con le scuole dove le competenze economiche di base non trovano una collocazione curricolare, se non in alcuni percorsi specifici delle secondarie di secondo grado. È dunque importante collegarle con le materie tradizionali: dall’educazione civica alla geografia e alla matematica, senza dimenticare quelle umanistiche quali storia, filosofia e letteratura.

Lei è Direttore Generale FEduF (Fondazione per l’Educazione finanziaria e al Risparmio). Quali sono  le coordinate essenziali dell’azione di FEduF riguardo ai programmi per quest’anno?

L’obiettivo della Fondazione, perseguito sin dalla sua costituzione nel 2014, è quello di far diventare l’educazione finanziaria una componente stabile del bagaglio culturale di ogni cittadino, poiché la capacità di interagire con l’ambiente economico è fondamentale per l’esercizio dei diritti di libertà e di partecipazione alla vita pubblica. La nostra azione si concentra sempre più sul coinvolgimento delle fasce più deboli della popolazione, a partire dalle donne per contrastare il fenomeno della violenza economica, i giovani, gli anziani, le persone in condizione di fragilità economica, senza mai dimenticare gli aspetti etici e valoriali che dovrebbero guidare ogni azione individuale e sociale: dalla lotta all’illegalità alla logica della condivisione e del bene comune.

L’Italia è partita molto indietro in termini di educazione finanziaria rispetto agli altri grandi (e anche meno grandi) Paesi europei. Negli ultimi anni siamo riusciti a recuperare qualche posizione?

Secondo i dati diffusi da Banca d’Italia nel 2023 il livello di alfabetizzazione finanziaria degli adulti in Italia, pur rimanendo su livelli bassi, è lievemente aumentato rispetto all’anno precedente con un leggero miglioramento nei comportamenti e negli atteggiamenti in campo finanziario. Anche le rilevazioni effettuate dall’OCSE sui quindicenni rivelano una posizione di leggero svantaggio rispetto alla media con una peculiare differenza di genere che penalizza le ragazze rispetto ai loro pari. Siamo dunque in una situazione critica sia per i giovani sia per gli adulti che rende urgente un’azione sempre più incisiva.

Qual è, in generale, l’atteggiamento dei giovani italiani verso l’educazione finanziaria? Qual è il livello di collaborazione tra FEduF e mondo della scuola?

Da qualche tempo si moltiplicano le ricerche sull’interesse dei giovani per i temi economici e finanziari e tutte rivelano una crescente attenzione. Il lavoro che svolgiamo nelle scuole di ogni grado a livello nazionale conferma questa tendenza: parlare di denaro e di economia riesce sempre più facile soprattutto partendo dall’esperienza di vita degli studenti, coinvolgendoli in prima persona in un dialogo il più possibile alla pari. Il nostro legame con il mondo della scuola è forte e costante: dal 2014 ad oggi abbiamo incontrato oltre 214.000 studenti e insegnanti e organizzato più di 2.500 in tutto il Paese. Numeri che crescono ogni anno insieme al nostro entusiasmo nel formare giovani cittadini sempre più evoluti anche nella relazione con il contesto economico.

Il DDL Capitali, che presto sarà legge, apre nuovi spazi all’educazione finanziaria nelle scuole?

La nuova legge rappresenta una grande opportunità, ma anche una sfida per gli insegnanti. Considerato l’enorme lavoro di affiancamento che dovrà essere svolto nei prossimi anni, la collaborazione tra pubblico e privato è l’unica possibilità per raggiungere l’obiettivo in modo sostenibile per il Paese. L’attività che la nostra Fondazione svolge da sempre in un’ottica di sussidiarietà orizzontale, rappresenta oggi più che mai un valore sociale a costo zero per la pubblica amministrazione che sarebbe un grave spreco non valorizzare. Il nostro obiettivo è dunque quello di aggregare sempre più i soggetti attivi nell’educazione finanziaria, valorizzando le diverse iniziative, superando gli individualismi e mettendo a fattore comune le migliori esperienze in nome dell’interesse della comunità.

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