Il bilancio estivo di Legambiente segna un campanello d’allarme: il 34% delle acque campionate lungo le coste e nei laghi italiani è risultato inquinato o fortemente inquinato. Le analisi sono state effettuate con le campagne Goletta Verde, dedicata ai mari, e Goletta dei Laghi, che si occupa delle acque interne. In totale sono stati prelevati quasi quattrocento campioni in diciannove regioni, confermando un problema cronico che da anni non trova soluzioni strutturali. La situazione più critica riguarda le foci di fiumi e canali, spesso a ridosso di spiagge libere frequentate da turisti e residenti.
Mare e laghi italiani, un terzo è oltre i limiti di legge
Sulle coste monitorate, più di un punto su tre ha superato i limiti previsti dalla legge. Nei laghi la percentuale è leggermente inferiore, ma resta significativa: il 30% dei campioni è risultato contaminato. In entrambi i casi, i luoghi più a rischio sono le aree dove i corsi d’acqua sfociano in mare o nel bacino lacustre, portando con sé scarichi non depurati provenienti dall’entroterra. Legambiente sottolinea come oltre la metà delle foci analizzate non sia soggetta a controlli regolari da parte delle autorità competenti, un vuoto che espone i bagnanti a pericoli sanitari e ambientali.
Il Mediterraneo sempre più caldo
A complicare il quadro interviene la crisi climatica. Secondo le rilevazioni satellitari Copernicus, tra giugno e luglio di quest’anno la temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo ha raggiunto 25,4 gradi, il valore più alto dal 2016. Un mare così caldo accelera la proliferazione di alghe e batteri nocivi, peggiorando la qualità delle acque e riducendo l’ossigenazione. Le ondate di calore marine, sempre più frequenti, mettono a rischio la biodiversità e rendono più difficile il ripristino degli ecosistemi già danneggiati dall’inquinamento.
Depurazione insufficiente e controlli carenti
Le cause dell’emergenza sono note: impianti di depurazione insufficienti o malfunzionanti, scarichi abusivi, gestione frammentata delle risorse idriche. L’Italia è ancora sotto procedura d’infrazione europea per la mancata conformità di molti sistemi di depurazione, con milioni di cittadini serviti da infrastrutture che non rispettano le norme comunitarie. Legambiente chiede un piano nazionale per la tutela delle acque che preveda investimenti mirati, ammodernamento degli impianti e un rafforzamento del monitoraggio, coinvolgendo Regioni, Arpa e Comuni. Senza un’azione coordinata, le criticità rilevate rischiano di ripetersi e peggiorare di anno in anno.
Un problema che riguarda tutti
L’inquinamento delle acque non è solo una questione ambientale, ma un tema che tocca direttamente la salute pubblica, l’economia turistica e la qualità della vita nelle comunità costiere e lacustri. Spiagge e rive che attirano migliaia di visitatori ogni estate possono nascondere rischi invisibili, e la mancanza di controlli regolari impedisce ai cittadini di avere un quadro chiaro della situazione. L’associazione ambientalista richiama l’attenzione sul fatto che la protezione di mari e laghi non è un compito di nicchia, ma una responsabilità collettiva che richiede risorse, pianificazione e volontà politica.