La nostra biblioteca - Isaacson: Musk, idiota o genio? Non lo svela nemmeno la sua biografia

- di: Diego Minuti
 
È forse il più grande interrogativo che si pone il mondo dall'inizio degli anni 2000, molto più grande della domanda sulla fortuna di certi rapper o del fatto che ci siano milioni di persone che pendono dalle labbra degli influencer. L'interrogativo riguarda Elon Musk ed è il solo che, riguardo a lui, ci si può porre: ma è l'idiota che sembra oppure è un genio?
La ragionevolezza imporrebbe di dire che, tra i due estremi, c'è parecchia roba in mezzo. Un labirinto di iniziative che possono essere giudicati frutto di una mente superiore o, appena un secondo dopo, conseguenza di un cervello bacato.
A questo pendolo tra genio e stupidità cerca di rispondere la poderosa biografia (poco più di settecento pagine, per chi ce la farà a leggerle tutte...) di Musk scritta da Walter Isaacson. Che non è uno qualsiasi, anzi è, per così dire, specializzato nelle biografie di grandi personaggi, da Albert Einstein a Benjamin Franklin, Leonardo da Vinci e, per restare ai contemporanei, la professoressa Jennifer Doudna, Nobel 2020 per la chimica, e Steve Jobs.

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Ma Elon Musk si stacca nettamente da quelli su cui ha scritto Isaakson perché oggettivamente definirne contorni e contenuti è opera difficile. Se solo si guardasse ai suoi successi (PayPal, di cui è stato co-fondatore; Tesla; SpaceX; Starlink; Neuralink, The Boring Company, xAI, che si occupa di intelligenza artificiale)sarebbe ben difficile non tessere le sue lodi. Poi però c'è il suo carattere, il suo gigantesco ego e la sua irrefrenabile voglia di dire a tutti quello che per lui è lapalissiano: sono il migliore. Come ha confermato, presentandosi al pubblico del Saturday Night Live : ''A chiunque abbia offeso, voglio solo dire che ho reinventato le auto elettriche e che manderò la gente su Marte a bordo di un razzo. Pensavi che io sarei anche stato un tipo tranquillo e normale?".
Vale a dire: sono quello che sono e me ne vanto.

Per chi vuole capire il 'fenomeno Musk', il libro di Isaakson ha molti meriti, come quello di spiegare come le idee (folgoranti) siano nate nella testa dell'imprenditore e si siano, quindi, tradotte in realtà. Leggendo ''Elon Musk'' (Mondadori - pag.708 - 27,00 euro) si capisce che ciascuna delle sue imprese sono conseguenza di visione, determinazione maniacale, impegno personale e anche spietatezza. Già, perché lui sa anche fare ricorso alla cattiveria per affermarsi, come ha fatto nell'industria automobilistica, che odia, cordialmente ricambiato, ma di cui è diventato protagonista a livello globale. Lo stesso ragionamento si può fare per la sua SpaceX che ha ribaltato l'idea che un razzo fosse un oggetto ''a perdere'', dopo la missione, facendolo diventare riutilizzabile.

Uno degli elementi caratteristici della filosofia industriale di Musk è la cosiddetta "integrazione verticale", per creare direttamente (cme ha fatto Tesla per il suo software) cose che i concorrenti affidano ad altri.
Una frase che Isaakson ha riferito e che è stata pronunciata da un ex collega all'università di Musk é che puoi lavorare con lui o essere suo amico, ma non entrambe le cose.
C'è anche un ''lato oscuro'' di Musk su cui il biografo si sofferma: il modo ''brutale'' con cui gestisce le sue attività. Il suo stile, sul lavoro, è pieno di licenziamenti improvvisi, processi decisionali capricciosi e indifferenza apparentemente sociopatica verso i sentimenti delle altre persone.

Ma, allora, perché tra i suoi dipendenti c'é chi lo idolatra? Forse perché i suoi obiettivi e le sue aspirazioni sono immancabilmente ambiziosi e audaci e perché, quando c'é qualcosa che somiglia ad una difficoltà, interviene direttamente. Un ultimo aspetto, che Isaakson approfondisce e che, forse, è tra le parti più interessanti riguarda cosa abbia fatto diventare quel che è oggi Musk. Lui, un ragazzo normale, brillante (con una sindrome di Asperger non diagnosticata), oggetto di feroci atti di bullismo e con un padre sociopatico, da adulto è diventato un genio. Anche se con sbalzi d'umore - ''luce e oscurità, intensi e sciocchi, distaccati ed emotivi, con sprofondi occasionali in quella che quelli intorno a lui temevano come 'modalità demone' '' – che il biografo attribuisce ad una educazione traumatica.
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