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Rottamazione quinquies, spunta la doppia via: anche saldo e stralcio

- di: Bruno Coletta
 
Rottamazione quinquies, spunta la doppia via: anche saldo e stralcio

Saldo e stralcio per i micro-debiti, rate molto lunghe per i grandi: la nuova sanatoria a due velocità prende forma nella manovra 2026.

(Foto: il ministro Giovanni Giorgetti con il vice ministro Maurizio Leo).

La nuova stagione della pace fiscale è alle porte, ma questa volta lo schema è chiaro: due binari distinti per due categorie di contribuenti. Da un lato chi ha piccoli debiti, dall’altro chi ha pendenze fiscali ingenti. Il tutto sotto l’ombrello di un’operazione che prende il nome di rottamazione quinquies, ma che nasconde una seconda anima meno appariscente e potenzialmente dirompente: il saldo e stralcio dei micro-debiti.

Il ritorno del saldo e stralcio: via i piccoli crediti inutili

L’obiettivo è ambizioso e pragmatico: eliminare milioni di cartelle esattoriali inferiori ai 1.000 euro, considerate di fatto irrecuperabili. Circa il 77 per cento del magazzino fiscale dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è composto proprio da questi crediti minori. Ecco allora che nella bozza della manovra 2026 prende forma un meccanismo semplificato per cancellarli o chiuderli con un versamento ridotto, grazie al saldo e stralcio.

La misura non è nuova, ma stavolta potrebbe tornare in una veste più snella e “automatica”, con cancellazioni parziali o totali sulla base di criteri reddituali e patrimoniali già disponibili all’amministrazione. Un modo per alleggerire il carico burocratico, liberare risorse e concentrare l’attenzione sui crediti davvero esigibili.

Rottamazione quinquies: dieci anni per pagare, ma non per tutti

Se il saldo e stralcio è la misura dedicata ai contribuenti con pendenze marginali, la vera ossatura della pace fiscale resta la rottamazione quinquies. Ispirata ai modelli precedenti, la nuova edizione prevede la possibilità di pagare i debiti fiscali contratti dal 2000 al 2023 in un massimo di 120 rate mensili, cioè dieci anni. Con uno sgravio su interessi e sanzioni, ma solo per chi dimostra di essere in reale difficoltà economica.

Non sarà quindi una rottamazione per tutti. Anzi, il disegno che sta emergendo dalle commissioni tecniche del ministero dell’Economia punta a un accesso selettivo, escludendo esplicitamente chi ha già beneficiato di precedenti rottamazioni e chi dispone di ampie disponibilità economiche ma ha scelto l’inadempienza.

A rafforzare questa logica selettiva, potrebbe essere introdotto un “ticket d’ingresso”: una sorta di anticipo minimo – ipotizzato attorno al 5 per cento del debito – richiesto a chi ha posizioni superiori ai 50.000 euro. Una garanzia, non solo simbolica, per scoraggiare chi punta a un’altra dilazione senza reali intenzioni di rientro.

Le due anime della sanatoria: differenze e obiettivi

Il Governo lavora quindi su una pace fiscale a due velocità. Da una parte ci sarà lo stralcio dei micro-debiti, pensato per svuotare il magazzino fiscale delle cartelle minori e dare respiro alle famiglie a basso reddito. Dall’altra la rottamazione quinquies, pensata per contribuire a rientri reali ma sostenibili da parte di imprese o cittadini con debiti molto alti.

Le differenze sono sostanziali. Nel saldo e stralcio si prevede un intervento rapido, semiautomatico, con parametri semplificati e magari un tetto massimo molto basso, come quello dei 1.000 euro. Nella rottamazione quinquies invece ci sarà spazio per rate più lunghe, un maggior numero di soggetti coinvolti (anche se filtrati), e un impianto più articolato con scadenze precise, sanzioni azzerate e tolleranza fino a otto rate non versate prima della decadenza.

Il calendario: quando entreranno in vigore le misure

La rottamazione quinquies, insieme al saldo e stralcio, dovrebbe essere formalizzata con la Legge di Bilancio 2026, la cui presentazione è attesa per la fine del 2025. L’entrata in vigore delle misure è prevista non prima della metà del 2026, anche per consentire all’amministrazione di aggiornare i sistemi informativi e predisporre i modelli di adesione.

A luglio, il viceministro Maurizio Leo ha confermato che “si tratta di una misura strutturale, non emergenziale, e come tale richiede criteri selettivi e un piano attento di sostenibilità”.

Nel frattempo, le commissioni tecniche al MEF sono già al lavoro per definire i requisiti di accesso e valutare le possibili entrate. La linea è chiara: questa volta niente sanatorie generalizzate. L’operazione dovrà reggere sotto il profilo contabile e rispettare i vincoli europei di finanza pubblica.

Un nuovo paradigma di riscossione

Al di là delle cifre, questa doppia operazione segna un cambiamento di approccio. Non si punta più a fare cassa con misure una tantum, ma a ripensare il rapporto tra Stato e contribuente. Chi è davvero in difficoltà potrà contare su strumenti sostenibili per rientrare. Chi ha debiti modesti sarà sollevato da un fardello spesso sproporzionato. Chi ha scelto l’evasione sistematica dovrà, finalmente, restare fuori dal perimetro della clemenza fiscale.

In gioco non c’è solo il recupero di gettito, ma la credibilità del sistema tributario. Una partita lunga, che inizia con una manovra. E che potrebbe riscrivere il modo in cui l’Italia gestisce il proprio debito fiscale.

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