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Tim si celebra per l'inclusione, ma i lavoratori hanno qualcosa da festeggiare?

- di: Redazione
 
Tim si celebra per l'inclusione, ma i lavoratori hanno qualcosa da festeggiare?
Dobbiamo confessarlo: oggi vorremmo essere dipendenti della Tim solo per godere della enorme soddisfazione di vedere la ''nostra'' azienda macinare successi e riconoscimenti in materia di sostenibilità.
Perché c'è da perdere la testa a leggere che la Tim, dopo essere andata avanti ''nel percorso definito dal piano di sostenibilità'', è al mondo la prima ''telco'' (scrivere in italiano ''società di telecomunicazioni'' forse era troppo stancante...) ''nella classifica delle aziende che si sono distinte per le politiche di inclusione e promozione della diversity''. Un posizionamento certificato dal Refinitiv Diversity and Inclusion Index, indice che misura le performance di oltre 12000 aziende.

Tim si celebra per l'inclusione, ma i lavoratori hanno qualcosa da festeggiare?

Ce n'è da gongolare da oggi fino al giorno in cui, per raggiunti limiti di età, ciascun ''numero'' di Tim, dai manager all'ultimo dei tecnici (parliamo solo di scala gerarchica), dovrà purtroppo uscire dai ruoli dell'azienda col magone, perché tutto voleva fuorché non fare più parte della ''grande famiglia''.
Poi, vuoi mettere l'orgoglio di leggere che per Tim ''si tratta di un risultato importante che premia l’impegno della società e rappresenta un ulteriore stimolo per continuare nel programma Diversity & Inclusion, lanciato nel 2009 e portato avanti negli anni con impegno, partecipazione delle persone e sostegno del management''?
E continuare a leggere che si tratta di ''un percorso che prevedrà ancora molte sfide e opportunità da cogliere e interpretare nella consapevolezza che l’inclusione non è solo un valore etico ma anche un formidabile motore di performance per l’azienda, strettamente correlato con engagement e soddisfazione delle persone''?

Che vuoi che siano, davanti a questo sfarfallio di parole, prospettive, bilanci, ricchi premi e cotillons le geremiadi dei sindacati che invece guardano con timore al futuro prossimo dei dipendenti della Tim?
Lamentele che comunque nemmeno intaccano la postura da petto in fuori dei vertici di una azienda che, per inclusione, vanta un primato mondiale, mentre nei rapporti con la propria forza lavoro si chiude a riccio, tappandosi le orecchie alle richieste dei propri dipendenti.
Certo, il comunicato relativo ai riconoscimenti di Tim è significativo, peccando però solo di un pizzico di troppo di trionfalismo, mentre l'azienda vive di una vertenza che ha portato i rapporti industriali ai minimi da anni e che, dicono i sindacati, rischia, disse a giugno Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil, di distruggere ''l'ex monopolista delle tlc e 100 anni di storia industriale del Paese e non c'è uno straccio di dibattito pubblico su questo tema, e anche il silenzio dei media è assordante".

Lo stesso accordo, firmato a giugno da Tim e sindacati di categoria (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil), con 2.200 uscite volontarie nel biennio 2022-23, ''da accompagnare 5-6 anni prima alla pensione con l’utilizzo degli strumenti del contratto di espansione e dell’isopensione'', sebbene accolto con soddisfazione dai rappresentanti dei lavoratori per gli effetti pratici non ha certo attenuato le forti criticato per i progetti dell'azienda.
Anzi, ha detto un sindacalista dopo la firma, si tratta di ''un accordo che certo non risolve i problemi strutturali dell’azienda, ma guarda essenzialmente alla salvaguardia delle persone. I nodi legati ad un piano industriale sbagliato e prevalentemente finanziario rimangono tutti sul tavolo. Del resto anche il giudizio dei mercati sembra particolarmente severo con l’impianto complessivo''.
Un giudizio forte, ma sembra un cucchiaino di miele rispetto a quello formulato dall'Usb, il 10 agosto, con l'inizio della solidarietà per 23 mila dipendenti.

''Le incertezze del mercato e la pavidità dell’attuale management - ha scritto l'Unione sindacale di base - fanno da contraltare all’unica certezza per noi lavoratori: l’ulteriore ciclo di solidarietà.
Una solidarietà la cui razionalità sfugge ai più: 25% a lavoratori che, nei processi aziendali, collaborano a stretto contatto con lavoratori al 10%, al 15% o addirittura esenti da solidarietà, dando evidenza plastica della discriminazione attuata tra i lavoratori, mettendoli l’uno contro l’altro e a palese danno dell’attività lavorativa''
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Tags: tim, lavoro
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