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Diluvio di fuoco sull’Ucraina, pioggia di droni e missili russi: 17 morti e centinaia di feriti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Diluvio di fuoco sull’Ucraina, pioggia di droni e missili russi: 17 morti e centinaia di feriti

L’Ucraina si è risvegliata nell’incubo dopo una delle notti più devastanti dall’inizio dell’invasione russa. Secondo l’Aeronautica militare di Kiev, la Russia ha lanciato 440 droni, di cui 280 del tipo kamikaze, e 33 missili, inclusi due ipersonici Kh-47 M2. Una pioggia di fuoco calata su 34 località del Paese, che ha seminato morte e distruzione. Il bilancio provvisorio è di almeno 17 vittime e oltre 114 feriti soltanto nella capitale, mentre a Odessa si conta un morto e 17 feriti. Le autorità ucraine definiscono l’attacco “puro terrorismo”, un messaggio chiaro rivolto alla comunità internazionale.

Diluvio di fuoco sull’Ucraina, pioggia di droni e missili russi: 17 morti e centinaia di feriti

Il dettaglio delle armi impiegate dimostra la volontà russa di mettere alla prova le difese ucraine su vasta scala. Oltre ai droni, sono stati lanciati missili da crociera Kh-101, missili aerei teleguidati Kh-59 e Kh-69, un missile anti-radar Kh-31P e i temuti ipersonici Kinzhal, più difficili da intercettare. L’Aeronautica ucraina dichiara di aver abbattuto o neutralizzato 402 droni e la quasi totalità dei missili, grazie ai sistemi di difesa e alla guerra elettronica. Ma i detriti dei velivoli colpiti hanno centrato decine di abitazioni civili, scuole, ambulatori, portando la devastazione in quartieri residenziali già provati da mesi di guerra.

Odessa e Kiev sotto assedio
Odessa continua a essere un obiettivo privilegiato per Mosca, sia per la sua posizione strategica sul Mar Nero, sia per il valore simbolico. I droni kamikaze hanno colpito il centro città e alcuni edifici storici. Ma è su Kiev che si è concentrata la furia più violenta. Le esplosioni sono avvenute in simultanea in più distretti, causando incendi e il crollo parziale di alcuni palazzi. I servizi di emergenza sono stati impegnati per tutta la notte nel salvataggio dei civili intrappolati sotto le macerie. Zelensky, informato in tempo reale degli attacchi, ha parlato con tono durissimo: “È terrorismo allo stato puro”.

La condanna del presidente ucraino

Il presidente Volodymyr Zelensky ha usato parole inequivocabili per definire l’accaduto. In un messaggio diffuso all’alba, ha accusato la Russia di “voler cancellare la vita quotidiana degli ucraini, di distruggere l’idea stessa di normalità”. Il leader ucraino ha ribadito che l’Ucraina “non si arrenderà” e ha chiesto ai leader del G7, riuniti in Canada, di reagire in modo concreto. Zelensky non potrà però incontrare Trump, che ha lasciato il vertice prima del previsto, indebolendo di fatto l’unità del fronte occidentale in un momento cruciale. La partenza del presidente americano è stata percepita a Kiev come un segnale ambiguo.

Strategia russa di saturazione e logoramento

L’attacco notturno mostra una strategia chiara: saturare le difese ucraine, logorare la resistenza della popolazione e testare le nuove tecnologie d’attacco. I droni kamikaze, in particolare, rappresentano una minaccia costante e versatile, difficile da fermare su larga scala. L’impiego combinato di missili ad alta precisione e di sciami di UAV suggerisce una regia ben calibrata, volta non solo a colpire obiettivi strategici, ma anche a tenere sotto pressione il sistema-paese. La risposta ucraina, pur efficace sul piano militare, non riesce a evitare le conseguenze devastanti per i civili.

Una guerra che cambia volto ogni giorno
L’intensità e l’ampiezza dell’attacco confermano che la guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase. Mentre al fronte orientale i combattimenti restano intensi, Mosca ha riattivato la pressione sulle città, forse per destabilizzare la tenuta del governo ucraino o per influenzare l’opinione pubblica internazionale. La scelta di colpire durante il G7 potrebbe anche essere interpretata come un messaggio diretto all’Occidente: nessun vertice potrà fermare l’avanzata russa se non verranno presi impegni più concreti. Una sfida che ora attende risposta.

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