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Covid: la strana ricetta cinese, riesplodono i contagi, ma si revocano le misure

- di: Redazione
 
Covid: la strana ricetta cinese, riesplodono i contagi, ma si revocano le misure
Oramai avremmo dovuto prendere consapevolezza che non ci sono più confini e barriere insuperabili e, quindi, quel che accade dall'altro lato del mondo in qualche modo potrebbe alla fine coinvolgerci. Però, anche sapendolo, non si riesce ad accettare che l'umanità possa essere riaccompagnata davanti all'ingresso dell'inferno perché la Cina sta conducendo una guerra contro il Covid scegliendo la strada degli eccessi: prima con una durissima politica di chiusure, confinamenti e quarantene; poi decidendo un ''liberi tutti'' che potrebbe tradursi in un devastante veicolo di contagi o peggio.

Covid: riesplodono i contagi, ma si revocano le misure

Davanti al netto contrasto tra i dati ufficiali forniti dalle autorità sanitarie di Pechino - che parla di cinquemila contagi censiti quotidianamente - e le ipotesi formulate dagli esperti occidentali - che sostengono che i casi sfiorerebbero il milione al giorno -, non ci possono essere indicazioni di compromesso, trattandosi di numeri troppo diversi tra di loro. Comunque, facendo uno sforzo di fantasia privo di alcuna attendibilità scientifica, anche se la realtà stesse in mezzo o ''spostata'' verso la versione ufficiale (cinquemila casi al giorno), la situazione resterebbe drammatica.

Eppure Pechino ha deciso che, tra qualche giorno, tutti potranno fare tutto, non fornendo peraltro alcuna indizione anche se di massima di quanti cinesi si metteranno in viaggio verso altri Paesi, quindi potenziali vettori di nuovi contagi. Non sono ipotesi, perché appena qualche giorno fa a Linate oltre il 50 per cento dei passeggeri arrivati dalla Cina sono risultati positivi. Ancora non siamo a livello di ''allarme rosso'', perché i numeri, sebbene meritevoli di attenzione, non sono ancora drammatici. Cosa che potrebbe essere confermata dal fatto che nei Paesi occidentali (e in alcuni di quelli dell'Estremo oriente) la campagne vaccinali sono state diffuse e quindi efficaci. Cosa che non si può dire certo per la Cina che, nella guerra al virus, combatte su più fronti: il primo è che le campagne di vaccinazioni hanno lasciato ampie sacche di non immunizzati, visto il numero degli abitanti e l'ampiezza del territorio dove risiedono; il secondo è che soprattutto i più anziani sono stati restii alla vaccinazione in assoluto, ritenendola inutile per la loro fascia di età; il terzo - che potrebbe essere anche il più importante - è che i vaccini di fabbricazione cinese sarebbero relativamente efficaci e comunque non in grado di offrire una protezione, seppure parziale, dalle varianti e da come esse possano mutare. Perché uno dei punti cruciali di questa vicenda è legato proprio alle mutazioni del virus, anche delle sue varianti, che sembrano sempre più capaci di adattarsi e ingannare i vaccini.

Eppure sino a poco tempo fa, quando la Cina ''eccelleva'' per un approccio di tipo repressivo (restano ancora nella mente le immagini di anziani e giovanissimi strappati dalle loro case per essere portati in centri per la quarantena inadeguati all'abbisogna), nessuno aveva niente da potere dire, essendo il pericolo del contagio circoscritto con la forza. Poi, i numeri dell'economia cinese, che da stagnante è addirittura regredita per i lockdown attuati con feroce determinazione, hanno spinto Pechino a ripensare la sua strategia, pensando forse che fosse arrivato il momento di riaprire tutto. Ma le immagini degli ospedali cinesi sovraffollati, quasi al collasso, e le notizie sul fatto che cominciano a scarseggiare anche le medicine di base fanno temere che il peggio potrebbe nuovamente materializzarsi, riproponendo quanto accaduto a partire dalla fine del 2019, quando tutti sapevano che qualcosa di molto preoccupante stava maturando in Cina, ma che Pechino pensava soprattutto a minimizzare piuttosto che reagire. Le conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti ed è singolare che sui social cinesi corra la protesta contro le misure adottate (anche dall'Italia) per controllare chi arriva dalla Cina, bollando questa cosa come razzista. Padroni i cinesi di pensarla come vogliono, ma forse chi protesta (che sembra essere forse troppo ispirato dalle tesi del governo) dovrebbe capire che l'Occidente non è certo disposto nuovamente ad esporsi ad un contagio che arriva da lontano. Lo stesso governo italiano sta reagendo, forse costretto a mostrare inflessibilità, quando tra le sue file c'é chi ha mostrato, anche di recente, ambiguità per vaccini, profilassi e prevenzione.
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