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Fuga da Cuba, anche il Perù chiude la porta: torna il visto

- di: Marta Giannoni
 
Fuga da Cuba, anche il Perù chiude la porta: torna il visto
Una scelta strategica che segue Panama e riflette le crescenti pressioni migratorie dall'isola caraibica.
Dal primo febbraio 2025 il Perù (nella foto la presidente Dina Boluarte) richiederà nuovamente un visto di transito per i cittadini cubani, segnando un cambiamento sul flusso di migranti dall'isola caraibica che utilizzano il Perù come punto di passaggio verso altre destinazioni. La decisione arriva
 significativo nelle sue politiche migratorie. La decisione annunciata dall'ambasciata cubana a Lima, arriva in risposta al crescente  flusso di migranti dall'isola caraibica che utilizzano il Perù come punto di passaggio verso altre destinazioni.

Il ritorno del visto dopo due anni
Nel marzo 2022, il governo peruviano aveva eliminato l'obbligo del visto di transito per i cubani che transitavano nell'area internazionale dell’aeroporto Jorge Chávez di Lima. La misura aveva facilitato i movimenti dei viaggiatori cubani, permettendo loro di spostarsi attraverso il paese senza particolari restrizioni. Tuttavia, il massiccio aumento dei flussi migratori ha spinto le autorità peruviane a reintrodurre la misura.
Il nuovo visto di transito consentirà ai cubani un soggiorno massimo di due giorni in Perù, con la possibilità di estenderlo fino a 15 giorni in casi eccezionali, previa approvazione del Ministero degli Esteri. Questa disposizione segue una decisione simile adottata da Panama nell’ottobre 2024, che aveva già ripristinato il visto di transito per i cittadini cubani.

Le ragioni della stretta migratoria
La reintroduzione del visto rispecchia le pressioni crescenti che molti paesi dell’America Latina stanno affrontando a causa dell’intensificarsi dei flussi migratori provenienti da Cuba. Secondo le stime delle Nazioni Unite, negli ultimi anni decine di migliaia di cubani hanno lasciato l’isola, spesso passando per paesi come il Perù e Panama per raggiungere gli Stati Uniti o altri paesi dell’America Latina.
Le ragioni di questo esodo sono molteplici: crisi economica, carenze di beni essenziali e restrizioni politiche spingono molti cubani a cercare migliori opportunità all’estero. La pandemia di Covid-19 ha aggravato ulteriormente la situazione, lasciando l’isola con un’economia in difficoltà e una crescente insoddisfazione sociale.

Le dichiarazioni delle autorità
Il Ministro degli Esteri peruviano, Ana Cecilia Gervasi, ha dichiarato in una conferenza stampa: “Il nostro obiettivo non è chiudere le porte, ma garantire un transito sicuro e ordinato attraverso il nostro paese”. La decisione, ha aggiunto, è stata presa in coordinamento con altre nazioni della regione per affrontare le sfide poste dai crescenti flussi migratori.
Dall’altro lato, il governo cubano, attraverso una nota ufficiale, ha espresso preoccupazione per l’impatto che la misura avrà sui cittadini che viaggiano legalmente. L’ambasciata di Cuba a Lima ha invitato i propri connazionali a informarsi attentamente sulle nuove regole prima di organizzare viaggi.

Le reazioni della comunità internazionale
Organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch, hanno criticato queste misure, sostenendo che potrebbero ostacolare i viaggi legittimi di molti migranti in cerca di sicurezza o migliori opportunità. “Le nuove restrizioni rappresentano un ulteriore ostacolo per chi già affronta un percorso migratorio pericoloso e complesso”, ha dichiarato Tamara Taraciuk Broner, direttrice per le Americhe dell’organizzazione.

Un fenomeno in evoluzione
Con l’aumento delle partenze dall’isola, altri paesi della regione potrebbero presto seguire l’esempio di Perù e Panama, rafforzando i controlli sui transiti. Secondo un rapporto pubblicato dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) a gennaio 2025, le politiche restrittive non hanno finora scoraggiato i migranti cubani, che continuano a cercare percorsi alternativi, spesso più pericolosi.
La situazione resta fluida, con molti interrogativi su come i governi dell’area gestiranno una crisi migratoria che appare sempre più complessa e di lungo periodo.

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